ITALIA
Offanengo
Cremona: uccide il figlio, ferisce la moglie si uccide
Tragedia familiare, un uomo di 52 anni avrebbe ucciso il figlio prima di ferire la moglie e togliersi la vita. Una testimone, poco prima, aveva sentito il 52enne dire: "Non si può andare avanti così"

Tragedia familiare stamani in una villetta di via Volontari del Sangue a Offanengo, in provincia di Cremona. Francesco Pea, 52 anni, ha sparato e ucciso il figlio Michael di 21 anni e ha ferito in modo grave la moglie, Fabiola Provana, di 49. Poi ha rivolto verso sé stesso l'arma, un revolver regolarmente detenuto, e si è tolto la vita.
Il dramma si è verificato poco prima delle 9. L’allarme lanciato da alcuni vicini di casa non è bastato a evitare la tragedia. Sul posto sono arrivate pattuglie dei carabinieri, della polizia e dei vigili del fuoco oltre alle ambulanze del 118.
Un testimone ha raccontato a “Cremonaoggi.it” di aver sentito dei colpi di pistola: "Ne ho uditi tre, ma mia moglie dice che erano circa una decina". In realtà, riferiscono le forze dell'ordine, i colpi esplosi sono stati sette. Stando al raccondo di un’altra vicina il presunto omicida Francesco Pea avrebbe detto: "Non si può andare avanti così". La donna ha quindi aggiunto: "Poi ha chiuso tutte le ante del piano rialzato e dopo qualche secondo ho sentito altri due o tre colpi provenire dalla parte bassa della casa. Mi sono spaventata moltissimo ma non ho avuto il tempo di reagire perché pochi secondi dopo ho sentito gli ultimi due colpi”. Un’altra testimone riferisce particolari agghiaccianti: “Abito di fianco e ho visto la donna che usciva da una porta laterale della casa, insanguinata, e chiedere aiuto mentre si accasciava a terra”.
Sempre secondo la ricostruzione di "Cremonaoggi.it" al loro arrivo i Carabinieri hanno trovato la donna distesa nel vialetto di casa che, dopo i primi soccorsi sul posto, è stata portata all'ospedale di Crema e inviata subito in sala operatoria. Ora si trova in prognosi riservata. In villetta c'era sangue dappertutto. I militari si sono imbattutti nel corpo di Pea, con il revolver ancora in pugno, a pochi metri dalla porta d'ingresso. In taverna giaceva il ragazzo 21enne, in agonia. Nonostante il tentativo disperato del medico di rianimarlo, il giovane, raggiunto da tre pallottole all'addome, è morto sotto gli occhi dei soccorritori.
Sembra che a scatenare la furia omicida del 52enne sia stata la difficile situazione economica. Pea, rappresentante di caffé e gestore fino a un paio di anni fa di un'impresa di noleggio di slot-machine destinate ai locali pubblici, non ha retto alla tensione. I carabinieri hanno trovato al piano terra di Villa Fabiola (così era chiamata la casa in cui viveva la famiglia, acquistata dai Pea meno di cinque anni fa) uno scritto in cui l'uomo ha confessato tutta la sua disperazione.
Il dramma si è verificato poco prima delle 9. L’allarme lanciato da alcuni vicini di casa non è bastato a evitare la tragedia. Sul posto sono arrivate pattuglie dei carabinieri, della polizia e dei vigili del fuoco oltre alle ambulanze del 118.
Un testimone ha raccontato a “Cremonaoggi.it” di aver sentito dei colpi di pistola: "Ne ho uditi tre, ma mia moglie dice che erano circa una decina". In realtà, riferiscono le forze dell'ordine, i colpi esplosi sono stati sette. Stando al raccondo di un’altra vicina il presunto omicida Francesco Pea avrebbe detto: "Non si può andare avanti così". La donna ha quindi aggiunto: "Poi ha chiuso tutte le ante del piano rialzato e dopo qualche secondo ho sentito altri due o tre colpi provenire dalla parte bassa della casa. Mi sono spaventata moltissimo ma non ho avuto il tempo di reagire perché pochi secondi dopo ho sentito gli ultimi due colpi”. Un’altra testimone riferisce particolari agghiaccianti: “Abito di fianco e ho visto la donna che usciva da una porta laterale della casa, insanguinata, e chiedere aiuto mentre si accasciava a terra”.
Sempre secondo la ricostruzione di "Cremonaoggi.it" al loro arrivo i Carabinieri hanno trovato la donna distesa nel vialetto di casa che, dopo i primi soccorsi sul posto, è stata portata all'ospedale di Crema e inviata subito in sala operatoria. Ora si trova in prognosi riservata. In villetta c'era sangue dappertutto. I militari si sono imbattutti nel corpo di Pea, con il revolver ancora in pugno, a pochi metri dalla porta d'ingresso. In taverna giaceva il ragazzo 21enne, in agonia. Nonostante il tentativo disperato del medico di rianimarlo, il giovane, raggiunto da tre pallottole all'addome, è morto sotto gli occhi dei soccorritori.
Sembra che a scatenare la furia omicida del 52enne sia stata la difficile situazione economica. Pea, rappresentante di caffé e gestore fino a un paio di anni fa di un'impresa di noleggio di slot-machine destinate ai locali pubblici, non ha retto alla tensione. I carabinieri hanno trovato al piano terra di Villa Fabiola (così era chiamata la casa in cui viveva la famiglia, acquistata dai Pea meno di cinque anni fa) uno scritto in cui l'uomo ha confessato tutta la sua disperazione.