SCIENZA
Credenze popolari
Venerdì 17, gli uomini di scienza sfidano la scaramanzia: "Essere superstiziosi porta male"
A Torino stasera conferenza del Cicap. Al termine percorso anti-superstizione per i partecipanti, con passaggi sotto le scale e sale da ribaltare. Il relatore, Roberto Mariottini: "Lo facciamo da anni e stiamo tutti bene. Purtroppo queste convinzioni infondate sono ancora fra noi e condizionano negativamente la vita di alcune persone"

Immaginate di rompere uno specchio, rovesciare il sale, passare sotto una scala e accorgervi che in quel momento un gatto nero vi sta attraversando la strada. Il tutto proprio oggi, cioè in un venerdì 17. Avete avuto un brivido? Siete superstiziosi. Avete mantenuto il controllo e la vostra serenità è intatta? Siete pronti ad affrontare il percorso anti-superstizione allestito questa sera alle 21 al Circolo Amici della Magia di Torino dal Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze.
Al termine di una conferenza dal titolo “Essere superstiziosi porta male”, i partecipanti saranno invitati a compiere una serie di gesti tradizionalmente considerati infausti. Nel giorno in cui molti credono che si scatenino misteriose forze negative, è il modo in cui i paladini della scienza intendono mostrare l'infondatezza di certe credenze popolari.
Quello di Torino è uno dei vari eventi organizzati oggi dal Cicap in giro per l'Italia. Roberto Mariottini, ingegnere torinese, sarà il relatore e ha già partecipato a iniziative simili in passato.
La prima domanda è d'obbligo: i reduci dei percorsi anti-superstizione degli scorsi anni stanno tutti bene?
Da quanto ci risulta, sì. Io fra l'altro li ho fatti affrontare a tutta la famiglia, agli amici e a diversi conoscenti e tutti stanno mediamente bene. Del resto, dal punto di vista scientifico non c'è nessuna ragione per cui scendere dal letto con un piede piuttosto che con un altro, far cadere del sale o passare sotto una scala debba avere conseguenze in un altro posto, in un altro tempo, per altri motivi.
Eppure molte persone ci credono. Cosa c'è alla base della superstizione?
Diversi studi hanno chiarito che il comportamento superstizioso è innato, nell'uomo e anche in alcuni animali. Poi c'è un altro discorso: queste credenze fanno parte della nostra cultura. Il classico “non è vero ma ci credo” in fondo ha una sua logica: magari non funziona, ma evitare un certo comportamento spesso non costa niente quindi è meglio stare sul sicuro. Noi che sappiamo che scientificamente questi atteggiamenti non servono a nulla possiamo solo riderne. Il problema è che queste convinzioni arrivano a condizionare la vita di alcune persone, quasi sempre negativamente. C'è persino chi prende un giorno di ferie tutti i venerdì 17 per non dover uscire di casa. Per fortuna sono casi sempre più rari.
Perché a portare sfortuna dovrebbe essere proprio il venerdì 17 e non, ad esempio, il sabato 18?
Ci sono diverse teorie. Il numero 17 era considerato sfortunato sin nell'antichità, si pensa già dagli antichi Romani. Una possibile spiegazione è che 17 con i numeri romani si scrive XVII, che è l'anagramma di VIXI. In latino significa “ho vissuto”, quindi non sono più vivo, cioè sono morto. Il venerdì invece è tradizionalmente infausto perché in quel giorno ad esempio è morto Gesù o perché nel Medioevo proprio di venerdì in Inghilterra venivano fatte le esecuzioni. Nella cultura anglosassone però ad essere sfortunato non è il 17, ma il 13. Nella cultura orientale invece il numero da evitare è il 4.
Quindi oggi è tradizionalmente un giorno infausto in Italia, ma non in altri paesi?
Sì, anche perché poi dipende dal calendario che si usa. Non serve andare troppo lontano per trovare tradizioni diverse: negli Stati Uniti o in Inghilterra il giorno sfortunato è il venerdì 13, come ricorda il titolo di un famoso film horror degli anni '80.
Quali sono le superstizioni più curiose in cui si è imbattuto?
Ce ne sono tantissime. Alcune mi affascinano perché sono quasi collegate alla magia. Ad esempio non si può regalare un fazzoletto perché serve per piangere, quindi con questo dono si augurerebbe a qualcuno di piangere. Questo, a sua volta, potrebbe portar male e favorire colpi di sfortuna. È evidente che passare sotto una scala potrebbe avere conseguenze negative immediate nel caso cadesse qualcosa dall'alto. In superstizioni del genere ci sono invece passaggi di secondo, terzo o quarto livello. Talvolta, per quanto si indaghi, in alcuni si fatica a capire che cosa abbia originato certe superstizioni. Hanno radici lontane, eppure sono ancora fra di noi.
Al termine di una conferenza dal titolo “Essere superstiziosi porta male”, i partecipanti saranno invitati a compiere una serie di gesti tradizionalmente considerati infausti. Nel giorno in cui molti credono che si scatenino misteriose forze negative, è il modo in cui i paladini della scienza intendono mostrare l'infondatezza di certe credenze popolari.
Quello di Torino è uno dei vari eventi organizzati oggi dal Cicap in giro per l'Italia. Roberto Mariottini, ingegnere torinese, sarà il relatore e ha già partecipato a iniziative simili in passato.
La prima domanda è d'obbligo: i reduci dei percorsi anti-superstizione degli scorsi anni stanno tutti bene?
Da quanto ci risulta, sì. Io fra l'altro li ho fatti affrontare a tutta la famiglia, agli amici e a diversi conoscenti e tutti stanno mediamente bene. Del resto, dal punto di vista scientifico non c'è nessuna ragione per cui scendere dal letto con un piede piuttosto che con un altro, far cadere del sale o passare sotto una scala debba avere conseguenze in un altro posto, in un altro tempo, per altri motivi.
Eppure molte persone ci credono. Cosa c'è alla base della superstizione?
Diversi studi hanno chiarito che il comportamento superstizioso è innato, nell'uomo e anche in alcuni animali. Poi c'è un altro discorso: queste credenze fanno parte della nostra cultura. Il classico “non è vero ma ci credo” in fondo ha una sua logica: magari non funziona, ma evitare un certo comportamento spesso non costa niente quindi è meglio stare sul sicuro. Noi che sappiamo che scientificamente questi atteggiamenti non servono a nulla possiamo solo riderne. Il problema è che queste convinzioni arrivano a condizionare la vita di alcune persone, quasi sempre negativamente. C'è persino chi prende un giorno di ferie tutti i venerdì 17 per non dover uscire di casa. Per fortuna sono casi sempre più rari.
Perché a portare sfortuna dovrebbe essere proprio il venerdì 17 e non, ad esempio, il sabato 18?
Ci sono diverse teorie. Il numero 17 era considerato sfortunato sin nell'antichità, si pensa già dagli antichi Romani. Una possibile spiegazione è che 17 con i numeri romani si scrive XVII, che è l'anagramma di VIXI. In latino significa “ho vissuto”, quindi non sono più vivo, cioè sono morto. Il venerdì invece è tradizionalmente infausto perché in quel giorno ad esempio è morto Gesù o perché nel Medioevo proprio di venerdì in Inghilterra venivano fatte le esecuzioni. Nella cultura anglosassone però ad essere sfortunato non è il 17, ma il 13. Nella cultura orientale invece il numero da evitare è il 4.
Quindi oggi è tradizionalmente un giorno infausto in Italia, ma non in altri paesi?
Sì, anche perché poi dipende dal calendario che si usa. Non serve andare troppo lontano per trovare tradizioni diverse: negli Stati Uniti o in Inghilterra il giorno sfortunato è il venerdì 13, come ricorda il titolo di un famoso film horror degli anni '80.
Quali sono le superstizioni più curiose in cui si è imbattuto?
Ce ne sono tantissime. Alcune mi affascinano perché sono quasi collegate alla magia. Ad esempio non si può regalare un fazzoletto perché serve per piangere, quindi con questo dono si augurerebbe a qualcuno di piangere. Questo, a sua volta, potrebbe portar male e favorire colpi di sfortuna. È evidente che passare sotto una scala potrebbe avere conseguenze negative immediate nel caso cadesse qualcosa dall'alto. In superstizioni del genere ci sono invece passaggi di secondo, terzo o quarto livello. Talvolta, per quanto si indaghi, in alcuni si fatica a capire che cosa abbia originato certe superstizioni. Hanno radici lontane, eppure sono ancora fra di noi.