Bruxelles
Vertice Ue: inizia il difficile negoziato sulle nomine, si cerca un compromesso
Primo Consiglio dopo le elezioni, prende il via la trattativa per la nomina di presidenti di Commissione, Unione europea e Bce, 'ministro' degli esteri. Cariche alle quali si affianca quella del presidente del Parlamento. Tusk: "La mia ambizione è due donne ai vertici dell'Unione. La Bce non è aperta alla concorrenza"

Via al difficile negoziato sulle nomine delle principali istituzioni Ue: presidenti di Commissione, Unione europea e Bce, 'ministro' degli esteri. Cariche alle quali si affianca quella del presidente del Parlamento, per il quale, comunque, sono gli eurodeputati a esercitare in ultima istanza la propria 'sovranità'.
E' già braccio di ferro su tre livelli: tra Parlamento e Consiglio, tra i partiti europei, all'interno del Consiglio tra i governi. Non ci sono ancora toni accesi, ma dagli intensi conciliaboli tra i vari leader, con un Macron super attivo, una Merkel che appare sempre molto determinata e un Sanchez che comincia a muoversi con un nuovo piglio nei consessi Ue, si capisce che il negoziato è tutto in salita.
In difficoltà la candidatura di Weber a presidente della Commissione
La 'stella' del Ppe Manfred Weber, lo 'Spitzenkandidat' (candidato di punta) per la presidenza della Commissione risulta al momento appannata; il fronte liberale in Parlamento, come al Consiglio, scalpita, non accetta l'idea che i governi debbano sottoscrivere a scatola chiusa indicazioni dal Parlamento soprattutto con un Ppe che resta sì il primo partito europeo, ma ha perso 38 deputati. Mentre Merkel sostiene il bavarese Weber, Macron lavora per il negoziatore Ue per la Brexit Michel Barnier, francese. Il posto di Juncker è la pedina di partenza.
Macron punta sul negoziatore Ue per la Brexit, Michel Barnier
Per quanto Macron abbia l'intenzione di giocare tutte le carte possibili per saldare un fronte alternativo alla candidatura di Weber, cercando di saldare liberali e socialisti (cioè metà dei leader del Consiglio, nove leader sono liberali e cinque sono socialisti), fonti diplomatiche indicano che è molto difficile che sulle nomine si consumerà una rottura tra Parigi e Berlino. Non siamo ancora in ogni caso all'epilogo: la partita è appena cominciata.
La questione dello 'Spitzenkandidat'
Il presidente Ue Tusk chiede il mandato a condurre consultazioni tra i leader sulla base di una serie di criteri. Vuole anche capire se ci sono delle candidature per Commissione e Consiglio dei responsabili di governo attuali. Il fattore politicamente difficile da fronteggiare è la questione dello 'Spitzenkandidat', che riflette lo scontro di potere tra Parlamento e Consiglio. I governi sono tenuti semplicemente a tenere conto del risultato del voto e di consultare il Parlamento, non di accettare a scatola chiusa il candidato di punta del partito che ha preso più voti, cioè Weber. I capigruppo parlamentari (del vecchio parlamento si intende) dal canto loro ribadiscono che il metodo 'Spitzenkandidat' va rispettato e aggiungono che gli eurodeputati votarono una risoluzione con una indicazione precisa: il prossimo presidente della Commissione deve aver reso noto il suo programma prima delle elezioni e deve essersi impegnato in una campagna su scala europea. Qualcuno pensa che, in realtà, questo principio non sbarri la strada ad altri. C'è chi nota, per esempio, che Barnier è personalità nota in Europa e che recentemente ha indicato qual è la sua visione della Ue. I liberali sono contrari al metodo 'Spitzenkandidat': ora hanno un gruppo di 105 deputati contro i 69 precedenti e sono galvanizzati da Macron, che vi ha travasato i suoi eletti. I numeri contano. La candidata liberale è l'attuale commissaria alla concorrenza Vestager, danese. Avrebbe l'appoggio dei Verdi.
La partita è complessa
La partita è complessa e rifletterà i rapporti di forza politici e tra gli Stati. Nessuno riesce bene a definire quale potrebbe essere il punto di equilibrio. Nel Consiglio ci sono almeno tre governi del fronte nazionalpopulista: Italia, Ungheria e Polonia. Ai quali si può benissimo aggiungere la Repubblica Ceca: il partito del premier Babis aderisce al gruppo liberale dell'Alde. Poi, ci sono governi traballanti: il cancelliere austriaco, appena bocciato dal suo parlamento, non è neppure venuto a Bruxelles. Tsipras si presenterà alle urne a luglio. L'intreccio tra le quattro cariche Ue più quella parlamentare è inscindibile.
I criteri dei quali tenere conto sono molteplici. La rotazione nel tempo esclude l'Italia
I criteri dei quali tenere conto sono molteplici: Stati grandi e Stati medio piccoli (impensabile non ci sia un tedesco e non ci sia un francese); Est e Ovest, Nord e Sud; rotazione nel tempo. Quest'ultimo criterio esclude l'Italia, che negli ultimi anni ha avuto il riconoscimento di ben tre cariche contemporanee di massimo rilievo: Bce, 'ministra' degli esteri e parlamento. A questo giro l'Italia salta. Poi il genere: dovrà essere nominata almeno una donna. Per la Bce valgono criteri diversi, naturalmente: gli elementi tecnici, di 'policy' monetaria prevalgono.
In lizza per la Commissione oltre a Weber e Vestager c'è Timmermans
In lizza per la Commissione sulla base dei 'campioni' parlamentari oltre a Weber e Vestager c'è Timmermans (Pse). Per il Consiglio si fanno i nomi del premier olandese Rutte e del premier belga Michel, il quale però in Belgio ha appena perso le elezioni. Sono liberali. Al posto di Mogherini come Alta rappresentante per politica estera e sicurezza si parla della lituana Dalia Grybauskaite. Per il presidente del Parlamento il gioco sarà chiaro quando il resto sarà definito: di fatto è una carta per far quadrare il cerchio completo delle nomine.
Tusk: "La mia ambizione è due donne ai vertici dell'Unione"
"C'è stata una visibile maggioranza al tavolo determinata sull'equilibrio di genere, la mia ambizione e il mio piano è che ci siano due donne" a ricoprire i top job dell'Ue. Così il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, al termine del vertice straordinario, che ha annunciato che presto avvierà le consultazioni con tutti gli interlocutori, con "grande apertura".
"Lo Spitzekandidat per la Commissione non è automatico"
"Non c'è automaticità" sulla scelta di uno 'Spitzenkandidat' come presidente della Commissione, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, al termine del Vertice informale sulle nomine. "Gli obblighi dei trattati sono più importante delle idee politiche e delle invenzioni", ha spiegato Tusk. Il presidente del Consiglio europeo ha comunque sottolineato che "nessuno può essere escluso. Essere capolista (di un partito europeo) non è qualificante. Al contrario può aumentare le sue chance". Tusk ha anche chiesto di evitare "uno scontro inter-istituzionale tra Consiglio e Parlamento" perché "nessuno ne ha interesse".
"Nomina Bce fuori da competizione partiti"
Sulla nomina del successore di Mario Draghi alla presidenza della Banca centrale europea "è chiaro che non è una competizione di partito" ha detto ancora il presidente del Consiglio europeo, durante una conferenza stampa al termine del Vertice informale sulle nomine. "La Bce è un'istituzione estremamente indipendente dalla politica e tutti i miei interlocutori sono coscienti di questo fatto".
"Con le elezioni ha vinto l'Europa"
"E' l'Europa la principale vincitrice di queste elezioni" ha detto Tusk commentando la maratona elettorale che ha visto una partecipazione record. "E' la più alta degli ultimi 25 anni e questo dimostra che l'Unione europea è la più ampia democrazia paneuropea che sta al cuore dei cittadini". Le elezioni europee hanno portato a un Parlamento "più complesso", ma che rappresenta maggiormente "la diversità esistente in Europa e le diverse sensibilità nazionali". Di conseguenza per la prima volta il Parlamento europeo avrà bisogno di una maggioranza costituita da tre partiti. "La maggior parte degli europei ha votato per un'Ue più efficiente, più forte e più unita respingendo coloro che vogliono un'Europa più debole" ha concluso, sottolineando che la maggior parte dei partiti euroscettici hanno cambiato la loro retorica da anti-Ue a riformisti dell'Ue".