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MONDO

Storie americane

California, perde la famiglia negli incendi: "Per sopravvivere penso siano in vacanza"

La tragedia di Ed Bledsoe

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di Valentina Martelli
Le immagini dei telegiornali mostrano la distruzione causata dall’Uragano Michael a Mexico City Beach, in Florida. Case rase al suolo, lamiere contorte, detriti ovunque, il numero delle vittime che aumenta, lo scenario post apocalittico.

Dall’altra parte degli Stati Uniti, in California, Ed Bledsoe sospira, spegne la televisione e si alza. Sale in auto e guida pochi minuti mentre il panorama cambia veloce e i colori dell’autunno in Nord California diventano quelli di un altro scenario apocalittico. E’ quello che si è lasciato alle spalle il Carr Fire, l’incendio che tra il 23 luglio e il 30 agosto di questo anno ha bruciato 93 mila ettari di territorio nelle contee di Shasta e Trinity, uccidendo otto persone, tra le quali la moglie di Ed e i loro due pronipoti.

L’uomo parcheggia davanti a ciò che resta della loro abitazione, si accuccia tra carcasse di ferro che una volta erano cucina, mobilio, pezzi di vita e raccoglie un sasso, prova a pulirlo dalla cenere, grattandolo con le unghie, poi lo butta. Cerca qualche cosa che gli permetta di andare avanti, anche se si tratta ‘solo’ del sasso con l’arcobaleno che Emily aveva dipinto per lui. “Il colore dovrebbe essere rimasto intatto”, dice. Il resto della vita di Ed Bledsoe, 76 anni, se l’è portato via l’incendio. Sua moglie, Melody, 70 anni, James 5 anni e Emily, 4 -i pronipoti che la coppia stava crescendo - il vigile del fuoco che aveva cercato di aiutarli, un vicino che, a sua volta, non era fuggito in tempo. Case e ricordi. Milleseicento case.

Ci sono tante cose di quella terribile giornata che Ed si ripete. Una su tutte: nessuno avrebbe mai previsto che il fuoco si sarebbe mosso così in fretta. Per giorni, infatti, assieme alla moglie e ai vicini, aveva osservato il fumo alzarsi alto ma lontano, a ovest del Sacramento River. Poi il 26 luglio le fiamme avevano saltato il fiume dirigendosi verso Redding. Alle 17.30 assieme al figlio aveva iniziato a scavare linee di protezione, ammassando anche vecchi pneumatici. I vigili gli avevano detto di fermarsi, che le scintille generate ne avrebbero potuto scatenare un altro.

“Alle 19 mi chiamò il mio medico – ricorda Ed - Aveva bisogno di un aiuto per qualche lavoretto. Era a due soli isolati. Il fuoco ancora lontano. Decisi di andare”.

E’ proprio in quei minuti che il Carr Fire si trasforma, spinto dal vento, genera un tornado con, nel centro, una lama di fuoco che sradica alberi, lancia auto, e incendia tutto ciò che trova nel suo velocissimo percorso.

Sono le 19.15 quando Ed riceve la chiamata della moglie. Il fumo ha raggiunto la proprietà e gli chiede di tornare. Ma quei pochi isolati diventano impossibili da attraversare. Ci sono auto ferme, posti di blocco di polizia e vigili. Scende dall’auto e correndo, cerca di arrivare a casa. Intanto parla con la moglie al telefono: “Ti amo, sto arrivando, tenete duro” le dice. Melody gli passa il nipotino e Ed si perde nei ricordi e nel dolore, mentre racconta di quell’ultima chiamata: “Si sentiva già l’ometto di casa, ed ha cercato di essere forte fino all’ultimo, fino a quando gli angeli se lo sono preso”.

In prossimità della sua abitazione l’uomo trova una pattuglia della polizia che gli dice che la sua famiglia è stata salvata. “Per giorni hanno continuato le ricerche ma io sapevo che non c’erano più” - dice. Infine il ritrovamento. Nipotini e bisnonna avevano cercato di proteggersi sotto una coperta. Accanto a loro anche i resti dei due cani di famiglia.

Da quel giorno Ed Bledsoe trascorre ogni momento di luce sul perimetro della proprietà cercando pezzi di storia e di memorie. Oggi è una buona giornata perché ha ritrovato lo scheletro di un vecchio carrettino che James usava per portare in casa la legna per il caminetto.

“Lo sistemerò, così quando ritorna lo trova come nuovo”. – Poi abbassa la testa e aggiunge–. “Pensarli in vacanza, pensare che poi torneranno a casa è l’unico modo che ho per vivere”.