Energia. Scaroni: ripresa Ue a rischio, no pregiudizi su shale gas
La ripresa dell'economia europea è a rischio a causa degli elevati costi dell'energia e, per uscire da questa "situazione drammatica", occorre esplorare senza pregiudizi la possibilita' di sfruttare le risorse di shale gas sul territorio o, in alternativa, rafforzare i rapporti con la Russia. E' quanto ha dichiarato l'ad di Eni, Paolo Scaroni, in un'intervista al quotidiano francese 'Les Echos'.

La ripresa dell'economia europea è a rischio a causa degli elevati costi dell'energia e, per uscire da questa "situazione drammatica", occorre esplorare senza pregiudizi la possibilita' di sfruttare le risorse di shale gas sul territorio o, in alternativa, rafforzare i rapporti con la Russia. E' quanto ha dichiarato l'ad di Eni, Paolo Scaroni, in un'intervista al quotidiano francese 'Les Echos'.
"E' evidente che l'Europa, e anche molti Stati membri, hanno accumulato una serie di gravi errori negli ultimi dieci anni", ha affermato Scaroni, "oggi ci ritroviamo con un cumulo di effetti negativi. Abbiamo i prezzi dell'energia tra i piu' elevati del mondo. Le emissioni di CO2 sono state ridotte principalmente perche' in Europa siamo in crisi, altrimenti, se l'economia andasse meglio, sarebbero in aumento. In terzo luogo, abbiamo la sicurezza degli approvvigionamenti a rischio perche' le centrali a gas vengono progressivamente chiuse in tutta Europa. Siamo arrivati a una situazione drammatica che mette a rischio la ripresa economica europea".
Per l'ad di Eni, le radici di queste criticita' stanno in "due problemi essenziali di governance". In primo luogo", ha sottolineato il manager, "la suddivisione delle responsabilita' sull'energia, a livello europeo, in quattro filoni: ambiente, industria, politica estera e concorrenza, senza che ci sia una figura che ne faccia una sintesi. Un secondo errore e' stata la ripartizione, per lo meno confusa, delle responsabilita' tra gli Stati membri e l'Ue".
"Personalmente, vedo due strade da esplorare", ha detto ancora Scaroni, "in primo luogo, proviamo a vedere se si puo' vivere in Europa la rivoluzione dello shale gas che abbiamo visto in Usa. Vediamo se ci sono giacimenti, se e' sfruttabile, competitivo, compatibile con l'ambiente".
"Prima di dire no allo shale gas, dobbiamo sapere di cosa si sta parlando", ha proseguito l'ad di Eni, "come sempre, il Paese piu' pragmatico in materia e' stato l'Inghilterra, mentre la Francia (che, secondo Scaroni, 'vive il problema con minor ansia perche' rimane privilegiata dalla scelta del nucleare') ha una posizione piu' ideologica. Francois Hollande ha detto: 'Fino a che saro' io il presidente, non ci sara' shale gas'. Gli auguro di non essere presidente troppo a lungo perche' rischia di avere un problema su questo fronte. Perche' escluderlo senza sapere di cosa si parla? Dire mai senza aver esplorato a fondo un argomento cosi' vitale mi sembra assurdo".
"L'altra via politica sarebbe quella di allearsi con la Russia", ha aggiunto il manager, "ma con questo Paese, che dispone di risorse di gas pressoche' illimitate e a costi molto bassi, noi europei abbiamo instaurato finora dei rapporti politici conflittuali. Le relazioni della Ue con la Russia sono puramente commerciali. A livello di Eni, abbiamo rapporti eccellenti con la Russia da oltre 40 anni. Con Rosneft, abbiamo un accordo per l'esplorazione di idrocarburi nel Mare di Barents e nel Mar Nero russo. Per quanto riguarda Gazprom, abbiamo un contratto commerciale con loro per rendere i prezzi del gas in linea con quelli europei. Il problema e' che il gas negli Stati Uniti si vende a 4 di dollari per milione di Btu. In Europa, si vende a 11-12 dollari". "Attraverso le negoziazioni commerciali si puo' passare da 12 a 10, ma resta il doppio del prezzo americano", ha spiegato Scaroni, "per passare a 4, bisogna trovare shale gas in Europa o trattare la Russia come partner. Poiche' la Russia ha interesse che l'Europa non si deindustrializzi. Ma il miglior modo per trattare con i russi non e' dare loro lezione tutti i giorni". "Noi occidentali abbiamo a volte atteggiamenti molto piu' tolleranti con regimi ancora piu' distanti dalla nostra cultura di quanto non lo sia la Russia", ha concluso l'ad di Eni, "noi tendiamo a fare gli insegnanti di democrazia alla Russia, dimenticando altri paesi certamente meno democratici".