ECONOMIA
Lo ha annunciato un portavoce della commissione bilancio del Parlamento europeo
Ue, falliti i negoziati sul budget per il 2015
Senza accordo la Commissione presenterà un nuovo progetto per il 2015 che sarà oggetto di un nuovo negoziato in vista del voto del Parlamento in sede plenaria il 17 dicembre. I negoziati tra i ministri europei sul budget, che dovrebbe ammontare a 140 miliardi di euro nel 2015, erano stati già interrotti venerdì a causa di disaccordo tra i Paesi membri

Nessun accordo sul budget europeo tra i governi dell'Ue e l'Europarlamento. Lo ha annunciato un portavoce della commissione bilancio di Strasburgo. "Senza accordo sul budget europeo - ha precisato in un tweet - la Commissione europea presenterà un nuovo progetto per il 2015".
I negoziati tra i ministri europei sul budget, che dovrebbe ammontare a 140 miliardi di euro nel 2015, erano stati già interrotti venerdì a causa di disaccordo tra i Paesi membri, e sono ricominciati ieri. Il Parlamento europeo condiziona il suo assenso, come negli anni precedenti, a un accordo sugli aggiustamenti al bilancio 2014, gravato da quasi 30 miliardi di euro di passivo.
"Dobbiamo avere una risposta concreta al problema insopportabile delle fatture non pagate che si accumulano negli uffici delle commissioni, ha dichiarato la parlamentare europea francese Jean Arthuis. Queste insolvenze- ha aggiunto - "mettono in pericolo la credibilità delle autorità europee e alimentano gli argomenti degli eurofobici".
L'ammontare dei pagamenti previsti, pari a 140 miliardi, è maggiore del 3,3% al bilancio di previsione per il 2014, con un balzo del 24,5% a favore della ricerca e dell'educazione. Il Parlamento reclama, da parte sua, 146,4 miliardi di euro, in aumento dell' 8,1 rispetto all'anno precedente.
Senza accordo, la Commissione dovrà presentare un nuovo progetto di bilancio, che sarà oggetto di un nuovo negoziato in vista del voto del Parlamento in sede plenaria il 17 dicembre. Se neanche per allora si dovesse addivenire ad un'intesa, entrerebbe in vigore una sorta di esercizio provvisorio.
La delegazione parlamentare incaricata dei negoziati reclama il pagamento immediato di 4,7 miliardi di "fatture urgenti". Certi Stati membri e la Commissione vorrebbero poter contare su un "margine per gli imprevisti" di 5 miliardi di euro, ma altri Paesi, e soprattutto quelli che hanno più costi che benefici dall'Ue come la Francia e la Germania, si oppongono fermamente a questa ipotesi.
I negoziati tra i ministri europei sul budget, che dovrebbe ammontare a 140 miliardi di euro nel 2015, erano stati già interrotti venerdì a causa di disaccordo tra i Paesi membri, e sono ricominciati ieri. Il Parlamento europeo condiziona il suo assenso, come negli anni precedenti, a un accordo sugli aggiustamenti al bilancio 2014, gravato da quasi 30 miliardi di euro di passivo.
"Dobbiamo avere una risposta concreta al problema insopportabile delle fatture non pagate che si accumulano negli uffici delle commissioni, ha dichiarato la parlamentare europea francese Jean Arthuis. Queste insolvenze- ha aggiunto - "mettono in pericolo la credibilità delle autorità europee e alimentano gli argomenti degli eurofobici".
L'ammontare dei pagamenti previsti, pari a 140 miliardi, è maggiore del 3,3% al bilancio di previsione per il 2014, con un balzo del 24,5% a favore della ricerca e dell'educazione. Il Parlamento reclama, da parte sua, 146,4 miliardi di euro, in aumento dell' 8,1 rispetto all'anno precedente.
Senza accordo, la Commissione dovrà presentare un nuovo progetto di bilancio, che sarà oggetto di un nuovo negoziato in vista del voto del Parlamento in sede plenaria il 17 dicembre. Se neanche per allora si dovesse addivenire ad un'intesa, entrerebbe in vigore una sorta di esercizio provvisorio.
La delegazione parlamentare incaricata dei negoziati reclama il pagamento immediato di 4,7 miliardi di "fatture urgenti". Certi Stati membri e la Commissione vorrebbero poter contare su un "margine per gli imprevisti" di 5 miliardi di euro, ma altri Paesi, e soprattutto quelli che hanno più costi che benefici dall'Ue come la Francia e la Germania, si oppongono fermamente a questa ipotesi.