MONDO
E' in buone condizioni
Nigeria, liberato tecnico italiano rapito
La Farnesina conferma l'avvenuta liberazione di Marcello Rizzo rapito il 6 dicembre scorso

E' finito l'incubo per Marcello Rizzo: il tecnico di origini catanesi, rapito una settimana fa in Nigeria, è stato liberato. La notizia, confermata dalla Farnesina, rimbalza in Italia in serata e per ora l'unica indicazione è che "sta bene", che è in "buone condizioni di salute".
La famiglia
"Grazie a tutti, ci sentiamo nei prossimi giorni...". E' l'unica frase che è riuscita a dire stasera la moglie del geometra ad amici e parenti che l'hanno chiamata. A chi l'ha sentita, la signora è apparsa "molto felice, ma allo stesso tempo molto provata dalla vicenda". "Mio padre è libero e sta bene", ha detto il figlio Salvatore. "Vogliamo ringraziare il ministro Emma Bonino, la Farnesina e l'unità di crisi - aggiunge - perché in questi giorni così difficili sono stati parte integrante della nostra famiglia, notte e giorno. Non sono stati soltanto dei grandi professionisti, ma ci hanno messo anche il cuore... Sono stati la nostra ancora di salvezza". "Adesso siamo felici ma provati - conclude il figlio del geometra - e chiediamo ai giornalisti di lasciarci riprendere...".
La vicenda
Il rapimento di Rizzo, 55 anni, dipendente di una ditta messinese che collabora con l'impresa edile Gitto, era avvenuto nel sud della Nigeria, verso il delta del Niger, in un'area petrolifera generalmente estranea al terrorismo islamico di Boko Haram (attivo nel nord-est) e agli scontri interconfessionali che insanguinano altre province. Ma dove non sono mancati negli ultimi anni sequestri di stranieri a scopo d'estorsione.
Il rapimento
Il tecnico italiano era stato catturato - secondo le prime ricostruzioni - insieme con l'autista, poi rilasciato, nel sud del paese. Poche le informazioni arrivate sulla dinamica del rapimento e della liberazione anche alla luce del "più stretto riserbo" che da sempre la Farnesina chiede in questi casi per agevolare una "soluzione positiva".
Gli altri episodi
Non è la prima volta che in Nigeria vengono presi di mira cittadini italiani e altri tecnici stranieri, impiegati nel settore petrolifero o in altre attività economiche. Fra gli ultimi episodi spiccano tragicamente quelli di Silvano Trevisan, ingegnere veneto rapito nel febbraio da miliziani islamico-radicali del gruppo Ansaru - protagonista anche di attacchi a chiese e stragi di cristiani - e ucciso il mese dopo con altri sei ostaggi stranieri. O ancora quello di Franco Lamolinara, ingegnere piemontese anch'egli impegnato nell'edilizia, rapito con un collega inglese e poi ucciso in un fallimentare blitz nel marzo 2012 da unità speciali britanniche e nigeriane.
Gli altri italiani
In giro per il mondo, frattanto, resta ignota la sorte di alcuni altri italiani rapiti e scomparsi apparentemente nel nulla. Come un altro siciliano, il cooperante Giovanni Lo Porto, catturato quasi due anni fa con un collega tedesco nel Punjab pachistano, probabilmente da un gruppo talebano locali. O come padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita inghiottito nei mesi scorsi nel gorgo della feroce guerra civile siriana.
La famiglia
"Grazie a tutti, ci sentiamo nei prossimi giorni...". E' l'unica frase che è riuscita a dire stasera la moglie del geometra ad amici e parenti che l'hanno chiamata. A chi l'ha sentita, la signora è apparsa "molto felice, ma allo stesso tempo molto provata dalla vicenda". "Mio padre è libero e sta bene", ha detto il figlio Salvatore. "Vogliamo ringraziare il ministro Emma Bonino, la Farnesina e l'unità di crisi - aggiunge - perché in questi giorni così difficili sono stati parte integrante della nostra famiglia, notte e giorno. Non sono stati soltanto dei grandi professionisti, ma ci hanno messo anche il cuore... Sono stati la nostra ancora di salvezza". "Adesso siamo felici ma provati - conclude il figlio del geometra - e chiediamo ai giornalisti di lasciarci riprendere...".
La vicenda
Il rapimento di Rizzo, 55 anni, dipendente di una ditta messinese che collabora con l'impresa edile Gitto, era avvenuto nel sud della Nigeria, verso il delta del Niger, in un'area petrolifera generalmente estranea al terrorismo islamico di Boko Haram (attivo nel nord-est) e agli scontri interconfessionali che insanguinano altre province. Ma dove non sono mancati negli ultimi anni sequestri di stranieri a scopo d'estorsione.
Il rapimento
Il tecnico italiano era stato catturato - secondo le prime ricostruzioni - insieme con l'autista, poi rilasciato, nel sud del paese. Poche le informazioni arrivate sulla dinamica del rapimento e della liberazione anche alla luce del "più stretto riserbo" che da sempre la Farnesina chiede in questi casi per agevolare una "soluzione positiva".
Gli altri episodi
Non è la prima volta che in Nigeria vengono presi di mira cittadini italiani e altri tecnici stranieri, impiegati nel settore petrolifero o in altre attività economiche. Fra gli ultimi episodi spiccano tragicamente quelli di Silvano Trevisan, ingegnere veneto rapito nel febbraio da miliziani islamico-radicali del gruppo Ansaru - protagonista anche di attacchi a chiese e stragi di cristiani - e ucciso il mese dopo con altri sei ostaggi stranieri. O ancora quello di Franco Lamolinara, ingegnere piemontese anch'egli impegnato nell'edilizia, rapito con un collega inglese e poi ucciso in un fallimentare blitz nel marzo 2012 da unità speciali britanniche e nigeriane.
Gli altri italiani
In giro per il mondo, frattanto, resta ignota la sorte di alcuni altri italiani rapiti e scomparsi apparentemente nel nulla. Come un altro siciliano, il cooperante Giovanni Lo Porto, catturato quasi due anni fa con un collega tedesco nel Punjab pachistano, probabilmente da un gruppo talebano locali. O come padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita inghiottito nei mesi scorsi nel gorgo della feroce guerra civile siriana.