ITALIA
Un terzo agente risulta indagato
Cosenza. Concorso esterno in associazione mafiosa: In manette 2 agenti della Polizia Penitenziaria
Dagli accertamenti è emerso che i due agenti avessero posto in essere condotte finalizzate a favorire detenuti appartenenti alle cosche di 'ndrangheta "Lanzino/Rua'/Patitucci", "Bruni/Zingari" e "Rango/Zingari"

I carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip presso il Tribunale di Catanzaro, nei confronti di due assistenti della Polizia Penitenziaria, in servizio presso la Casa Circondariale di Cosenza, ritenuti responsabili di concorso esterno in associazione mafiosa. Un terzo agente risulta indagato.
Le indagini dei militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno accertato che, in violazione dei propri doveri e dietro corresponsione di somme di denaro, o di altri benefici di vario genere, i due agenti avessero posto in essere condotte finalizzate a favorire detenuti nel carcere di Cosenza, appartenenti alle cosche di 'ndrangheta "Lanzino/Rua'/Patitucci", "Bruni/Zingari" e "Rango/Zingari".
Dagli accertamenti è emerso che i due appartenenti alla Polizia Penitenziaria si erano permanentemente posti a disposizione delle citate consorterie garantendo ai detenuti di poter continuare ad avere contatti con l'esterno ed, in particolare veicolando agli stessi messaggi, anche mediante "pizzini", per sviare indagini in corso su omicidi o per impartire disposizioni sugli imprenditori destinatari di attività estorsiva, per recuperare somme di danaro dovute per pregresse forniture di stupefacente o, ancora, per far filtrare notizie su reclusi che intendevano avviare percorsi di collaborazione con la giustizia.
Gli approfondimenti, anche sulla base di convergenti dichiarazioni di 9 collaboratori di giustizia, hanno, inoltre, portato alla luce un quadro della vita all'interno dell'istituto penitenziario caratterizzato da una sorta di piena libertà di manovra, specie per i detenuti di maggiore caratura, che potevano riunirsi nelle celle, benchè sottoposti a diverso regime carcerario, o ricevere stupefacenti, alcolici, generi alimentari o altri prodotti utili a rendere più confortevole la detenzione o, ancora, non essere sottoposti a perquisizioni o avere preventive informazioni sulle attività di verifica pianificate.
Nel medesimo contesto risulta indagato un altro appartenente al Corpo, non raggiunto da provvedimento cautelare poiché nel frattempo andato in quiescenza e, quindi, non più in grado di reiterare le condotte in argomento all'interno del carcere di Cosenza.
Le indagini dei militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno accertato che, in violazione dei propri doveri e dietro corresponsione di somme di denaro, o di altri benefici di vario genere, i due agenti avessero posto in essere condotte finalizzate a favorire detenuti nel carcere di Cosenza, appartenenti alle cosche di 'ndrangheta "Lanzino/Rua'/Patitucci", "Bruni/Zingari" e "Rango/Zingari".
Dagli accertamenti è emerso che i due appartenenti alla Polizia Penitenziaria si erano permanentemente posti a disposizione delle citate consorterie garantendo ai detenuti di poter continuare ad avere contatti con l'esterno ed, in particolare veicolando agli stessi messaggi, anche mediante "pizzini", per sviare indagini in corso su omicidi o per impartire disposizioni sugli imprenditori destinatari di attività estorsiva, per recuperare somme di danaro dovute per pregresse forniture di stupefacente o, ancora, per far filtrare notizie su reclusi che intendevano avviare percorsi di collaborazione con la giustizia.
Gli approfondimenti, anche sulla base di convergenti dichiarazioni di 9 collaboratori di giustizia, hanno, inoltre, portato alla luce un quadro della vita all'interno dell'istituto penitenziario caratterizzato da una sorta di piena libertà di manovra, specie per i detenuti di maggiore caratura, che potevano riunirsi nelle celle, benchè sottoposti a diverso regime carcerario, o ricevere stupefacenti, alcolici, generi alimentari o altri prodotti utili a rendere più confortevole la detenzione o, ancora, non essere sottoposti a perquisizioni o avere preventive informazioni sulle attività di verifica pianificate.
Nel medesimo contesto risulta indagato un altro appartenente al Corpo, non raggiunto da provvedimento cautelare poiché nel frattempo andato in quiescenza e, quindi, non più in grado di reiterare le condotte in argomento all'interno del carcere di Cosenza.