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SPORT

Londra

Rugby, verso la finale dei Mondiali: Australia-Nuova Zelanda

Nel tempio di Twickenham si gioca l'ultimo atto dei mondiali. Wallbies e All Blacks a caccia del terzo titolo

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La finale più attesa, le due regine del rugby mondiali contro nel tempio del rugby: oggi a Twickenham, Nuova Zelanda e Australia si sfidano per la vittoria della Coppa del Mondo.

Quattro titoli mondiali in campo, due per parte. Quarta finale per entrambe le nazionali, chi vince sale a tre titoli, come nessuna nazione. Il meglio della palla ovale.

In palio anche il primo posto nel ranking mondiale che gli All Blacks detengono ininterrottamente dal 2009, mentre per i Wallabies sarebbe una prima volta assoluta.

Una rivalità ormai storica (154 sfide, 105 vittorie per la Nuova Zelanda, 42 per l'Australia, 7 pareggi), per la prima volta valevole una finale mondiale: i tre precedenti (2-1 a favore degli australiani) sono sempre avvenuti in semifinale.

Favorita d'obbligo la Nuova Zelanda, che ha perso solo tre partite negli ultimi quattro anni (53 partite), da quando è guidata da Steve Hansen. Imbattuta addirittura da otto anni nella fase finale della Coppa: ultima sconfitta a Cardiff contro la Francia, era il 2007.

Da allora 13 vittorie in altrettante partite, che gli sono valse anche il mondiale di casa quattro anni fa. Mai nessuna nazione è riuscita a confermare il titolo vinto nell'edizione precedente: per gli All Blacks una vittoria significherebbe anche il primo mondiale lontano da Aukland dopo i trionfi nel 1987 e 2011.

Tanti i campioni tra gli All Blacks, a partire dal tre quarti ala Julian Savea, 25enne di origini maori, che ha già segnato otto mete in sei partite, meritandosi l'ingombrante paragone con Jonah Lomu. Il capitano sarà Richie McCaw, che detiene il record di presenze internazionali (147), mentre per l'apertura Dan Carter sarà l'ultima apparizione internazionale per migliorare il suo record assoluto di punti (1579, di cui 63 in questo mondiale).

Nel 2015 gli All Blacks hanno perso una sola volta, guarda caso proprio contro l'Australia che ha poi vinto la Rugby Championship. Il primo successo australiano dopo quattro anni di sconfitte, propiziato dall'avvento in panchina di Daniel Hourcade. Le stelle sono Bernard Foley, 26/enne mediano d'apertura, e David Pacock, che comanda la classifica dei turnovers (14). Se la Nuova Zelanda finora ha trionfato solo in casa, entrambi i successi dei Wallabies sono arrivati proprio nel Regno Unito: nel 1991 battendo a Twickenham l'Inghilterra, nel 1999 a Cardiff, nella finale contro la Francia. Una coincidenza che fa sognare Melbourne e dintorni.

Ad arbitrare il match sarà il gallese Nigel Owens, la vera favola di questa finale. A 26 anni fu salvato in extremis da un tentativo di suicidio, oggi, a 44 anni e dopo aver fatto coming out, è stato scelto per dirigere l'ultimo atto della rassegna iridata. Il gallese è un'autentica icona del rugby, un veterano della palla ovale che ha diretto tre finali di Heineken Cup e oltre 60 test match.

La strada per arrivare fino a Twickenham, però, è stata tutta in salita. Nato in un piccolo villaggio del Carmarthenshire, scoprì la sua passione per il rugby a 16 anni e in breve tempo capì di avere più talento da arbitro che non da giocatore. La sua promettente carriera toccò il punto più basso nel 1997, quando decise di togliersi la vita. "All'epoca avevo 26 anni e non volevo essere gay", ha raccontato in seguito.

Owen scrisse quindi una lettera ai suoi genitori, scalò una montagna dietro casa sua e assunse paracetamolo e whisky fino a perdere i sensi. Fu salvato dalla polizia, che lo trovò quasi per miracolo dopo averlo avvistato da un elicottero. La sua seconda vita è cominciata davvero nel 2007 quando, alla vigilia del suo primo Mondiale, ha rivelato al mondo la sua omosessualità.

Gli ostacoli non sono finiti lì. Circa un anno fa, infatti, Owens ha raccontato di avere pensato di chiudere la sua carriera da arbitro dopo essere stato preso di mira da alcuni tifosi con insulti omofobici durante un Inghilterra-Nuova Zelanda giocata proprio a Twickenham. Alla fine però ha prevalso l'amore per lo sport.