ITALIA
Pm: sentenze non si commentano, si rispettano
Mps. Processo appello derivato 'Alexandria': assolti ex vertici
Mussari, Vigni e Baldassarri in primo grado erano stati condannati a 3 anni e mezzo di reclusione oltre a 5 anni di interdizione
Tutti assolti in appello a Firenze gli ex vertici di Mps, Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri, per l'inchiesta sulla ristrutturazione del derivato Alexandria. - "Le sentenze non si commentano ma si rispettano, sia quelle d'assoluzione sia quelle di condanna". Così ha commentato il pm di Siena Antonino Nastasi dopo il pronunciamento della sentenza.
In primo grado, con sentenza emessa il 31 ottobre 2014 dal Tribunale di Siena, l'ex presidente di Mps Giuseppe Mussari venne condannato per concorso in ostacolo alla vigilanza a 3 anni e 6 mesi di reclusione e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Stessa pena fu inflitta all'ex direttore generale di Mps Antonio Vigni e all'ex responsabile dell'area finanza della banca Gianluca Baldassarri. Durante il processo d'appello, il sostituto procuratore generale Vilfredo Marziani ha chiesto per gli imputati un aggravamento della pena: 7 anni di reclusione per Mussari e 6 anni per Vigni e Baldassarri.
Mps, derivato 'Alexandria': le accuse, il processo
Concorso in ostacolo alla vigilanza. Questa l'accusa, per quelli che sono stati i super vertici del Monte dei Paschi di Siena (l'ex presidente Giuseppe Mussari, l'ex direttore generale Vigni e l'ex capo dell'area finanza Baldassarri). Secondo i magistrati gli imputati avrebbero nascosto agli ispettori della Banca d'Italia un documento che, diversamente, avrebbe svelato una perdita da iscrivere nel bilancio 2009 di 500 milioni di euro. Si tratta del cosiddetto 'mandate', il contratto con cui la banca di Rocca Salimbeni fissava i termini della ristrutturazione del derivato Alexandria con i giapponesi di Nomura. Quell'accordo, ritrovato nel 2012 nella cassaforte dell'ex direttore generale, avrebbe contribuito - sempre secondo l'accusa - ad ampliare il gia' consistente buco in Mps creatosi dopo l'acquisto di Banca Antonveneta, operazione finita anch'essa nel mirino dei magistrati, quelli milanesi.
Il tribunale di Siena ha sostanzialmente creduto alla ricostruzione accusatoria, formulata dai pm senesi Aldo Natalini, Antonio Nastasi e Giuseppe Grosso, e ha condannato i tre imputati. Anche se le richieste dei Pm, sono state praticamente dimezzate nelle condanne: tre anni e mezzo e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici per ognuno dei tre imputati. In appello, il procuratore generale Vilfredo Marziani ha ribadito le richieste dei suoi colleghi che lo hanno preceduto: sette anni per Mussari, sei per Vigni e Baldassarri. Vigorose le arringhe delle difese, che hanno urlato l'innocenza dei vecchi vertici di Rocca Salimbeni e l'inconsistenza delle accuse. Ora, in appello. i giudici hanno ribaltato la sentenza: assoluzione per tutti e tre.
In primo grado, con sentenza emessa il 31 ottobre 2014 dal Tribunale di Siena, l'ex presidente di Mps Giuseppe Mussari venne condannato per concorso in ostacolo alla vigilanza a 3 anni e 6 mesi di reclusione e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Stessa pena fu inflitta all'ex direttore generale di Mps Antonio Vigni e all'ex responsabile dell'area finanza della banca Gianluca Baldassarri. Durante il processo d'appello, il sostituto procuratore generale Vilfredo Marziani ha chiesto per gli imputati un aggravamento della pena: 7 anni di reclusione per Mussari e 6 anni per Vigni e Baldassarri.
Mps, derivato 'Alexandria': le accuse, il processo
Concorso in ostacolo alla vigilanza. Questa l'accusa, per quelli che sono stati i super vertici del Monte dei Paschi di Siena (l'ex presidente Giuseppe Mussari, l'ex direttore generale Vigni e l'ex capo dell'area finanza Baldassarri). Secondo i magistrati gli imputati avrebbero nascosto agli ispettori della Banca d'Italia un documento che, diversamente, avrebbe svelato una perdita da iscrivere nel bilancio 2009 di 500 milioni di euro. Si tratta del cosiddetto 'mandate', il contratto con cui la banca di Rocca Salimbeni fissava i termini della ristrutturazione del derivato Alexandria con i giapponesi di Nomura. Quell'accordo, ritrovato nel 2012 nella cassaforte dell'ex direttore generale, avrebbe contribuito - sempre secondo l'accusa - ad ampliare il gia' consistente buco in Mps creatosi dopo l'acquisto di Banca Antonveneta, operazione finita anch'essa nel mirino dei magistrati, quelli milanesi.
Il tribunale di Siena ha sostanzialmente creduto alla ricostruzione accusatoria, formulata dai pm senesi Aldo Natalini, Antonio Nastasi e Giuseppe Grosso, e ha condannato i tre imputati. Anche se le richieste dei Pm, sono state praticamente dimezzate nelle condanne: tre anni e mezzo e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici per ognuno dei tre imputati. In appello, il procuratore generale Vilfredo Marziani ha ribadito le richieste dei suoi colleghi che lo hanno preceduto: sette anni per Mussari, sei per Vigni e Baldassarri. Vigorose le arringhe delle difese, che hanno urlato l'innocenza dei vecchi vertici di Rocca Salimbeni e l'inconsistenza delle accuse. Ora, in appello. i giudici hanno ribaltato la sentenza: assoluzione per tutti e tre.