ITALIA
Spingevano a pagare le pietre più del doppio del valore
Truffa diamanti: migliaia di persone, tra cui Vasco Rossi, vittime di 5 banche
Presentavano ai clienti i diamanti come bene rifugio, ma in realtà già al momento dell'acquisto gli investitori subivano una perdita di oltre il 50% del capitale. Tra le vittime della truffa milionaria anche gente di spettacolo

Anche Vasco Rossi, in compagnia di altri esponenti del mondo dello spettacolo e di migliaia di comuni cittadini che pensavano di fare un buon investimento per il futuro, sono incappati in una truffa milionaria che aveva come oggetto la vendita di diamanti acquistati nel sicuro di una banca.
Banco Bpm, Monte dei Paschi, UniCredit, Intesa SanPaolo e Banca Aletti sono le 5 banche coinvolte nell'indagine sulla truffa di diamanti. In base a quanto emerge dall'avviso di chiusura indagine notificato questa mattina dal nucleo reati finanziari della guardia di finanza di Milano a 87 indagati e 7 persone giuridiche (oltre alle cinque banche anche le società Intermarket Diamond Business e Diamond Private Investment), solo i primi due istituti di credito avrebbero incassato illecitamente rispettivamente 84 e 33 milioni di euro dagli investimenti in diamanti proposti ai clienti.
L'inchiesta
Al centro dell'indagine l'accordo tra l'allora Credito Italiano, ma poi anche il Banco Bpm e le altre banche, e le due società: in base al patto stipulato nelle filiali sarebbero stati pubblicizzati, anche tramite brochure distribuite ai clienti, i servizi di investimento nelle pietre preziose. L'operazione veniva presentata come bene rifugio in grado di accrescere il suo valore col tempo. In particolare erano i consulenti Cladio Giacobazzi per la società, Pietro Gaspardo, Andrea Mencarini, e Pier Francesco Saviotti per gli istituti di credito, a far credere che ci fosse un mercato ufficiale dei diamanti con la possibilità di negoziare le pietre su circuiti finanziari regolari. Alla fine però inducevano a comprare i diamanti a prezzi che andavano anche oltre il doppio di quelli del listino internazionale riconosciuto.
Le vittime
A rimanere vittima, in tre diverse occasioni del raggiro, anche Vasco Rossi che ha investito nel 2009 oltre un milione di euro, nel 2010 circa 520mila e nel 2011 ancora un milione di euro tramite l'intermediazione con la Idb di Banco Bpm. Tra i nomi noti anche quello di Diana Bracco, numero uno dell'omonimo gruppo farmaceutico che, tra il 2012 e il 2014, ha investito oltre un milione e 300mila euro. La sola Idb avrebbe incassato dalla truffa oltre 149 milioni di euro. Anche nel caso di Intesa San Paolo fra le cause di imputazione ai consulenti interni c'è l'aver usato il termine quotazione al momento della proposta di investimento e non listino prezzi. Un espediente per indurre il risparmiatore a credere che si trattasse di rilevazione oggettive del mercato raccolte dalle società a beneficio dei clienti. Inoltre le quotazioni falsificate sarebbero state pubblicate anche su quotidiani come il Sole24Ore per "conferire autorevolezza e credibilita'" all'operazione.
Gli indagati
Molti fra gli indagati sono manager o ex manager degli istituti di credito, fra questo emerge soprattutto il nome di Maurizio Foroni, ex ad di Banca Aletti ed ex dg di Banco Bpm fino al maggio 2019, quando ha lasciato l'incarico all'indomani dell'inchiesta. Nell'avviso di conclusione indagini emerge anche che il primo accordo tra Banca Intesa e la Dpi fu firmato da Stefano Barrese, responsabile pro tempore dell'Area Sales e Marketing di Banca dei Territori e attuale responsabile di Banca dei Territori di Intesa San Paolo.
Banco Bpm, Monte dei Paschi, UniCredit, Intesa SanPaolo e Banca Aletti sono le 5 banche coinvolte nell'indagine sulla truffa di diamanti. In base a quanto emerge dall'avviso di chiusura indagine notificato questa mattina dal nucleo reati finanziari della guardia di finanza di Milano a 87 indagati e 7 persone giuridiche (oltre alle cinque banche anche le società Intermarket Diamond Business e Diamond Private Investment), solo i primi due istituti di credito avrebbero incassato illecitamente rispettivamente 84 e 33 milioni di euro dagli investimenti in diamanti proposti ai clienti.
L'inchiesta
Al centro dell'indagine l'accordo tra l'allora Credito Italiano, ma poi anche il Banco Bpm e le altre banche, e le due società: in base al patto stipulato nelle filiali sarebbero stati pubblicizzati, anche tramite brochure distribuite ai clienti, i servizi di investimento nelle pietre preziose. L'operazione veniva presentata come bene rifugio in grado di accrescere il suo valore col tempo. In particolare erano i consulenti Cladio Giacobazzi per la società, Pietro Gaspardo, Andrea Mencarini, e Pier Francesco Saviotti per gli istituti di credito, a far credere che ci fosse un mercato ufficiale dei diamanti con la possibilità di negoziare le pietre su circuiti finanziari regolari. Alla fine però inducevano a comprare i diamanti a prezzi che andavano anche oltre il doppio di quelli del listino internazionale riconosciuto.
Le vittime
A rimanere vittima, in tre diverse occasioni del raggiro, anche Vasco Rossi che ha investito nel 2009 oltre un milione di euro, nel 2010 circa 520mila e nel 2011 ancora un milione di euro tramite l'intermediazione con la Idb di Banco Bpm. Tra i nomi noti anche quello di Diana Bracco, numero uno dell'omonimo gruppo farmaceutico che, tra il 2012 e il 2014, ha investito oltre un milione e 300mila euro. La sola Idb avrebbe incassato dalla truffa oltre 149 milioni di euro. Anche nel caso di Intesa San Paolo fra le cause di imputazione ai consulenti interni c'è l'aver usato il termine quotazione al momento della proposta di investimento e non listino prezzi. Un espediente per indurre il risparmiatore a credere che si trattasse di rilevazione oggettive del mercato raccolte dalle società a beneficio dei clienti. Inoltre le quotazioni falsificate sarebbero state pubblicate anche su quotidiani come il Sole24Ore per "conferire autorevolezza e credibilita'" all'operazione.
Gli indagati
Molti fra gli indagati sono manager o ex manager degli istituti di credito, fra questo emerge soprattutto il nome di Maurizio Foroni, ex ad di Banca Aletti ed ex dg di Banco Bpm fino al maggio 2019, quando ha lasciato l'incarico all'indomani dell'inchiesta. Nell'avviso di conclusione indagini emerge anche che il primo accordo tra Banca Intesa e la Dpi fu firmato da Stefano Barrese, responsabile pro tempore dell'Area Sales e Marketing di Banca dei Territori e attuale responsabile di Banca dei Territori di Intesa San Paolo.