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ITALIA

L'assessore con la pistola

Voghera, Adriatici non ricorda cosa sia successo al momento dello sparo: "E' un uomo distrutto"

La gip deve decidere sulla richiesta avanzata dalla procura di Pavia di confermare le misure cautelari ad Adriatici, ora ai domiciliari, per il pericolo della reiterazione del reato e dell'inquinamento delle prove. Sabato manifestazione a sostegno della famiglia della vittima

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L'assessore Massimo Adriatici non ricorda cosa sia successo al momento dello sparo che ha ucciso il trentanovenne Younes El Boussettaoui, una versione in parte contrastante con quella fornita inizialmente agli inquirenti del colpo partito accidentalmente al momento della caduta a terra. È quello che l'assessore alla Sicurezza del comune di Voghera ha spiegato alla giudice per le indagini preliminari Maria Cristina Lapi nell'interrogatorio di garanzia, accompagnato dal suo legale Gabriele Pipicelli.

Al termine dell'audizione, durata due ore, Adriatici è uscito scortato dai carabinieri che l'hanno riaccompagnato alla sua abitazione dove è agli arresti domiciliari.

La gip deciderà sabato sulla richiesta avanzata dalla procura di Pavia di confermare le misure cautelari ad Adriatici, ora ai domiciliari, per il pericolo della reiterazione del reato e dell'inquinamento delle prove.

La difesa di Adriatici: "Vittima di una violenza inaudita"
I legali dell'assessore hanno tenuto una conferenza stampa nella quale hanno provato a ricostruire la dinamica dell'incidente che ha portato all'uccisione del ragazzo di origine marocchine: "Adriatici non è uscito per andare a cercare El Boussettaoui". Spiega Pipicelli: "Come in altre circostanze, ha girato con quest'arma nella propria tasca perché aveva fatto richiesta di porto d'armi per delle situazioni di pericolo della persona che erano state rappresentate alle autorità competenti e che le autorità aveva ritenuto sussistenti, tant'è che gli era appena stato rinnovato il porto d'armi. Aveva sempre il colpo in canna perché, quando uno è sottoposto a un addestramento da poliziotto e si porta dietro un'arma, sa che se si trova in una situazione di pericolo e stress, può andare in panico. Se togli la sicura invece si può sparare senza stress e non fare ulteriori attività che ti portino via del tempo. Adriatici è stato vittima di una violenza inaudita e improvvisa che l'ha fatto cadere a terra procurandogli uno stato di confusione".

"E' un uomo distrutto"
"È un uomo distrutto, profondamente dispiaciuto: è una persona normale che non ha mai avuto un appunto nella sua carriera professionale", ha concluso il legale che ha anche escluso che tra il suo assistito e El Boussettaoui potessero esserci stati dei precedenti diverbi o momenti di tensione.

In piazza Meardi intanto la sorella della vittima Bahija, accompagnata dall'avvocato Debora Piazza, continua a cercare testimoni che possano ricostruire la dinamica dell'incidente, visto che le telecamere di sicurezza del Bar Ligure erano in quel momento fuori servizio.

Sabato pomeriggio sarà il giorno della manifestazione indetta dalla famiglia dove è prevista anche la partecipazione di diversi centri sociali nel nord Italia. Per questo la sindaca di Voghera Paola Garlaschelli ha scritto agli esercenti del centro dicendo di "prestare ogni opportuna attenzione" e suggerendo di "valutare l'eventuale chiusura della propria attività".

La ricostruzione della vicenda
In attesa dei risultati dell'autopsia su Youns Bousseataoui e dei rilievi scientifici intanto si stanno analizzando i filmati delle telecamere piazzate a piazza Meardi per ricostruire quanto accaduto la sera di martedì quando Massimo Adriatici, l'assessore comunale alla Sicurezza in quota Lega, ha sparato con la sua calibro 22 al 39enne. Già nella giornata di giovedì è emerso un video ripreso dai sistemi di sicurezza che mostra la vittima colpire con un pugno l'assessore Adriatici che cade a terra. La telecamera però non inquadra il momento dello sparo che resta quindi ancora una circostanza avvolta dal mistero.

Tre testimoni, due dei quali si scorgono nel video, avvalorerebbero la tesi degli inquirenti. Le loro deposizioni sono definite in Procura "coerenti". Per gli inquirenti, non si è trattato proprio di una una legittima difesa, ma di qualcosa che le assomiglia molto: un 'eccesso colposo' di legittima difesa, cioè l'indagato avrebbe calcolato male un pericolo che così grave non era per "imprudenza o imperizia". Di certo Adriatici stava 'tenendo d'occhio' quell'uomo perché poche ore prima al bar Cervino, non lontano dal 'Ligure', il gestore gli aveva detto che la sera precedente El Boussetaoui aveva infastidito alcuni clienti.

La legale dei familiari, Debora Piazza, che aveva assistito El Boussetaoui nei suoi precedenti processi per spaccio e resistenza, protesta perché i congiunti non sono stati informati dell'autopsia e non hanno potuto partecipare con un loro consulente.La Procura si è scusata, non sapeva che esistessero una sorella in Francia, un fratello in Svizzera e un padre a Novara a cui notificare l'informazione. Non è chiaro infine a quando risalgano i provvedimenti di espulsione a carico del senza dimora. La Procura non ne è a conoscenza, i carabinieri "parlano di almeno 3" fogli di via dal 2012 in poi, ma non sanno precisare le date, mentre all'avvocato della famiglia non risultano.

La sorella di Younes continua a chiedere giustizia: "E' stato ammazzato un innocente. Adriatici ha sparato con l'intenzione di ucciderlo, l'ha colpito al cuore. Stava male? Fino a due mesi non stava male, si' gli piaceva vivere all'aperto, in una casa soffocava. Ma solo da poco stava male a livello psichico, non so cosa sia successo".