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MONDO

Vecchie ruggini

Il rap dei cosacchi: come 300 anni fa, la loro maledizione scende sui turchi

Tutto nasce dal celebre quadro "I cosacchi dello Zaporož'e scrivono una lettera al Sultano di Turchia" dipinto dal pittore russo Ilya Repin

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Nel 1891 il celebre pittore russo Ilya Repin, dopo 20 anni di fatica, completò uno dei suoi quadri principali, I Cosacchi dello Zaporož'e scrivono una lettera al Sultano di Turchia. Il quadro narra di un episodio avvenuto nel 1676 e avvolto anche nella leggenda, in cui viene mostrato il divertimento dei cosacchi mentre sono intenti a inventare insulti e volgarità da inserire in una lettera di risposta a quella indirizzata loro dal Sultano Mehmet IV. Quest’ultimo, infatti, aveva intimato ai cosacchi di interrompere le razzie nei territori turchi e di sottomettersi al suo potere perché altrimenti li avrebbe annientati.

A cento anni di distanza, un gruppo rap di cosacchi russi del Don, “Atamanskij dvorets” (Palazzo del capocosacco), ha registrato e diffuso in rete una canzone dal titolo “Lettera al sultano”. Il tema è stato ispirato ai recenti avvenimenti in Siria: l’abbattimento del bombardiere russo SU-24 da parte di un jet turco e l’uccisione di un marine russo, Aleksandr Pozynic, durante le operazioni di recupero e di salvataggio. Il marine russo caduto era appunto un compaesano dei rappers cosacchi.

La base musicale del rap è un’antica canzone cosacca che si chiama “Non aver paura di me”. Nel primo stornello si riproduce la lettera del sultano turco che si definisce “lo zar degli zar” e obbliga i cosacchi all’obbedienza. Nel secondo stornello la risposta dei cosacchi: definiscono il sultano turco “shaitàn” (Satana o demone) e segretario di Lucifero, promettendogli che non governerà mai su di loro. Il video spopola sul web in Russia e in due giorni ha già totalizzato ben 40 mila visualizzazioni.