ECONOMIA
Camusso: "La ripresa non è all'altezza, restano disuguaglianze "
I dati generali del terzo 'Rapporto sulla qualità dello sviluppo in Italia, migliorano o sono stazionari, ma è proprio la mancanza di fiducia nella prospettiva economica, sia del Paese che delle famiglie, che colpisce. Pochi stanno meglio, molti continuano a stare male. Al massimo, la loro condizione smette di peggiorare"

"Le dinamiche della crescita in atto non diminuiscono le diseguaglianze né producono nuova occupazione, soprattutto di qualità". Così il leader della Cgil, Susanna Camusso, commenta il rapporto di Fondazione Di Vittorio e Istituto Tecnè:
"Continua a crescere la concentrazione della ricchezza e peggiora la percezione di una parte importante del mondo del lavoro e delle famiglie sul loro futuro. Colpisce la mancanza di fiducia".
E' "evidente - dice Camusso- che la qualità della ripresa non è all'altezza delle necessità; troppo forte il suo carattere congiunturale e non strutturale".
"Un fenomeno - sottolinea - che si tende a nascondere. Le diseguaglianze sono state una delle cause della crisi e il loro permanere nella fase più alta di crescita del Pil degli ultimi tre anni spiega il diffuso pessimismo e malcontento tra le persone e le forme di risentimento sociale di cui si alimentano i populismi".
I dati generali del terzo 'Rapporto sulla qualità dello sviluppo in Italia', aggiunge il segretario generale della Cgil, "migliorano o sono stazionari, ma è proprio la mancanza di fiducia nella prospettiva economica, sia del Paese che delle famiglie, che colpisce. Pochi stanno meglio, molti continuano a stare male. Al massimo, la loro condizione smette di peggiorare".
Dunque "è evidente - conclude - che la qualità della ripresa non è all'altezza delle necessità; troppo forte il suo carattere congiunturale e non strutturale, così come troppo elevata resta la differenza tra il nord e il sud del Paese. Per questo le proposte del sindacato insistono su investimenti produttivi, a partire dalle nuove tecnologie digitali, sul governo dell'innovazione e sulla qualità dell'occupazione".
Gli italiani non vedono futuro roseo,per 32% sarà peggiore
Italiani ancora pessimisti sul futuro economico del Paese tra un anno: per il 32%, infatti, sarà peggiore di oggi, per il 51% uguale e solo per il 17% migliore. Non va meglio la percezione sulla situazione economica della propria famiglia tra 12 mesi: il 75% pensa che sarà uguale a quella di oggi, mentre il 16% teme addirittura un peggioramento e solo il 9% vede un miglioramento. Emerge dal 'Rapporto 2017 sulla qualità dello sviluppo in Italia' elaborato dalla Fondazione Di Vittorio della Cgil e dall'Istituto Tecnè. Per quanto riguarda le attese sull'andamento dell'occupazione nei prossimi mesi, per il 44% resterà stabile, per il 38% farà registrare una diminuzione e solo per il 18% una crescita.
"Continua a crescere la concentrazione della ricchezza e peggiora la percezione di una parte importante del mondo del lavoro e delle famiglie sul loro futuro. Colpisce la mancanza di fiducia".
E' "evidente - dice Camusso- che la qualità della ripresa non è all'altezza delle necessità; troppo forte il suo carattere congiunturale e non strutturale".
"Un fenomeno - sottolinea - che si tende a nascondere. Le diseguaglianze sono state una delle cause della crisi e il loro permanere nella fase più alta di crescita del Pil degli ultimi tre anni spiega il diffuso pessimismo e malcontento tra le persone e le forme di risentimento sociale di cui si alimentano i populismi".
I dati generali del terzo 'Rapporto sulla qualità dello sviluppo in Italia', aggiunge il segretario generale della Cgil, "migliorano o sono stazionari, ma è proprio la mancanza di fiducia nella prospettiva economica, sia del Paese che delle famiglie, che colpisce. Pochi stanno meglio, molti continuano a stare male. Al massimo, la loro condizione smette di peggiorare".
Dunque "è evidente - conclude - che la qualità della ripresa non è all'altezza delle necessità; troppo forte il suo carattere congiunturale e non strutturale, così come troppo elevata resta la differenza tra il nord e il sud del Paese. Per questo le proposte del sindacato insistono su investimenti produttivi, a partire dalle nuove tecnologie digitali, sul governo dell'innovazione e sulla qualità dell'occupazione".
Gli italiani non vedono futuro roseo,per 32% sarà peggiore
Italiani ancora pessimisti sul futuro economico del Paese tra un anno: per il 32%, infatti, sarà peggiore di oggi, per il 51% uguale e solo per il 17% migliore. Non va meglio la percezione sulla situazione economica della propria famiglia tra 12 mesi: il 75% pensa che sarà uguale a quella di oggi, mentre il 16% teme addirittura un peggioramento e solo il 9% vede un miglioramento. Emerge dal 'Rapporto 2017 sulla qualità dello sviluppo in Italia' elaborato dalla Fondazione Di Vittorio della Cgil e dall'Istituto Tecnè. Per quanto riguarda le attese sull'andamento dell'occupazione nei prossimi mesi, per il 44% resterà stabile, per il 38% farà registrare una diminuzione e solo per il 18% una crescita.