SPETTACOLO
La rassegna
Cinema che racconta libertà negate e ombre nere realtà al Trevignano FilmFest. Anteprima Ken Loach
Tredici film e documentari attorno al diritto al lavoro, alla condizione della donna, alle libertà democratiche e al diritto all’amore

La rassegna a tema del Trevignano FilmFest quest’anno si svolge da venerdì 23 a lunedi 26 settembre al cinema Palma di Trevignano e ha come soggetto “Ombre nere, il cinema e le libertà negate”. Tredici film e documentari attorno al diritto al lavoro, alla condizione della donna, alle libertà democratiche e al diritto all’amore.
Una grande anteprima al centro della rassegna, il film vincitore a Cannes, “I Daniel Blake” di Ken Loach E’ un falegname Daniel Blake, il personaggio protagonista. Ed era un falegname nonno Fabio Palma, che nel 1939 comperò una macchina da proiezione “modello Balilla” e la piazzò nella sua segheria, per regalare ai trevignanesi la magia del cinema. Sarà stata questa fortuita coincidenza a far incrociare Daniel e il “Trevignano Filmfest” che, sabato 24 settembre, nel cuore della sua quinta edizione, proietterà in anteprima il film che ha vinto a Cannes, con un mese di anticipo rispetto alle altre sale italiane, e preceduto da un’intervista degli organizzatori al grande regista britannico.
L’inaugurazione è in programma venerdì 23 alle 18.30, con un’altra anteprima, “I bambini della miniera”, un documentario di Tommaso Santi che ricorda una tragedia dimenticata, l’esplosione nel maggio del 1954 nella miniera di lignite di Ribolla, in Toscana, con 43 minatori morti. Una Marcinelle tutta italiana, due anni prima di quella belga. Subito dopo questo film, nella piazzetta davanti al cinema verrà servita una pasta all’amatriciana per il pubblico, con una raccolta fondi, a un mese dal terremoto, a favore di un progetto ben individuato e che sarà presto dichiarato. Il tutto mentre una band jazzistica formata da giornalisti, “The Scoop” eseguirà alcuni brani del loro repertorio. Quindi si tornerà in sala per “Under the Sun”, un documentario del russo Vitaly Mansky, che racconta l’inflessibile regime comunista della Corea del Nord, con il culto della personalità imposto anche ai bambini.
Sabato 24 una serie di film di grande qualità, “La legge del mercato” di Stéphane Brizé, “I ragazzi stanno bene” di Lisa Cholodenko e, alle 21 l'anteprima “I Daniel Blake”. Domenica 25 sarà la volta di due film con al centro la tematica femminile, l’iraniano “Nahid” di Ida Panahandeh, e l’etiope “Difret” di Zeresenay Mehari, la storia vera di una ragazzina rapita all’uscita della scuola e stuprata dall’uomo che la voleva sposare, e che lei, nella fuga, ucciderà con un colpo di fucile. Sempre domenica Francesco Ghiaccio, regista di “Un posto sicuro” presenterà il suo film - l’amara vicenda dell’Eternit e dell’amianto - e ritirerà il trofeo del festival insieme all’attore e co-sceneggiatore, Marco D’Amore, consacrato al pubblico dal successo della serie televisiva “Gomorra”. Ci sarà anche l’altro protagonista del film, Giorgio Colangeli. Il diritto ad avere un’ideologia considerata scomoda in America viene ben raccontato ne “L’ultima parola” di Jay Roach, su Dalton Trumbo, il grande sceneggiatore americano vittima della caccia alle streghe inscenata a Hollywood nella fine degli anni ’40 in quanto iscritto al Partito comunista.
Lunedì mattina il tradizionale appuntamento con le scuole medie di Trevignano: verrà proiettato “La bicicletta verde” della regista saudita Haifaa Al-Mansour, storia di una ragazzina che cerca in ogni modo di ottenere una bicicletta uguale a quella con cui scorazza il suo amichetto maschio. Il film verrà riproposto nel pomeriggio agli spettatori, assieme a “Mustang” di Deniz Gamze Ergüven e “The Sessions” di Ben Levin. Se la donna stenta a raggiungere la parità in molte parti del pianeta, c’è almeno un posto dove è lei a dominare. E’ in Cina, dove vive la comunità Moso. La raccontano nel documentario, “Nel nome della madre” Francesca Romana Freeman e Pio d’Emilia.
Il Trevignano FilmFest è una rassegna a tema che negli anni ha conquistato un successo sempre maggiore, di pubblico e di critica. A organizzarlo è un gruppo di giornalisti. Presidente è Corrado Giustiniani, direttore artistico Fabio Ferzetti, Luciana Capretti, Enrico Cattaneo, Michele Concina, Fausta Savone e Stefano Trincia.
Una grande anteprima al centro della rassegna, il film vincitore a Cannes, “I Daniel Blake” di Ken Loach E’ un falegname Daniel Blake, il personaggio protagonista. Ed era un falegname nonno Fabio Palma, che nel 1939 comperò una macchina da proiezione “modello Balilla” e la piazzò nella sua segheria, per regalare ai trevignanesi la magia del cinema. Sarà stata questa fortuita coincidenza a far incrociare Daniel e il “Trevignano Filmfest” che, sabato 24 settembre, nel cuore della sua quinta edizione, proietterà in anteprima il film che ha vinto a Cannes, con un mese di anticipo rispetto alle altre sale italiane, e preceduto da un’intervista degli organizzatori al grande regista britannico.
L’inaugurazione è in programma venerdì 23 alle 18.30, con un’altra anteprima, “I bambini della miniera”, un documentario di Tommaso Santi che ricorda una tragedia dimenticata, l’esplosione nel maggio del 1954 nella miniera di lignite di Ribolla, in Toscana, con 43 minatori morti. Una Marcinelle tutta italiana, due anni prima di quella belga. Subito dopo questo film, nella piazzetta davanti al cinema verrà servita una pasta all’amatriciana per il pubblico, con una raccolta fondi, a un mese dal terremoto, a favore di un progetto ben individuato e che sarà presto dichiarato. Il tutto mentre una band jazzistica formata da giornalisti, “The Scoop” eseguirà alcuni brani del loro repertorio. Quindi si tornerà in sala per “Under the Sun”, un documentario del russo Vitaly Mansky, che racconta l’inflessibile regime comunista della Corea del Nord, con il culto della personalità imposto anche ai bambini.
Sabato 24 una serie di film di grande qualità, “La legge del mercato” di Stéphane Brizé, “I ragazzi stanno bene” di Lisa Cholodenko e, alle 21 l'anteprima “I Daniel Blake”. Domenica 25 sarà la volta di due film con al centro la tematica femminile, l’iraniano “Nahid” di Ida Panahandeh, e l’etiope “Difret” di Zeresenay Mehari, la storia vera di una ragazzina rapita all’uscita della scuola e stuprata dall’uomo che la voleva sposare, e che lei, nella fuga, ucciderà con un colpo di fucile. Sempre domenica Francesco Ghiaccio, regista di “Un posto sicuro” presenterà il suo film - l’amara vicenda dell’Eternit e dell’amianto - e ritirerà il trofeo del festival insieme all’attore e co-sceneggiatore, Marco D’Amore, consacrato al pubblico dal successo della serie televisiva “Gomorra”. Ci sarà anche l’altro protagonista del film, Giorgio Colangeli. Il diritto ad avere un’ideologia considerata scomoda in America viene ben raccontato ne “L’ultima parola” di Jay Roach, su Dalton Trumbo, il grande sceneggiatore americano vittima della caccia alle streghe inscenata a Hollywood nella fine degli anni ’40 in quanto iscritto al Partito comunista.
Lunedì mattina il tradizionale appuntamento con le scuole medie di Trevignano: verrà proiettato “La bicicletta verde” della regista saudita Haifaa Al-Mansour, storia di una ragazzina che cerca in ogni modo di ottenere una bicicletta uguale a quella con cui scorazza il suo amichetto maschio. Il film verrà riproposto nel pomeriggio agli spettatori, assieme a “Mustang” di Deniz Gamze Ergüven e “The Sessions” di Ben Levin. Se la donna stenta a raggiungere la parità in molte parti del pianeta, c’è almeno un posto dove è lei a dominare. E’ in Cina, dove vive la comunità Moso. La raccontano nel documentario, “Nel nome della madre” Francesca Romana Freeman e Pio d’Emilia.
Il Trevignano FilmFest è una rassegna a tema che negli anni ha conquistato un successo sempre maggiore, di pubblico e di critica. A organizzarlo è un gruppo di giornalisti. Presidente è Corrado Giustiniani, direttore artistico Fabio Ferzetti, Luciana Capretti, Enrico Cattaneo, Michele Concina, Fausta Savone e Stefano Trincia.