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MONDO

L'Egitto dopo il Faraone

Egitto, tre anni fa le dimissione di Mubarak, ora la candidatura del generale Sisi

Tre anni con tre presidenti dopo che per 29 anni Mubarak è rimasto saldamente al potere sopravvivendo anche a sei tentativi di omicidio. Dopo le sue dimissioni, a seguito della rivolta di piazza Tahrir, viene eletto l'islamista Morsi, destituito. A fine mese ufficializzerà la sua candidatura alle presidenziali di aprile il nuovo uomo forte dell'Egitto, il generale Sisi

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Proteste contro Mubarak nel 2011
di Veronica FernandesIl Cairo (Egitto)
Nel terzo anniversario delle dimissioni di Hosni Mubarak il nuovo uomo forte dell'Egitto, al Sisi, ammanta di ufficialità la sua candidatura alle prossime presidenziali che si terranno ad aprile. A dirlo è Amr Moussa, presidente della commissione che ha redatto la nuova Costituzione. 

L'11 febbraio del 2011 il Faraone, il rais, Mubarak si dimette dalla carica di presidente con un annuncio del suo vice, Omar Suleiman. E dopo 29 anni il potere smette di essere nelle sue mani a seguito delle proteste di Piazza Tahrir quando migliaia di persone soffiano sull'Egitto il vento della Primavera Araba. Una rivoluzione che, a tre anni di distanza, lascia un Paese ancora in fase di transizione.

L'Egitto post Mubarak
A tre anni di distanza, con le elezioni alle porte, la storia dell'Egitto senza Mubarak è stata scritta solo in parte. A gennaio un referendum popolare ha approvato la nuova Costituzione, la terza in tre anni, che lascia amplissimi poteri all'esercito e introduce qualche passo avanti nell'ambito dei diritti umani e dell'uguaglianza tra uomini e donne. Intanto l'Egitto ha nel suo passato recente anche un altro ex presidente, il deposto Mohammed Morsi, islamista, che ora rischia la pena capitale. I Fratelli Musulmani, suo partito di riferimento, sono stati dichiarati fuori legge. Le manifestazioni di piazza hanno perso numeri e forza mediatica ma gli scontri e le proteste non si sono di certo placati. Il nuovo uomo forte è il generale al Sisi che si candiderà alle prossime presidenziali e il suo ministro degli Esteri ha appena partecipato alla conferenza di Montreaux sulla Siria.

La carriera di Mubarak
Nato nella provincia del Cairo, gelosissimo della sua vita privata e delle sue abitudini - la sua giornata lavorativa iniziava sempre alle 6:00 del mattino - Mubarak inizia la carriera militare nell'Aeronautica, si distingue nettamente nella guerra dello Yom Kippur e da suo vice, dopo l'assassinio di Sadat diventa presidente dell'Egitto nel 1981. Lui stesso subirà almeno sei tentativi di omicidio. 

29 anni di legge marziale fino alle dimissioni
Per tutti i 29 anni della sua presidenza Mubarak mantiene la legge marziale, una misura emergenziale introdotta dopo l'omicidio di Sadat. Da sempre alleato degli Stati Uniti, a otto anni dalla morte di Sadat - espulso per aver firmato il trattato con Israele - Mubarak riporta l'Egitto all'interno della Lega Araba. Fino al 2005 vince le elezioni senza voto, con una conferma referendaria, strada che deve cambiare a causa delle pressioni interne ed esterne introducendo una modifica alla Costituzione. Da quel momento possono presentarsi anche altri candidati ma anche in quel caso, e con accuse di brogli, Mubarak vince.

La rivoluzione di Piazza Tahrir
Sembrava eterna ma la sua carriera ha un'inversione a U con le proteste di massa di Piazza Tahrir che si riempie dell'insofferenza e del dissenso nei confronti del rais. venti giorni di manifestazioni - con oltre 250 mila persone, secondo al Jazeera. Inizia a vacillare, il Faraone: il primo febbraio annuncia che non si ricandiderà. La piazza si infiamma. Il 10 febbraio deve fare un altro passo indietro: il potere passerà al suo vice Omar Suleiman - dice alla TV di stato - ma rimarrà presidente. La piazza non gli dà tregua con le proteste. E lui, l'11 febbraio 2011, si dimette per bocca di Suleiman. 

Dopo la presidenza i quattro processi
Sono quattro i procedimenti a carico di Mubarak: il primo lo accusa della morte di centinaia di ragazzi durante la rivolta che lo ha portato alle dimissioni nel 2011. Condannato all'ergastolo il 2 giugno del 2012, insieme al suo ex ministro dell'Interno Habib al Adli, dopo mesi la Corte di Cassazione egiziana ha annullato la sentenza e disposto un nuovo processo . Gli altri tre riguardano accuse di corruzione: uno per guadagni illeciti, un altro per distrazione di fondi statali stanziati annualmente per il mantenimento dei palazzi presidenziali, il terzo per aver ricevuto regali dal principale organo di informazione statale, il giornale al Ahram.