POLITICA
"Servono liberalizzazioni vere, non quelle del governo"
Bersani: "Pd in crisi per isolamento e inconsistenza"
Così l'ex segretario del partito democratico in un'intervista alla rivista online di teoria e politica Pandora, nella quale afferma la necessità di "una battaglia politica" sul tema del partito e di ricomporre un "dialogo con le parti sociali

"La crisi del Pd cammina su queste due gambe: isolamento e inconsistenza. Sono due facce della stessa medaglia". Lo ha detto l'ex segretario Pier Luigi Bersani in un'intervista alla rivista online di teoria e politica Pandora, nella quale afferma la necessità di "una battaglia politica" sul tema del partito e di ricomporre un "dialogo con le parti sociali". Bersani parrla poi delle liberalizzazioni ritenendole necessarie. Ma fa riferimento a quella vere, "che poco hanno a che vedere - dice - ad esempio, con quelle varate dal Governo. Chiariamolo una volta per tutte. Liberalizzare - afferma l'ex segretario dem - è di sinistra quando sviluppa le forze produttive e affida lo scettro al cittadino lavoratore e consumatore; liberalizzare è di destra quando molla le briglie del capitale in situazioni protette".
Per Bersani è inoltre poi necessario "tradurre l'antipolitica in una sfida radicale di cambiamento, sociale e liberale: onestà, libertà, socialità, solidarietà, attaccando dei punti forti di senso comune con radicalità. Riassorbire questa lunga fase di antipolitica con meno di un'idea di cambiamento radicale non è possibile. "Il discredito della politica - afferma - ha dato la stura ad una nuova fase in cui è cominciato un nuovo messaggio antipolitico, personalistico e demagogico: il berlusconismo ha conformato l'immaginario, riducendo la politica a demagogia, tifoseria o rabbia impotente. Questa fase, che ha comportato l'estrema personalizzazione e l'impronunciabilità della parola partito, ha generato fenomeni che hanno mescolato sempre politica ed antipolitica. Anche noi, io stesso, abbiamo dovuto concedere qualcosa a questo sentimento". Per aprire una stagione di sviluppo per l'Italia, secondo Bersani "vi sono diverse misure che da adottare. Come costruire un "meccanismo fedeltà fiscale, recuperando risorse con strumenti adeguati. In seconda battuta, "sviluppare una politica di investimenti pubblici e privati, congiuntamente a misure di liberalizzazione".
Infine, per l'ex segretario "lo Stato deve poi garantire i presidi dell'equilibrio sociale, riducendo la forbice delle disuguaglianze che ostacola la crescita, garantire lavoro, un welfare di qualità e universalistico, fedeltà e progressività del sistema fiscale, e favorire gli investimenti (diretti e indiretti, a seconda dei casi). La funzione dello Stato, come è evidente, è fondamentale. Questi però sono 'pensieri lunghi', richiedono cioè una tenuta. Pretenderebbero quindi, e qui torniamo al discorso precedente, un collettivo. In esso il leader è pro-tempore, ma i paletti piantati rimangono al loro posto".
Per Bersani è inoltre poi necessario "tradurre l'antipolitica in una sfida radicale di cambiamento, sociale e liberale: onestà, libertà, socialità, solidarietà, attaccando dei punti forti di senso comune con radicalità. Riassorbire questa lunga fase di antipolitica con meno di un'idea di cambiamento radicale non è possibile. "Il discredito della politica - afferma - ha dato la stura ad una nuova fase in cui è cominciato un nuovo messaggio antipolitico, personalistico e demagogico: il berlusconismo ha conformato l'immaginario, riducendo la politica a demagogia, tifoseria o rabbia impotente. Questa fase, che ha comportato l'estrema personalizzazione e l'impronunciabilità della parola partito, ha generato fenomeni che hanno mescolato sempre politica ed antipolitica. Anche noi, io stesso, abbiamo dovuto concedere qualcosa a questo sentimento". Per aprire una stagione di sviluppo per l'Italia, secondo Bersani "vi sono diverse misure che da adottare. Come costruire un "meccanismo fedeltà fiscale, recuperando risorse con strumenti adeguati. In seconda battuta, "sviluppare una politica di investimenti pubblici e privati, congiuntamente a misure di liberalizzazione".
Infine, per l'ex segretario "lo Stato deve poi garantire i presidi dell'equilibrio sociale, riducendo la forbice delle disuguaglianze che ostacola la crescita, garantire lavoro, un welfare di qualità e universalistico, fedeltà e progressività del sistema fiscale, e favorire gli investimenti (diretti e indiretti, a seconda dei casi). La funzione dello Stato, come è evidente, è fondamentale. Questi però sono 'pensieri lunghi', richiedono cioè una tenuta. Pretenderebbero quindi, e qui torniamo al discorso precedente, un collettivo. In esso il leader è pro-tempore, ma i paletti piantati rimangono al loro posto".