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ITALIA

"Primo magistrato ad affrontare indagini mafia con visione unitaria e moderna"

Mafia. 40 anni fa uccisi Terranova e Mancuso. Mattarella: "Combattere l'indifferenza"

Il 25 settembre 1979, a Palermo, il magistrato Cesare Terranova fu ucciso subito dopo essere uscito di casa. Un gruppo armato colpisce a  morte anche Lenin Mancuso, da sempre suo fidato collaboratore. Nove anni dopo, il 25 settembre 1988, Cosa Nostra uccideva il giudice Saetta e il figlio Stefano

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Precursore, isolato, determinato. Il giudice Cesare Terranova aveva capito il nemico che aveva di fronte e che lo ha ucciso 40 anni, insieme al collaboratore Lenin Mancuso, maresciallo di pubblica sicurezza. Ha operato con grande determinazione, "in un clima di sostanziale scetticismo e isolamento", ricorda oggi l'ex procuratore aggiunto di Palermo, Leonardo Agueci, "ed è stato certamente il primo magistrato ad affrontare le indagini di mafia con una visione unitaria, approfondita e moderna del fenomeno".

Terranova è riuscito a coglierne i connotati specifici, l'evoluzione inarrestabile, la diffusione crescente e pervasiva nella vita sociale, economica e politica, a evidenziare la necessità di strumenti investigativi adeguati, in grado di attingere anche ai profili patrimoniali, così aprendo la strada alle elaborazioni normative del decennio successivo, che tuttora costituiscono la base dell'attuale azione di contrasto al fenomeno mafioso.

25 settembre 1979, l'agguato
La mattina del 25 settembre 1979, a Palermo, Cesare Terranova, magistrato e per due mandati, dal 72 al 79, parlamentare indipendente del Pci, è stato ucciso subito dopo essere uscito dalla sua abitazione di via Rutelli a due passi da via Libertà, ed essersi messo alla guida della sua auto. Un gruppo armato colpisce a  morte anche Lenin Mancuso, da sempre suo fidato collaboratore. Aveva 58 anni.



Mattarella: "Resistere a intimidazioni e indifferenza"
"Rievocare la vile uccisione di Cesare Terranova e Lenin Mancuso richiama la necessità di resistere alle intimidazioni della mafia, opponendosi a logiche compromissorie ed all'indifferenza, che minano le fondamenta dello stato di diritto". Lo scrive, in un messaggio inviato al sindaco del comune di Petralia Sottana, Leonardo Iuri Neglia, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, commemorando il quarantesimo anniversario del duplice assassinio del magistrato Cesare Terranova e del maresciallo della Polizia di Stato Lenin Mancuso, addetto alla sua sicurezza.

"Il 25 settembre del 1979 - scrive il Capo dello Stato - venivano uccisi in uno spietato agguato, per aver fedelmente servito lo Stato, il giudice Cesare Terranova e il maresciallo della Polizia di Stato Lenin Mancuso, addetto alla sua sicurezza. Magistrato rigoroso e preparato, profondo conoscitore della realtà siciliana, Cesare Terranova seppe cogliere la forza e la pervasività della mafia, qualificandola per primo come una 'associazione delinquenziale' dalle variegate forme, la più pericolosa ed insidiosa delle quali 'e' quella camuffata sotto l'apparenza della rispettabilità".

Da giudice istruttore comprese la trasformazione in atto della mafia, ormai infiltrata nella vita pubblica ed economica e ben sorretta dal pilastro inossidabile dell'omertà. A lui si deve l'avvio di una stagione di indagini coraggiose e di processi inediti, culminata molti anni più tardi nel maxiprocesso di Palermo. Proseguì da parlamentare il suo appassionato impegno per l'affermazione della legalità, mettendo a servizio delle istituzioni democratiche il patrimonio di conoscenze acquisito nel corso della sua esperienza giudiziaria.

Rievocare la vile uccisione di Cesare Terranova e Lenin Mancuso - sottolinea il presidente della Repubblica - richiama la necessità di resistere alle intimidazioni della mafia, opponendosi a logiche compromissorie ed all'indifferenza, che minano le fondamenta dello stato di diritto. A distanza di quaranta anni - conclude Mattarella - desidero rinnovare i sentimenti di partecipazione e vicinanza del Paese ai loro familiari, ai colleghi e agli amici che li hanno conosciuti e stimati e che, in questi anni, ne hanno costantemente tenuto viva la memoria".

Questore di Palermo:"Memoria rimane intatta"
 "Per noi ogni anno è importante: ovviamente i 40 anni dall'uccisione di Lenin Mancuso e del giudice Terranova hanno una valenza diversa. La memoria, nonostante siano passati tanti anni, rimane assolutamente intatta". Lo ha detto il questore di Palermo, Renato Cortese, in occasione del 40° anniversario.

25 settembre 1988, mafia uccideva il giudice Antonino Saetta e il figlio Stefano
Il 25 settembre 1988, la mafia uccideva invece lungo il viadotto Grottarossa della strada statale 640 Agrigento-Caltanissetta il giudice Antonino Saetta, presidente della I sezione della Corte d'Assise d'Appello di Palermo, e il figlio Stefano. L'agguato scattò poco prima della mezzanotte.

L'omicidio, come è stato accertato dagli inquirenti, sarebbe stato deciso dalla cupola mafiosa presieduta da Riina per punire il magistrato che aveva pesantemente condannato killer e mandanti di efferati omicidi e che era candidato a presiedere la corte d'appello del primo maxiprocesso alle cosche mafiose del palermitano. Nel luogo dell'agguato furono contati oltre un centinaio di bossoli, anche di una mitraglietta da guerra. Per l'omicidio Saetta sono stati condannati all'ergastolo con sentenza definitiva il boss Francesco Madonia, palermitano, e Pietro Ribisi, di Palma di Montechiaro.