MONDO
Usa, i grandi elettori confermano la vittoria di Trump

Con il voto del collegio elettorale, la vittoria di Donald Trump è ufficiale: sarà il 45esimo presidente degli Stati Uniti. "Con questo storico passo possiamo guardare al brillante futuro che abbiamo davanti", ha dichiarato in una nota il presidente eletto, dopo aver superato senza sorprese la fatidica soglia dei 270 voti necessari per assicurarsi la Casa Bianca, cioè a dire la maggioranza assoluta dei 538 grandi elettori.
"I voti ufficiali espressi dal collegio elettorale hanno superato con un margine molto ampio quota 270, molto più grande di quanto non avessero immaginato i media", ha tenuto a sottolineare Trump, sempre con il dente avvelenato nei confronti del mondo dell'informazione. Il presidente eletto ha ottenuto il voto di 304 grandi elettori contro 306 che gli sarebbero spettati in base al verdetto dell'urna popolare dello scorso 8 novembre che però non blinda il collegio elettorale.
A tradire Trump, due soli "infedeli", proprio in Texas, lo stato che reso ufficiale la sua elezione facendogli superare la soglia dei 270 voti del collegio elettorale: hanno votato uno per il governatore dell'Ohio, John Kasich, e l'altro per l'ex parlamentare Ron Paul. Nello stato di Washington, tre voti che sarebbero spettati a Hillary Clinton, rivale democratica sconfitta alle presidenziali, sono andati all'ex segretario di Stato Colin Powell e uno a 'Faith Spotted Eagle', membro della tribu' dei Sioux che in South Dakota si oppone alla costruzione dell'oleodotto Dakota Access. Anche l'elezione del vice presidente eletto, Mike Pence, e' stata ratificata dai grandi elettori.
I componenti del collegio elettorale vengono designati in ogni stato in proporzione al numero dei deputati che mandano in Congresso più uno per ogni Senatore. Il Distretto di Columbia ha tre grandi elettori anche se non ha rappresentanti in parlamento. In Pennsylvania, che per la prima volta dal 1988 ha votato per un candidato alla presidenza repubblicano, centinaia di manifestanti sono scesi in piazza ieri contro Trump ad Harrisburg ma tutti e 20 i grandi elettori dello stato hanno confermato la sua elezione. Nello Utah, i temerari del "mai-Trump" hanno urlato "vergogna" ai sei grandi elettori dello stato che si apprestavano ad esprimere il loro voto a favore di Trump a Salt Lake City. En plein per il miliardario newyorchese pure tra i 29 grandi elettori della Florida e i 16 membri del collegio elettorale del Michigan, un altro stato che si e' tinto di rosso per la prima volta dal 1988. Proteste poi nella capitale americana, Washington Dc, al grido di "no-Trump, no KKK (Ku Klux Klan), no fascisti Usa".
Le contestazioni non hanno però sortito alcun effetto nelle capitali dove il voto si è svolto senza difficoltà. L'elezione sarà proclamata ufficialmente dal Congresso degli Stati Uniti il prossimo 6 gennaio, dopo la cerimonia della conta dei voti, ultimo atto prima del giuramento del prossimo 20 gennaio quando Trump si insediera' alla Casa Bianca.
"I voti ufficiali espressi dal collegio elettorale hanno superato con un margine molto ampio quota 270, molto più grande di quanto non avessero immaginato i media", ha tenuto a sottolineare Trump, sempre con il dente avvelenato nei confronti del mondo dell'informazione. Il presidente eletto ha ottenuto il voto di 304 grandi elettori contro 306 che gli sarebbero spettati in base al verdetto dell'urna popolare dello scorso 8 novembre che però non blinda il collegio elettorale.
A tradire Trump, due soli "infedeli", proprio in Texas, lo stato che reso ufficiale la sua elezione facendogli superare la soglia dei 270 voti del collegio elettorale: hanno votato uno per il governatore dell'Ohio, John Kasich, e l'altro per l'ex parlamentare Ron Paul. Nello stato di Washington, tre voti che sarebbero spettati a Hillary Clinton, rivale democratica sconfitta alle presidenziali, sono andati all'ex segretario di Stato Colin Powell e uno a 'Faith Spotted Eagle', membro della tribu' dei Sioux che in South Dakota si oppone alla costruzione dell'oleodotto Dakota Access. Anche l'elezione del vice presidente eletto, Mike Pence, e' stata ratificata dai grandi elettori.
I componenti del collegio elettorale vengono designati in ogni stato in proporzione al numero dei deputati che mandano in Congresso più uno per ogni Senatore. Il Distretto di Columbia ha tre grandi elettori anche se non ha rappresentanti in parlamento. In Pennsylvania, che per la prima volta dal 1988 ha votato per un candidato alla presidenza repubblicano, centinaia di manifestanti sono scesi in piazza ieri contro Trump ad Harrisburg ma tutti e 20 i grandi elettori dello stato hanno confermato la sua elezione. Nello Utah, i temerari del "mai-Trump" hanno urlato "vergogna" ai sei grandi elettori dello stato che si apprestavano ad esprimere il loro voto a favore di Trump a Salt Lake City. En plein per il miliardario newyorchese pure tra i 29 grandi elettori della Florida e i 16 membri del collegio elettorale del Michigan, un altro stato che si e' tinto di rosso per la prima volta dal 1988. Proteste poi nella capitale americana, Washington Dc, al grido di "no-Trump, no KKK (Ku Klux Klan), no fascisti Usa".
Le contestazioni non hanno però sortito alcun effetto nelle capitali dove il voto si è svolto senza difficoltà. L'elezione sarà proclamata ufficialmente dal Congresso degli Stati Uniti il prossimo 6 gennaio, dopo la cerimonia della conta dei voti, ultimo atto prima del giuramento del prossimo 20 gennaio quando Trump si insediera' alla Casa Bianca.