MONDO
Maltempo sull'Himalaya
Tempesta di neve in Nepal, oltre 30 morti. Decine di escursionisti mancano all'appello
Si aggrava il bilancio dopo la bufera fuori stagione che ha investito la zona dell'Annapurna. Tra le vittime ci sono almeno dieci stranieri e si dispera di trovare in vita 5 alpinisti finiti sotto una valanga. Bloccati a 5mila metri di altezza anche quattro italiani: stanno bene, ma per ora non possono scendere

Più di 150 persone, fra cui 76 alpinisti stranieri, sono stati tratti in salvo sull'Himalaya dai servizi di soccorso nepalesi, a due giorni dalla tempesta di neve di martedì che ha causato 31 morti. Dalla spessa coltre di neve caduta nella zona dell’Annapurna, in Nepal, sono spuntati 23 corpi sulla rotta per la scalata, mentre altri scalatori che alloggiavano nel campo base investito da una valanga sono ancora dispersi e presumibilmente morti. Tre pastori di yak nepalesi sono rimasti uccisi dalla violenta tempesta scatenata dalla 'coda' finale del ciclone Hudhud che ha colpito la regione himalayana. "Abbiamo fatto molti progressi oggi", ha detto Ganesh Rai, l'ufficiale di polizia che sta coordinando i soccorsi, "abbiamo soccorso 154 persone, tra cui 76 stranieri".
Oltre trenta vittime
Le vittime accertate della tempesta fuori stagione e delle valanghe che hanno colpito l’area sono quindi oltre trenta, ma ci sarebbero almeno altri cinque dispersi su una montagna vicina e non è ancora stato possibile contattare molti escursionisti che risultavano nella zona. Numerose le persone bloccate e in attesa di soccorsi: tra loro c’è anche un gruppo di quattro italiani, tre valdostani e un romano.
Periodo insolto per bufere
La bufera di neve, causata da un ciclone arrivato alcuni giorni fa sull’India, ha imbiancato le montagne del Nepal in un periodo insolito. Ottobre viene considerato il periodo ideale per compiere escursioni e scalate e migliaia di stranieri si trovano nel paese. Le notizie sono ancora frammentarie perché l’area interessata non è facilmente raggiungibile. Finora sono stati identificati i corpi di quattro canadesi, due israeliani, un tedesco, un polacco, un indiano, un vietnamita e di undici guide nepalesi. Non si conoscono ancora le generalità di tre vittime e all’elenco dei morti vanno aggiunti anche tre pastori di yak.
Ancora dispersi e molti escursionisti isolati
Il bilancio potrebbe aggravarsi ulteriormente. Sul monte Dhaulagiri sono dispersi cinque alpinisti, che si dispera di poter trovare in vita. Si tratta di due slovacchi e tre guide nepalesi, finiti sotto una valanga. I soccorritori stanno inoltre ancora cercando di mettersi in contatto con più di un centinaio di escursionisti, sui 168 turisti registrati in attività di trekking, isolati a causa di problemi alle linee di comunicazione.
Bloccati anche quattro italiani: “Stiamo bene”
Tra le persone bloccate ci sono anche quattro italiani: si tratta del capo del Soccorso alpino valdostano Adriano Favre, di suo figlio, della gestrice del rifugio Ferraro in Val d’Ayas e di un loro amico di Roma. Sono in un campo base a 5mila metri di quota. Stanno bene, ma per ora non possono scendere. “È nevicato per 30 ore consecutive e al suolo ci sono 120 centimetri di neve – racconta Adriano Favre – Abbiamo soccorso dei gruppi di trekker e abbiamo ospitato al nostro campo sei persone. Posso immaginare che ci siano tantissime persone in difficoltà. Cercheremo di recuperare parte del materiale e di evacuare appena possibile, ma per riuscire a scappare da qui ci vorrà almeno una settimana”.
Oltre trenta vittime
Le vittime accertate della tempesta fuori stagione e delle valanghe che hanno colpito l’area sono quindi oltre trenta, ma ci sarebbero almeno altri cinque dispersi su una montagna vicina e non è ancora stato possibile contattare molti escursionisti che risultavano nella zona. Numerose le persone bloccate e in attesa di soccorsi: tra loro c’è anche un gruppo di quattro italiani, tre valdostani e un romano.
Periodo insolto per bufere
La bufera di neve, causata da un ciclone arrivato alcuni giorni fa sull’India, ha imbiancato le montagne del Nepal in un periodo insolito. Ottobre viene considerato il periodo ideale per compiere escursioni e scalate e migliaia di stranieri si trovano nel paese. Le notizie sono ancora frammentarie perché l’area interessata non è facilmente raggiungibile. Finora sono stati identificati i corpi di quattro canadesi, due israeliani, un tedesco, un polacco, un indiano, un vietnamita e di undici guide nepalesi. Non si conoscono ancora le generalità di tre vittime e all’elenco dei morti vanno aggiunti anche tre pastori di yak.
Ancora dispersi e molti escursionisti isolati
Il bilancio potrebbe aggravarsi ulteriormente. Sul monte Dhaulagiri sono dispersi cinque alpinisti, che si dispera di poter trovare in vita. Si tratta di due slovacchi e tre guide nepalesi, finiti sotto una valanga. I soccorritori stanno inoltre ancora cercando di mettersi in contatto con più di un centinaio di escursionisti, sui 168 turisti registrati in attività di trekking, isolati a causa di problemi alle linee di comunicazione.
Bloccati anche quattro italiani: “Stiamo bene”
Tra le persone bloccate ci sono anche quattro italiani: si tratta del capo del Soccorso alpino valdostano Adriano Favre, di suo figlio, della gestrice del rifugio Ferraro in Val d’Ayas e di un loro amico di Roma. Sono in un campo base a 5mila metri di quota. Stanno bene, ma per ora non possono scendere. “È nevicato per 30 ore consecutive e al suolo ci sono 120 centimetri di neve – racconta Adriano Favre – Abbiamo soccorso dei gruppi di trekker e abbiamo ospitato al nostro campo sei persone. Posso immaginare che ci siano tantissime persone in difficoltà. Cercheremo di recuperare parte del materiale e di evacuare appena possibile, ma per riuscire a scappare da qui ci vorrà almeno una settimana”.