POLITICA
Il governo
Salvini: se serve squadra più compatta e revisione del contratto ci sono

La notizia, forse, è che non volano più attacchi, insinuazioni, frecciate e nemmeno battutine. La 'tregua' raggiunta tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini durante l'incontro di giovedì pomeriggio sembra tenere, mentre sulla scrivania del governo si accumulano i dossier da affrontare. "Con Di Maio va bene, ci siamo rivisti dopo qualche settimane di turbolenze, in campagna elettorale sono volate un po' di parole. Ci siamo seduti al tavolo, lo faremo anche con Conte", assicura Salvini. Probabilmente già lunedì, in un vertice che precederà il Consiglio dei ministri già convocato - con largo anticipo, un fatto pressoché inedito nell'era gialloverde - per martedì alle 15,30.
Come si andrà avanti è ancora da capire. Il leader della Lega smentisce le voci di rimpasto, di aver chiesto la testa di quello o quel ministro, e precisa che "non chiedo nulla, ringrazio i 9 milioni di italiani userò questi voti per cambiare le regole dell'Ue, non per chiedere qualche posto in più a Roma". Ma, aggiunge, "se ci fosse necessità di una squadra più compatta e di una revisione del contratto io sono disponibile". Che si debba rimettere mano all'intesa che ha portato dodici mesi fa Lega e M5s al governo insieme appare ormai evidente, dopo la durissima campagna elettorale. Un primo punto che trova entrambi i leader d'accordo è quello del ministero per le politiche Ue, disabitato dopo l'addio di Paolo Savona che ha traslocato alla Consob. "Sarebbe importante, non mi interessa di che colore, ma mentre sta nascendo la nuova Europa, la nuova Commissione, la nuova Bce, avere scoperto il ministro delle Politiche comunitarie non mi sembra utile - dice il Capitano - Chiederò al Presidente del Consiglio che venga nominato il prima possibile". Anche per Di Maio bisogna "nominare assolutamente" il ministro. In pole per la casella c'è Guglielmo Picchi, attuale Sottosegretario del ministero degli Affari esteri. Sul suo nome c'è una sostanziale convergenza delle due forze, senza contare che proprio dalla Farnesina sono stati intrattenuti - principalmente da Moavero - in questo periodo di vacatio i rapporti con le istituzioni Ue. Per Di Maio restano anche da riempire le caselle dei sottosegretari, lasciate vuote da Rixi e Siri. Ma su questo Salvini, che aveva giurato di non volerli sostituire sperando che tornino al loro posto una volta dimostrata la propria innocenza, non è esattamente d'accordo.
Altro nodo fondamentale, e i due vicepremier ne parleranno con Conte, è quello del nome da indicare per la commissione Ue. L'Italia punta a un portafoglio economico, così da piazzare un alleato nella discussione con Bruxelles sui conti pubblici. Salvini ha detto chiaramente di volere un politico e non un tecnico per quella casella. Nei corridoi si vocifera di un possibile accordo su Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: una scelta che non dispiacerebbe ai cinquestelle, anche perché i rapporti con il leghista a palazzo Chigi non sono dei migliori. A frenare questa scelta c'è però il problema di trovare un sostituto per il suo attuale incarico. Un'altra ipotesi è quella di Enzo Moavero Milanesi, avvezzo a muoversi nei meandri della burocrazia europea. E circola tra Roma e Bruxelles pure il nome del ministro Tria, anche se è difficile che si lasci andare in un momento così delicato il titolare del Mef.
Nel frattempo bisogna capire anche rispondere alla Commissione e sfuggire alla procedura di infrazione per debito eccessivo. " "Il Piano riduzione debito pubblico è giusto che sia di medio termine, invece la lettera di Bruxelles non ci dice questo. Ci dice tagliate, risparmiate sui diritti dei cittadini", lamenta Di Maio. Mentre Salvini rivendica che con il risultato ottenuto alle ultime elezioni europee "abbiamo più forza per cambiare alcune regole europee che stanno facendo male all'Italia". A Bruxelles, "sono un po' preoccupati perché per la prima volta c'è un governo che non andrà con il cappello in mano ma a difendere gli interessi nazionali italiani". Nessuna intenzione di uscire dall'euro, anche se la Lega non abbandona l'idea dei minibot che "non saranno una moneta alternativa, quelle le usiamo al Monopoli", ride Salvini, "però qua c'è un emergenza di pagare i debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle famiglie e degli imprenditori. Sono decine di miliardi di euro di soldi che già sono debito dello Stato che li deve restituire a cittadini e imprenditori. In che forma restituire è tutto da valutare e ci stiamo lavorando".
Come si andrà avanti è ancora da capire. Il leader della Lega smentisce le voci di rimpasto, di aver chiesto la testa di quello o quel ministro, e precisa che "non chiedo nulla, ringrazio i 9 milioni di italiani userò questi voti per cambiare le regole dell'Ue, non per chiedere qualche posto in più a Roma". Ma, aggiunge, "se ci fosse necessità di una squadra più compatta e di una revisione del contratto io sono disponibile". Che si debba rimettere mano all'intesa che ha portato dodici mesi fa Lega e M5s al governo insieme appare ormai evidente, dopo la durissima campagna elettorale. Un primo punto che trova entrambi i leader d'accordo è quello del ministero per le politiche Ue, disabitato dopo l'addio di Paolo Savona che ha traslocato alla Consob. "Sarebbe importante, non mi interessa di che colore, ma mentre sta nascendo la nuova Europa, la nuova Commissione, la nuova Bce, avere scoperto il ministro delle Politiche comunitarie non mi sembra utile - dice il Capitano - Chiederò al Presidente del Consiglio che venga nominato il prima possibile". Anche per Di Maio bisogna "nominare assolutamente" il ministro. In pole per la casella c'è Guglielmo Picchi, attuale Sottosegretario del ministero degli Affari esteri. Sul suo nome c'è una sostanziale convergenza delle due forze, senza contare che proprio dalla Farnesina sono stati intrattenuti - principalmente da Moavero - in questo periodo di vacatio i rapporti con le istituzioni Ue. Per Di Maio restano anche da riempire le caselle dei sottosegretari, lasciate vuote da Rixi e Siri. Ma su questo Salvini, che aveva giurato di non volerli sostituire sperando che tornino al loro posto una volta dimostrata la propria innocenza, non è esattamente d'accordo.
Altro nodo fondamentale, e i due vicepremier ne parleranno con Conte, è quello del nome da indicare per la commissione Ue. L'Italia punta a un portafoglio economico, così da piazzare un alleato nella discussione con Bruxelles sui conti pubblici. Salvini ha detto chiaramente di volere un politico e non un tecnico per quella casella. Nei corridoi si vocifera di un possibile accordo su Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: una scelta che non dispiacerebbe ai cinquestelle, anche perché i rapporti con il leghista a palazzo Chigi non sono dei migliori. A frenare questa scelta c'è però il problema di trovare un sostituto per il suo attuale incarico. Un'altra ipotesi è quella di Enzo Moavero Milanesi, avvezzo a muoversi nei meandri della burocrazia europea. E circola tra Roma e Bruxelles pure il nome del ministro Tria, anche se è difficile che si lasci andare in un momento così delicato il titolare del Mef.
Nel frattempo bisogna capire anche rispondere alla Commissione e sfuggire alla procedura di infrazione per debito eccessivo. " "Il Piano riduzione debito pubblico è giusto che sia di medio termine, invece la lettera di Bruxelles non ci dice questo. Ci dice tagliate, risparmiate sui diritti dei cittadini", lamenta Di Maio. Mentre Salvini rivendica che con il risultato ottenuto alle ultime elezioni europee "abbiamo più forza per cambiare alcune regole europee che stanno facendo male all'Italia". A Bruxelles, "sono un po' preoccupati perché per la prima volta c'è un governo che non andrà con il cappello in mano ma a difendere gli interessi nazionali italiani". Nessuna intenzione di uscire dall'euro, anche se la Lega non abbandona l'idea dei minibot che "non saranno una moneta alternativa, quelle le usiamo al Monopoli", ride Salvini, "però qua c'è un emergenza di pagare i debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle famiglie e degli imprenditori. Sono decine di miliardi di euro di soldi che già sono debito dello Stato che li deve restituire a cittadini e imprenditori. In che forma restituire è tutto da valutare e ci stiamo lavorando".