Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/ContentItem-3c57b5f7-adc7-4f94-a060-a344907900da.html | rainews/live/ | true
MONDO

'Confort women'

Il Giappone si scusa con la Corea del Sud per le 'schiave del sesso'

Il primo ministro giapponese Shinzo Abe offrirà le proprie scuse alla Corea del Sud e Tokyo finanzierà un fondo da un miliardo di yen (circa 7,57 milioni di euro) destinato ad aiutare le anziane ex vittime della schiavitù sessuale, dette 'donne di conforto', che tra il 1928 e la fine della Seconda guerra mondiale furono portate nei bordelli a disposizione dei militari giapponesi. Nel 2014 alcune sopravvissute furono ricevute da papa Francesco.    

Condividi
Tokyo
La Corea del Sud e il Giappone hanno raggiunto un accordo sulla questione delle donne sudcoreane che durante la Seconda guerra mondiale furono costrette a lavorare come schiave del sesso per i militari nipponici. Il primo ministro, Shinzo Abe, offrirà le proprie scuse alla Corea del Sud e Tokyo finanzierà un fondo da un miliardo di yen (circa 7,57 milioni di euro al cambio attuale) costituito da Seul e destinato ad aiutare le anziane ex vittime della schiavitù sessuale, dette 'donne di conforto'.    

Il premier giapponese Shinzo Abe ha detto che la storica intesa raggiunta oggi tra il Giappone e la Corea del Sud sulle "donne di conforto" apre una "nuova era" nelle relazioni tra i due Paesi. "Il Giappone e la Corea del Sud danno il benvenuto a una nuova epoca", ha detto Abe ai giornalisti dopo aver parlato telefonicamente con la presidente sudcoreana Park Geun-Hye. "Entrambi i paesi coopereranno per avviarla", ha aggiunto Abe.  

Ricevute dal Papa
Nell’agosto 2014, ultimo giorno della sua visita in Corea Papa Francesco ha  incontrato  a Seoul alcune delle 54 superstiti del gruppo delle schiave - le "confort women" - che furono deportate contro il loro volere in Giappone per servire come prostitute al bisogno dei soldati dell'Impero del Sol Levante."

I documenti relativi alla Corea del Sud affermano - riporta il sito 'Il Sismografo' che segue le attività del Pontefice - che non fosse una forza volontaria e dal 1989 diverse donne si sono fatte avanti, testimoniando che, dal 1928 alla fine della Seconda guerra mondiale, i soldati giapponesi le avevano portate via in maniera coatta e violenta". In totale il numero delle donne e ragazze deportate si aggira attorno alle 200 mila.

Solo nel 1993 fu emanata la "Dichiarazione di Kono" che confermò l'esistenza di abusi durante la guerra e da allora le sopravvissute reclamavano giustizia, risarcimenti e scuse e dal governo giapponese rispetto alle proprie responsabilità.