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ITALIA

Incidente probatorio al Palazzo di giustizia di Palermo

Strage di Lampedusa: la parola ai sopravvissuti

Davanti al gip, i superstiti del naufragio del 3 ottobre hanno raccontato le torture e le violenze subite fino all'arrivo davanti alle coste siciliane, dove 366 profughi hanno trovato la morte. In aula anche il somalo accusato di essere uno degli organizzatori della tragica traversata

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Il naufragio del 3 ottobre
Palermo
Entrano per la prima volta in un'aula di giustizia i racconti agghiaccianti degli stupri e delle torture subiti da un gruppo di profughi superstiti del naufragio del 3 ottobre 2013 in cui morirono, davanti alle coste di Lampedusa, 366 immigrati. Al Tribunale di Palermo, 7 eritrei hanno partecipato all'incidente probatorio del procedimento contro Mouhamud Muhidin, il somalo sospettato di essere uno degli organizzatori della tratta di migranti, che oggi era presente in aula. Per lui l'accusa è di tratta di esseri umani, associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e violenza sessuale.
Attraverso le testimonianze è stato possibile ricostruire quello che hanno vissuto i migranti: le vicende relative al viaggio, le violenze e le vessazioni subite, fino all'arrivo davanti alle coste lampedusane, dove 366 profughi hanno trovato la morte. 

Stupri e torture
Mouhamud Muhidin avrebbe fatto parte di una banda di criminali che hanno sequestrato nel deserto tra la Libia e il Sudan un gruppo di profughi, che poi avrebbero raggiunto le coste libiche per approdare a Lampedusa.  

L'accusato
Il somalo arrestato è arrivato a Lampedusa lo scorso 25 ottobre a bordo di un barcone con circa 90 profughi subsahariani. Quando i superstiti del naufragio del 3 ottobre lo hanno visto arrivare al centro di accoglienza non riuscivano a credere ai loro occhi: si sono ritrovati l'uomo che aveva li aveva tenuti segregati nel deserto. Hanno provato ad aggredirlo ma sono stati fermati dai responsabili del centro di accoglienza.

Torture, stupri e violenze
Sulla base di testimonianze dei superstiti, gli inquirenti hanno ricostruito gli orrori del viaggio, le violenze dei trafficanti e gli abusi subiti dalle donne ancor prima di salire su quella barca della speranza. I superstiti hanno raccontato di essere stati sequestrati nel deserto da uomini armati e di essere stati portati a Seebha, al confine tra Ciad e Libia, e tenuti prigionieri in una casa fino a quando si sono fatti mandare dai familiari 3000 dollari da pagare alla banda di sequestratori.  Dopo avere pagato il riscatto, i prigionieri sarebbero stati portati a Tripoli su dei camion e lì sarebbero stati chiusi in un'altra abitazione: solo in cambio di altri 1600 dollari sarebbero stati fatti salire su motoscafi con i quali avrebbero raggiunto, poi, il barcone naufragato.

Il racconto dei superstiti
"Siamo stati maltrattati e torturati per giorni dopo essere stati sequestrati al confine tra il Sudan e la Libia da un gruppo di somali a bordo di pick up sotto le minacce delle mitragliatrici. Arrivati in una specie di campo, alcuni di noi sono stati picchiati con manganelli e sono stati sottoposti a scariche elettriche". Tra i testimoni anche una giovane donna che non ha confermato però di essere stata stuprata: per gli inquirenti avrebbe taciuto per pudore.

Anche l'autore del video shock al Cie di Lampedusa sarà ascoltato da gip
Anche il giovane migrante autore del video shock sul trattamento antiscabbia nel centro d'accoglienza di Lampedusa dovrebbe essere ascoltato dal gip di Palermo nell'ambito delle indagini sulla tratta di migranti culminata il 3 ottobre scorso nella tragico naufragio di fronte all'Isola dei Conigli. Il ragazzo, che al momento si trova in Olanda, dovrebbe essere ascoltato il 16 gennaio.