ITALIA
La app contestata
Tassisti milanesi contro Uber, servizio sospeso in città. In settimana vertice con Lupi
Non uno sciopero ma una protesta spontanea. "Un pugno nello stomaco per tutti". E in settimana vertice con il ministro Lupi

Non uno sciopero proclamato da tutte le organizzazioni di categoria come quello dello scorso 20 marzo, ma una protesta spontanea ha bloccato la circolazione dei taxi che in quasi tutta Milano sono rimasti fermi per protestare ancora una volta contro Uber, la multinazionale che attraverso la sua app mette a disposizione dei clienti un servizio di noleggio con conducente. Non si ferma quindi la protesta nata dopo che circa trecento tassisti avevano bloccato l'incontro organizzato al Wired Next Fest con la general manager di Uber Italia Benedetta Arese Lucini e l'assessore alla Mobilità del Comune Pierfrancesco Maran.
Dopo i momenti di tensione, già in serata i tassisti avevano deciso di non lavorare e altrettanto hanno fatto domenica: molti sono rimasti a casa, fermo il radiotaxi mentre in Stazione centrale, all'aeroporto di Linate e in molte piazzole di sosta è stato garantito il servizio solo ad anziani, donne incinte, portatori di handicap e famiglie con bambini. Frammentati in una ventina di sigle sindacali, senza sapere con chiarezza per quanto ancora proseguirà il blocco, i tassisti hanno reagito in modo compatto, "perché questo è un pugno arrivato nella pancia di tutti. Io - spiega un tassista alla stazione Centrale - non sono iscritto a nessuna sigla sindacale e non conosco neanche i colleghi che sono qui. Ma Uber fa male a tutti e quindi tutti abbiamo reagito nello stesso modo".
I seimila tassisti attivi fra Milano e comuni vicini, nei prossimi giorni cercheranno di riunirsi in assemblea per stabilire come proseguire la protesta contro un servizio che continuano a considerare illegale, a maggior ragione dopo il lancio di UberPop, il sistema che permette a chiunque abbia la patente da più di tre anni di registrarsi come autista e usare un veicolo privato per trasportare clienti. "UberPop ha scatenato l'inferno - spiega Silla Mattiazzi, coordinatore nazionale Uil trasporti - è il massimo dell'illegalità. Se passa il concetto che una multinazionale arriva e trasgredisce le regole, è il far west. E adesso succede a noi, ma nel futuro può succedere anche ad altre categorie".
"E' una protesta spontanea, non pianificata ma nata dal passaparola fra tassisti", aggiunge il portavoce del Comitato tassisti milanesi, Cosimo Tartaglia, che ha bocciato il piano in cinque punti proposto dall'assessore milanese alla Mobilità Pierfrancesco Maran: "E' una proposta solo peggiorativa - conclude il portavoce del comitato dei tassisti - Maran fa il suo lavoro per allontanare il problema, dato che sogna la pace sociale a Milano dicendo che è competenza di Roma". Ma i cinque punti del suo piano, evidenzia, "servono solo a regolarizzare Uber".
E adesso la questione finisce sul tavolo del ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, che ha convocato le parti in causa per un vertice mercoledì prossimo.
Dopo i momenti di tensione, già in serata i tassisti avevano deciso di non lavorare e altrettanto hanno fatto domenica: molti sono rimasti a casa, fermo il radiotaxi mentre in Stazione centrale, all'aeroporto di Linate e in molte piazzole di sosta è stato garantito il servizio solo ad anziani, donne incinte, portatori di handicap e famiglie con bambini. Frammentati in una ventina di sigle sindacali, senza sapere con chiarezza per quanto ancora proseguirà il blocco, i tassisti hanno reagito in modo compatto, "perché questo è un pugno arrivato nella pancia di tutti. Io - spiega un tassista alla stazione Centrale - non sono iscritto a nessuna sigla sindacale e non conosco neanche i colleghi che sono qui. Ma Uber fa male a tutti e quindi tutti abbiamo reagito nello stesso modo".
I seimila tassisti attivi fra Milano e comuni vicini, nei prossimi giorni cercheranno di riunirsi in assemblea per stabilire come proseguire la protesta contro un servizio che continuano a considerare illegale, a maggior ragione dopo il lancio di UberPop, il sistema che permette a chiunque abbia la patente da più di tre anni di registrarsi come autista e usare un veicolo privato per trasportare clienti. "UberPop ha scatenato l'inferno - spiega Silla Mattiazzi, coordinatore nazionale Uil trasporti - è il massimo dell'illegalità. Se passa il concetto che una multinazionale arriva e trasgredisce le regole, è il far west. E adesso succede a noi, ma nel futuro può succedere anche ad altre categorie".
"E' una protesta spontanea, non pianificata ma nata dal passaparola fra tassisti", aggiunge il portavoce del Comitato tassisti milanesi, Cosimo Tartaglia, che ha bocciato il piano in cinque punti proposto dall'assessore milanese alla Mobilità Pierfrancesco Maran: "E' una proposta solo peggiorativa - conclude il portavoce del comitato dei tassisti - Maran fa il suo lavoro per allontanare il problema, dato che sogna la pace sociale a Milano dicendo che è competenza di Roma". Ma i cinque punti del suo piano, evidenzia, "servono solo a regolarizzare Uber".
E adesso la questione finisce sul tavolo del ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, che ha convocato le parti in causa per un vertice mercoledì prossimo.