MONDO
La crisi
Cuba. Pujol: "Le proteste in piazza sintomo di una rivoluzione irreversibile"
Intervista all'attore Alberto Pujol: "Il vero dramma sociale a Cuba è la libertà"

Migliaia di cubani sono scesi in piazza domenica scorsa per protestare contro il governo al grido di "libertà!", in una giornata senza precedenti che ha provocato centinaia di arresti, scontri e un morto dopo che il presidente Miguel Díaz-Canel aveva ordinato ai suoi sostenitori di fermare i manifestanti. Il ministro degli Esteri cubano Bruno Rodríguez ha definito le proteste semplicemente come “rivolte, disordini e vandalismo”. L'innesco della situazione attuale sembra essere un misto tra la gravità della situazione provocata dal Coronavirus e le misure economiche prese dal governo. Una grave crisi economica e sanitaria, la pandemia fuori controllo e una grave carenza di cibo, medicine e altri prodotti di base, oltre a lunghe interruzioni di corrente, hanno reso la vita a Cuba insostenibile. Le nuove generazioni non riconoscono il socialismo nel loro percorso di vita: è in atto una disobbedienza civile che chiede al regime cubano un cambiamento di rotta verso la libertà.
Abbiamo intervistato Alberto Pujol, famoso attore cubano che fa parte di quella generazione a cui sono stati chiesti i più grandi sacrifici in nome della rivoluzione e dei suoi leader.

Personalmente non credo che sia solo quello, questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il bicchiere. Il vero dramma sociale a Cuba è la libertà, e questo non è un fatto recente. Aver sostenuto il socialismo per più di 60 anni è stato un esperimento che ha portato alla follia. La mancanza di confronto, di informazione, di libertà di pensiero e di democrazia ha portato ad una rottura sociale che ha frantumato il paese. Il popolo cubano ha creduto e ha posto la speranza ingenuamente nel suo leader carismatico, Fidel Castro. La gente però ha cominciato ad accorgersi un po' alla volta che cominciava a mancare il minimo indispensabile per la sussistenza. Cioè le cose non andavano esattamente come le stavano raccontando.
La nuova generazione di giovani che ha manifestato per strada vuole cacciare la vecchia politica, cosa ne pensa?
Non è detto che la generazione attuale di Cuba debba rispettare ciò che erano le idee di trenta anni fa. I giovani di oggi hanno, attraverso la rete, accesso al mondo e alle notizie, lo Stato cubano con la sua organizzazione di governo pone delle condizioni che sono per i cittadini proibitive, il potere economico è dipendente del potere politico, è proibito fare impresa, è proibito crescere con idee alternative, chi attualmente è al governo del paese ha paura di perdere il potere politico, e non vogliono perderlo.
Ma c’è una presa di posizione da parte dei giovani?
La gente è affamata, la gente ha necessità elementari, sta letteralmente morendo, non ci sono servizi funebri, siamo in una pandemia, e il denaro che era destinato al popolo cubano è stato totalmente dirottato da un’altra parte. Hanno costruito hotel per incrementare la macchina del turismo, la classe politica cubana viaggia comodamente per le strade de L’Avana con la Mercedes Benz. L’altro ieri è stata arrestata un’attivista, la Youtuber Dina Stars, mentre rilasciava un’intervista in diretta con la televisione spagnola. Le guardie sono venute sotto casa sua e se la sono portata via. Quello che mi preoccupa di più è che non ci siano leader, neanche dell’opposizione che intervengano e che prendano una posizione in merito a ciò che sta avvenendo. Comunque il regime cubano continuerà a reprimere il popolo. Chiedo aiuto a tutte le forze democratiche del mondo che si riconoscono nella libertà per darci una mano.
Mi fa un esempio?
La gente è delusa e ha incominciato a lasciare il paese, sono circa due milioni i cubani sparsi per tutto il mondo. I giovani che sono scesi in piazza non si riconoscono in questo modello, non riescono a vedere risultati concreti di sviluppo, di benessere di condivisione del bene comune. Vedono tutto il contrario. La ricchezza è in mano a pochi e la rivoluzione per la libertà e la democrazia in Cuba è irreversibile.
La crisi economica che vive Cuba dipende anche dall’embargo degli Stati Uniti?
Io non sono d’accordo. Embargo è quando su tutto lo stato circolano pattuglie di militari a controllare, ma non siamo in questa situazione. Perché entra tanto denaro con cui si costruiscono strutture alberghiere, e la gente invece muore di fame? Nel paese ci sono coltivazioni e produzioni che potrebbero e dovrebbero mantenere il fabbisogno della popolazione, ma questo denaro lo stanno portando ai loro affari privati, non al paese. Come è possibile che ci sia tanto interesse solo per alcuni settori? È chiaro che ci sono accordi e protocolli che permettono a tutte queste persone al governo di disporre del denaro ‘interno’ all’estero.
L'opinione pubblica internazionale ha affermato che a Cuba mancano libertà, cibo e prospettive future. Il socialismo di Fidel Castro, Chavez, Lula, Morales, Ortega nel continente è fallito?
Totalmente! Ovunque ha avuto un fracasso, hanno venduto una propaganda con la promessa di fare buone opere quando in realtà hanno seminato miseria, come è successo anche in Nicaragua. Si è creduto per anni che a tutti potesse arrivare la sanità, l’istruzione, i diritti di base, ma non è così, perché anno dopo anno la popolazione si è impoverita sempre più e i risultati di questa mala gestione si sono visti domenica. La gente reclama i suoi diritti, diritti elementari, non vede nessun progresso nel paese. Hanno cambiato la costituzione legando le mani alla gente, Cuba ha venduto il suo sistema di propaganda a molti paesi in America Latina, che sembrava un sistema valoroso, ma ad un caro prezzo, al prezzo della libertà di espressione, di salute e della libertà di milioni di persone che credevano in un ideale.
Cosa chiedono i cubani all’opinione pubblica internazionale?
La popolazione cubana ha bisogno di aiuto in generale, la gente è stanca di soffrire i soprusi del regime. Abbiamo bisogno di un aiuto internazionale che fermi la repressione, in modo tale che ci sia l’opportunità di un plebiscito, di un dialogo, e di andare alle elezioni politiche. C’è una rottura sociale forte, c’è un divorzio tra il popolo e l’attuale dittatura, sono due strade diverse di vedere il futuro. La storia di Cuba, dopo le proteste dell’11 luglio, è cambiata totalmente. La bugia che ci hanno voluto vendere è stata svelata. Non ci sarà più un rappresentante del governo cubano che si rivolga nell’aula delle Nazioni Unite dicendo che Cuba è un paese di pace, dove si rispetta la diversità di pensiero. Sono menzogne che hanno portato oggi alla disobbedienza civile.