ECONOMIA
Possibile shock
La bozza del Def: rischio protezionismo per l’economia italiana
Se misure di tipo protezionistico come quelle adottate da Trump si dovessero estendere, potrebbero costare al paese quasi un punto di Pil

C’è un rischio di shock per l’economia italiana, legato al protezionismo, che potrebbe frenare la crescita del paese. Lo si legge nella bozza del Def (Documento di programmazione economica e finanziaria) presentata oggi, secondo cui uno shock di tipo protezionistico costerebbe all'Italia lo 0,3% in termini di Pil nel 2018, che salirebbe allo 0,7% nel 2019, per arrivare fino allo 0,8%, quasi un punto di Pil, nel 2020.
"L'ipotesi che le misure protezionistiche adottate dagli Stati Uniti possano inasprirsi ed estendersi a più paesi innescando forme di ritorsione da parte di questi ultimi – si legge in un approfondimento sul tema - configura uno scenario di rischio per l'economia internazionale a cui è opportuno prestare attenzione". Per quanto riguarda il tasso di crescita reale potrebbe rallentare dall’1,5% di quest’anno ad 1,4% su base annua nel 2019 e all’1,3% nel 2020, secondo quanto riporta il Def "principalmente per effetto dell'aumento delle imposte indirette disposto da precedenti provvedimenti legislativi e in ragione di una valutazione prudente dei rischi geopolitici di medio termine".
La bozza del documento di programmazione presentata dal Governo, considerato il momento di transizione politica “non contempla alcun impegno per il futuro”, ma "consente comunque di apprezzare il percorso di risanamento delle finanze pubbliche operato nel corso della passata legislatura: il debito pubblico in rapporto al Pil è stato stabilizzato a partire dal 2015 dopo sette anni di incrementi consecutivi”, mentre il deficit è sceso “costantemente dal 3,0% del Pil al 2,3% del 2017”. Al tempo stesso, è possibile “rilevare un sostegno costante alla crescita, grazie al quale il Paese è uscito dalla recessione, registrando quattro anni consecutivi di progressi del Pil dallo 0,1% del 2014, all'1,5% del 2017". Il tasso di disoccupazione, ricorda il governo, "è sceso dal picco del novembre 2013 (13,0%) all'11,2 del 2017, mentre il numero di occupati è aumentato di quasi un milione di unità” rispetto al settembre 2013, considerato il punto più basso della crisi.
"L'ipotesi che le misure protezionistiche adottate dagli Stati Uniti possano inasprirsi ed estendersi a più paesi innescando forme di ritorsione da parte di questi ultimi – si legge in un approfondimento sul tema - configura uno scenario di rischio per l'economia internazionale a cui è opportuno prestare attenzione". Per quanto riguarda il tasso di crescita reale potrebbe rallentare dall’1,5% di quest’anno ad 1,4% su base annua nel 2019 e all’1,3% nel 2020, secondo quanto riporta il Def "principalmente per effetto dell'aumento delle imposte indirette disposto da precedenti provvedimenti legislativi e in ragione di una valutazione prudente dei rischi geopolitici di medio termine".
La bozza del documento di programmazione presentata dal Governo, considerato il momento di transizione politica “non contempla alcun impegno per il futuro”, ma "consente comunque di apprezzare il percorso di risanamento delle finanze pubbliche operato nel corso della passata legislatura: il debito pubblico in rapporto al Pil è stato stabilizzato a partire dal 2015 dopo sette anni di incrementi consecutivi”, mentre il deficit è sceso “costantemente dal 3,0% del Pil al 2,3% del 2017”. Al tempo stesso, è possibile “rilevare un sostegno costante alla crescita, grazie al quale il Paese è uscito dalla recessione, registrando quattro anni consecutivi di progressi del Pil dallo 0,1% del 2014, all'1,5% del 2017". Il tasso di disoccupazione, ricorda il governo, "è sceso dal picco del novembre 2013 (13,0%) all'11,2 del 2017, mentre il numero di occupati è aumentato di quasi un milione di unità” rispetto al settembre 2013, considerato il punto più basso della crisi.