MONDO
Aveva una malattia cerebrale che colpisce anche gli umani
Svelato il giallo della morte dell'orso Knut
Risolto il caso dell’orso polare di 3 anni morto annegato nello Zoo di Berlino nel marzo 2011

Una nuova inchiesta ha fatto luce sul decesso di Knut. Aveva un’infiammazione autoimmune cerebrale che colpisce anche gli esseri umani. L'orsetto polare di 3 anni, che viveva nello zoo di Berlino, divenne una celebrità internazionale. Fu abbandonato dalla mamma, ma un custode dello zoo lo accudì e lo fece vivere. Apparso più volte in tv e sui giornali, è stato l’orso più famoso del pianeta. Si guadagnò anche la copertina della rivista Vanity Fair.
La sua morte fu pubblica quanto la sua vita. Knut ebbe una sincope e precipitò in un fossato dello zoo, di fronte a decine di visitatori. Da allora non riprese coscienza. Morì. L’autopsia stabilì che aveva avuto un’encefalite, infiammazione cerebrale. Quattro anni fa, gli investigatori scientifici non trovarono spiegazioni valide. Si sospettò un tipo di infezione, ma tutti gli ‘screening’ erano negativi.
Oggi è arrivata la risposta, grazie all’intuito di un esperto in malattie del genere ma sugli esseri umani. Capì quale potesse essere la causa alla radice del male: il dottor Harald Pruess, del Centro tedesco di Malattie neurodegenerative. Ha riconosciuto delle connessioni e similitudini con una patologia umana e le ha collegato a Knut. “La malatta che abbiamo identificato è la causa della sua morte: un’infiammazione autoimmune del cervello”, dice il neurologo. “Gli anticorpi che di solito di difendono contro virus o batteri possono in certe circostanze attaccare le cellule del sistema nervoso. Gli esseri umani colpiti da questo tipo di infezione sono circa 200mila all’anno, in maggioranza donne.
Knut è il primo soggetto non umano in cui è stato scoperto il ricettore enfacelitico anti-nmda. Negli esseri umani, la malattia è curabile con steroidi e con una tecnica specifica che rimuove dal sangue gli anticorpi responsabili. Grazie alla star pubblica Knut è stato possibile fare questa scoperta incredibile e utile per future ricerche, dicono gli scienziati. “È stato il grilletto che ha fatto azionare nuovi studi e aperto possibilità ad altri animali”.
La sua morte fu pubblica quanto la sua vita. Knut ebbe una sincope e precipitò in un fossato dello zoo, di fronte a decine di visitatori. Da allora non riprese coscienza. Morì. L’autopsia stabilì che aveva avuto un’encefalite, infiammazione cerebrale. Quattro anni fa, gli investigatori scientifici non trovarono spiegazioni valide. Si sospettò un tipo di infezione, ma tutti gli ‘screening’ erano negativi.
Oggi è arrivata la risposta, grazie all’intuito di un esperto in malattie del genere ma sugli esseri umani. Capì quale potesse essere la causa alla radice del male: il dottor Harald Pruess, del Centro tedesco di Malattie neurodegenerative. Ha riconosciuto delle connessioni e similitudini con una patologia umana e le ha collegato a Knut. “La malatta che abbiamo identificato è la causa della sua morte: un’infiammazione autoimmune del cervello”, dice il neurologo. “Gli anticorpi che di solito di difendono contro virus o batteri possono in certe circostanze attaccare le cellule del sistema nervoso. Gli esseri umani colpiti da questo tipo di infezione sono circa 200mila all’anno, in maggioranza donne.
Knut è il primo soggetto non umano in cui è stato scoperto il ricettore enfacelitico anti-nmda. Negli esseri umani, la malattia è curabile con steroidi e con una tecnica specifica che rimuove dal sangue gli anticorpi responsabili. Grazie alla star pubblica Knut è stato possibile fare questa scoperta incredibile e utile per future ricerche, dicono gli scienziati. “È stato il grilletto che ha fatto azionare nuovi studi e aperto possibilità ad altri animali”.