SALUTE
Intervista all'esperto
“Il Natale è stressante come un trasloco”
Per chi odia il Natale i consigli dello psichiatra: "Fare le solite cose"

Quello che sembra un modo di dire è in realtà un dato di fatto. Il Natale ci stressa. E anche tanto. In una scala di misurazione “il Natale è stressante tanto quanto un trasloco”, spiega Stefano Pallanti, psichiatra e docente all’Università di Firenze.
Natale al tempo della crisi
Tempi di crisi, di coppie divise, famiglie sempre più frammentate, la scelta è ardua: “Aggregarsi a un nucleo familiare - vivendo il contrasto tra la voglia di ritrovarsi e la paura che manchi qualcuno - o rimanere soli?”. E poi lo scambio dei regali, cene sontuose, decorare casa. Tutti riti che sembrano solo inneggiare il consumismo, in realtà hanno una forte carica simbolica. Non riuscire a contraccambiare un dono e a festeggiare come da tradizione “può essere drammatico e potenzialmente stressante”, chiarisce il professore.
Cosa fare se ci fa soffrire
Da qui l'odio per il Natale. Un sentimento che spesso nasce “dall’incapacità di prendere delle decisioni e fare dei progetti”. Allora prevale la passività e quindi si rimane soli. Ma un piano alternativo c’è. “Chi soffre per il Natale – continua Pallanti – deve vivere il 25 dicembre come un normale giorno libero. Faccio le solite cose, porto a spasso il cane, un pranzo normale".
Natale al tempo della crisi
Tempi di crisi, di coppie divise, famiglie sempre più frammentate, la scelta è ardua: “Aggregarsi a un nucleo familiare - vivendo il contrasto tra la voglia di ritrovarsi e la paura che manchi qualcuno - o rimanere soli?”. E poi lo scambio dei regali, cene sontuose, decorare casa. Tutti riti che sembrano solo inneggiare il consumismo, in realtà hanno una forte carica simbolica. Non riuscire a contraccambiare un dono e a festeggiare come da tradizione “può essere drammatico e potenzialmente stressante”, chiarisce il professore.
Cosa fare se ci fa soffrire
Da qui l'odio per il Natale. Un sentimento che spesso nasce “dall’incapacità di prendere delle decisioni e fare dei progetti”. Allora prevale la passività e quindi si rimane soli. Ma un piano alternativo c’è. “Chi soffre per il Natale – continua Pallanti – deve vivere il 25 dicembre come un normale giorno libero. Faccio le solite cose, porto a spasso il cane, un pranzo normale".