MONDO
Mercoledì 18 agosto 2021
Le notizie dal mondo, la rassegna stampa internazionale

Il ponte aereo più ampio da decenni per riscattare almeno in parte la disfatta. Mentre l'Occidente reagisce affannosamente all'epilogo afgano, governanti, vertici militari, intelligence cecano di scendere dal banco degli imputati, degli sconfitti. E di disinnescare una minaccia politicamente letale: l'afflusso di milioni di rifugiati afgani.
E' questo il tema del giorno sulla stampa europea, e lascia a margine l'altro argomento spinoso, scomodo, macchiato da migliaia di morti: la riflessione sul dopo 11 settembre, il fallimento della pax americana in Afghanistan come in Iraq.
ABC
L'amnistia dei talebani non frena l'esodo
I leader dei miliziani impongono il rigore islamista e politici e giornalisti afgani si nascondono per evitare di venire assassinati. La Germania evacuerà 10mila persone nei prossimi giorni mentre gli USA blinderanno l'aeroporto di Kabul. Sanchez lasciato fuori dai giochi mentre Johnson, Merkel e Macron coordinano i rimpatri e gli aiuti
Tre messaggi su Twitter per registrare il decollo dell'aereo A400M dalla base di Saragozza e il suo arrivo a Dubai. Questa è stata la presenza pubblica del Primo Ministro, Pedro Sánchez , davanti agli spagnoli per affrontare la crisi in Afghanistan, dove 25 spagnoli sono all'aeroporto di Kabul in attesa di rimpatrio; così come il personale afghano di collaboratori, circa 400. Nessuna apparizione, nessuna conferenza stampa. Un piano silenzioso, con un minimo di logoramento a quello che potrebbe accadere e condizionato anche dal suo soggiorno estivo a Lanzarote, che si concluderà la prossima settimana con il primo Consiglio dei ministri, martedì, dopo le vacanze governative. Questa assenza è criticata dai partiti di opposizione mentre altri leader europei e internazionali dialogano, convocano le Camere e riferiscono pubblicamente sulle iniziative dei loro governi.
L'Humanité
Dovere di accoglienza
Le istituzioni internazionali si stanno preparando per un grande afflusso di esuli. L'Ufficio dell'Alto Commissario per i Rifugiati ha stimato la scorsa settimana che l'80% delle persone che attraversano i confini dell'Afghanistan sono donne e bambini. "Non guarderemo le persone aggrapparsi agli aerei senza fare nulla, la Francia non può sottrarsi alle proprie responsabilità", ha affermato Cécile Dumas, PCF. "Ora c'è ancora tempo per intraprendere azioni serie per salvare vite umane garantendo vie legali di partenza. La Francia ha i mezzi per farlo. Facciamolo, dobbiamo distribuire visti!"
Le Figaro
Afghanistan: l'Europa vuole evitare un'ondata migratoria
Francia e Germania auspicano una risposta coordinata per far fronte alle conseguenze della crisi a Kabul, che potrebbe generare movimenti di persone importanti
Nell'editoriale Philippe Gelle parla di ipocrisia citando le parole di Macron ai francesi sulla protezione del paese dai flussi migratori, criticate da socialisti e verdi, che chiedono di accordare a tutti gli afghani lo status di vittime dei talebani e dei nostri errori. Gli afghani sono già il secondo contingente di richiedenti asilo in Europa, il primo in Francia (10mila l'anno nel 2018, richieste approvate al 90%). La Germania propone di accoglierne 500mila. Gli USA sono pronti a distribuire 30mila visti ai collaboratori e alle loro famiglie. Per i talebani è essenziale che non vengano interrotti gli aiuti dall'Occidente, per evitare il rischio di catastrofe umanitaria, aiuti dai quali dipendono 16 milioni di afghani
L'Opinion
Macron rilancia il dibattito sui migranti
Olivier Auguste: il rischio migratorio afgano sfida la coesione europea. L'Ue deve prepararsi. Gli immigrati economici cercheranno inevitabilmente di mimetizzarsi con il flusso degli oppressi: d'ora in poi i Ventisette dovranno concordare identici criteri per determinare chi può essere accolto in nome del diritto d'asilo, e "delocalizzare" le procedure affinché i richiedenti asilo conoscano la risposta prima ancora di uscire di casa. I paesi di transito, guidati dalla Turchia, cercheranno ancora una volta di monetizzare la loro cooperazione: l'Europa deve concordare una risposta per opporsi. Gli Stati membri rischiano di dover cavarsela da soli di fronte alla marea umana, come Grecia e Italia per sei anni: i loro partner europei devono impegnarsi in misure efficaci di solidarietà. La procedura "Dublino" impone ancora anni di vagabondaggio indecoroso a persone il cui status di rifugiato è chiaro: d'ora in poi, la sua revisione deve essere rimessa all'ordine del giorno. Tutto per evitare di rivivere il caos dell'ondata migratoria 2015-2016. Mettere d'accordo 27 paesi, ciascuno con i propri secondi fini nazionali e le proprie scadenze elettorali, sarà estremamente difficile. Ragione in più per metterci mano, senza attendere la pressione degli eventi, avviando discussioni tra le capitali di buona volontà.
Tagesspiegel
L'esercito fa volare i tedeschi e i loro collaboratori
La Lutfwaffe rende operativo il piano di evacuazione da Kabul, il governo federale cerca un canale di comunicazione affidabile con i talebani, che promettono l'amnistia agli statali
Perché "il 2015 non può ripetersi" è sbagliato e vergognoso Scrive Anna Thevalt: non erano passate nemmeno 24 ore da quando la notizia della marcia dei talebani su Kabul aveva fatto il giro del mondo, che già diversi politici tedeschi stavano cimentandosi con la stessa frase in forme leggermente diverse. Oltre ai massimi esponenti dell'AfD, numerosi politici di spicco della CDU, incluso il candidato alla cancelleria Armin Laschet. Hanno detto: "Il 2015 non può ripetersi". L'anno, diventato una cifra, è stato così catapultato nel bel mezzo della campagna elettorale federale tedesca. Questo riferimento "2015" oscura due volte la vista. Da un lato, suggerisce che ci sia un'interpretazione generalmente valida e negativa di "2015", l'anno dell'afflusso di profughi siriani. Dall'altro, si evita di concentrarsi sulle necessità immediate degli afghani. Nella sua dichiarazione sul "2015", Laschet ha aggiunto che questa volta gli aiuti umanitari devono arrivare nella regione in tempo utile, ma ha anche alluso a una presunta minaccia per i tedeschi in Germania. In tal modo, alimenta timori che devono essere trascurati a favore dei bisogni di persone in Afghanistan che temono per la loro vita. Questo egoismo vuole assicurarsi la propria carriera politica: il primo pensiero dopo la storica sconfitta dell'Occidente in Afghanistan è la propria eleggibilità da parte di una popolazione che si presume non abbia più alcuna tolleranza verso i rifugiati.
FAZ
I talebani promettono diritti per le donne nel rispetto della sharia
Berthold Kohler: il campo minato immigrazione
l ministro della Difesa Kramp-Karrenbauer ha ordinato agli aerei della Bundeswehr che atterrano a Kabul di portare quanti più tedeschi e afgani possibile. Poiché questo ponte aereo non può durare per sempre, il numero di afgani che sfuggiranno ai talebani in questo modo rimarrà comunque gestibile. Nel caso del "personale locale" che aveva lavorato per la Bundeswehr o per le organizzazioni civili tedesche e che quindi hanno brutte cose da temere, in Germania c'è consenso: dobbiamo prenderli.
Tutti gli altri afghani non possono aspettarsi che l'illimitata "cultura dell'accoglienza" dell'autunno 2015 risorga. Nessun partito vuole bruciarsi le dita su questo ferro rovente poche settimane prima delle elezioni federali. Nemmeno i Verdi chiedono l'apertura totale, li allontanerebbe dal centro politico, da quegli elettori di cui hanno bisogno per superare la soglia del 20%. Per Laschet l'argomento è un campo minato in cui ogni passo falso può portare a mutilazioni politicamente fatali. Laschet a suo tempo sostenne le decisioni della Merkel. Ma anche lui vuole imparare dagli errori commessi all'epoca: chiede che i rifugiati dall'Afghanistan siano accolti prima possibile nei paesi vicini. Questi dovrebbero essere sostenuti finanziariamente. Questa è senza dubbio un'idea migliore che lasciare che i rifugiati vengano in Germania. Ma paesi come il Pakistan e l'Iran approveranno il piano tedesco? I rifugiati non sono usati come leva solo dal dittatore bielorusso. Il nuovo governo federale dovrà affrontare decisioni difficili sulla politica migratoria.
The Times
Il Regno Unito accoglierà 20mila afghani
Boris Johnson accorderà il visto ai rifugiati: "abbiamo nei loro confronti un debito". Il Times scrive che i piani prevedono l'arrivo di 5.000 rifugiati in Gran Bretagna nel primo anno, dando la priorità a coloro che sono "più a rischio di abusi dei diritti umani" da parte dei Talebani.
The Guardian
Il Regno Unito prenderà 20mila rifugiati in fuga dal regime dei talebani
Si tratta soprattutto di donne e bambini. Il Foreign Office conta di accoglierli prima nei Paesi vicini e poi nei prossimi 5 anni di assorbirli gradualmente nel Regno Unito
Daily Mirror
Fuga dai talebani
Salviamoli. Una ragazzina afghana e il suo fratellino, il loro Paese scende agli inferi. Ne accoglieremo 20mila, 5 mila quest'anno. Non è abbastanza
Daily Telegraph
Patel chiede all'Europa aiuto nell'accoglienza dei rifugiati
Il ministro dell'Interno Priti Patel esorta altri paesi europei a offrire rifugio agli afgani in fuga dai talebani. Il giornale suggerisce i timori che il numero di rifugiati afgani potrebbe portare ad una nuova crisi dei migranti in tutto il continente. Dalle colonne del Telegraph Patel dice: il Regno Unito vuole dare l'esempio con il suo schema di reinsediamento, ma "non possiamo farlo da soli".
The I
Fidatevi di noi, dicono i talebani
Il portavoce dei miliziani promette la tutela delle donne ma nel rispetto della sharia
Definisce le violenze di questi giorni 'un problema tecnico' e promette: 'questa volta non ospiteremo terroristi'. I giornalisti a Kabul avvertiti: ' i media non lavorino contro di noi'. Migliaia intrappolati nella capitale in attesa dell'evacuazione aerea
The independent
Le donne saranno tutelate, dicono i talebani
I miliziani cercano di rassicurare il mondo ma a Kabul cominciano le retate e gli arresti
Die Presse
Le opzioni di potenza dei talebani
A Kabul la leadership dei miliziani è sorprendentemente moderata. Ma per quanto? Almeno tre gli scenari plausibili per il futuro. Quello che è cambiato dopo 20 anni è il rapporto dei Talebani con i media occidentali, il lessico diplomatico affinato in mesi di negoziato con gli americani a Doha, i più stretti contatti politici con i Paesi vicini: la consapevolezza dell'opportunità di dire e non dire, delle parole da usare in queste ore
NYT
Malala: temo per le mie sorelle afghane
Quando i talebani hanno preso il controllo della mia città natale nella valle dello Swat in Pakistan nel 2007 e poco dopo hanno vietato alle ragazze di ricevere un'istruzione, ho nascosto i miei libri sotto il mio lungo e pesante scialle e sono andata a scuola spaventata. Cinque anni dopo, quando avevo 15 anni, i talebani hanno cercato di uccidermi per aver parlato del mio diritto ad andare a scuola. Non posso fare a meno di essere grata per la mia vita attuale. Dopo essermi laureata l'anno scorso e aver iniziato un percorso professionale, non riesco a immaginare di perdere tutto, tornare a una vita definita per me da uomini armati. Educazione, libertà, protezione. Ascoltiamo quello che ci dicono in queste ore le donne afgane.
FT
Non abbandoniamo un intero Paese al caos, scrive David Miliband (laburista, ex ministro degli esteri britannico)
Edward Luce: l'Afghanistan e il tragico verdetto sull'America del post 11 settembre
La tendenza di default dell'America è di vedere il resto del mondo in bianco e nero. Tale fu la risposta agli attacchi dell'11 settembre alla patria statunitense 20 anni fa. O il mondo era con l'America o contro di essa. Collegato a questo è il presupposto che gli amici vogliono rifarsi a immagine e somiglianza dell'America, mentre i nemici sono fuori dal mondo. Tale pensiero binario è una forza profonda quando si affronta una minaccia profonda, come il fascismo o il comunismo. Ma la maggior parte delle sfide sono più grigie di così. Una visione manichea del mondo raramente produce una buona politica estera. La storia recente dell'Afghanistan è stata una lezione di come questo istinto possa portare l'America fuori strada. Dopo l'11 settembre, ogni partito americano ha scelto un paese come obiettivo per la costruzione della nazione. I repubblicani scelsero l'Iraq. I democratici scelsero l'Afghanistan. La divisione fu decisa dalla politica interna piuttosto che dalle condizioni all'estero. Ad ogni punto della storia post 11 settembre, le grandi decisioni degli Stati Uniti sono state basate sulle condizioni sul terreno - il terreno a Washington. c'è anche una qualità manichea nella visione del mondo di Biden. Nelle ultime settimane Biden ha sostenuto che non ci sono prove che una continua presenza degli Stati Uniti possa portare alla pace in Afghanistan. Non ne consegue che l'Afghanistan debba essere abbandonato a un destino teocratico. Ci sono scenari più grigi nel mezzo, nessuno dei quali è stato apparentemente degno di considerazione. Come i suoi predecessori, Biden ha mantenuto una promessa elettorale.
FT
i talebani promettono il rispetto delle donne nell'ambito della sharia
WSJ
Afgani terrorizzati lottando per uscire dal Paese
Biden sapeva dei rischi di un ritiro precipitoso
In una serie di incontri che hanno portato alla sua decisione, i funzionari militari e dell'intelligence hanno detto a Biden che la sicurezza si stava deteriorando in Afghanistan, ed hanno espresso preoccupazione sia per le capacità dell'esercito afghano sia per la probabile capacità dei talebani di conquistare le principali città afgane .
Mike Pence: Biden ha mandato a pezzi il nostro accordo con i talebani.
Assistiamo a un'umiliazione di politica estera che non vedevamo dalla crisi degli ostaggi in Iran. Biden ha messo in imbarazzo l'America sulla scena mondiale, ha indotto gli alleati a dubitare della nostra affidabilità e ha incoraggiato i nemici a mettere alla prova la nostra determinazione. Peggio ancora, ha disonorato la memoria degli eroici americani che hanno contribuito a portare i terroristi davanti alla giustizia dopo l'11 settembre, e di tutti coloro che hanno prestato servizio in Afghanistan negli ultimi 20 anni.
Project Syndicate
Brhama Chellaney, professore di studi strategici presso il Center for Policy Research di Nuova Delhi e membro della Robert Bosch Academy di Berlino
A Kabul è morta la pax americana
Il disfacimento dello sforzo per costruire un Afghanistan democratico e laico rappresenterà una minaccia molto più grande per il mondo libero rispetto al crollo della Siria. Il potere assoluto dei talebani ei legami con il jihadismo globale prima o poi minacceranno gli interessi di sicurezza degli Stati Uniti in patria e all'estero.
E' questo il tema del giorno sulla stampa europea, e lascia a margine l'altro argomento spinoso, scomodo, macchiato da migliaia di morti: la riflessione sul dopo 11 settembre, il fallimento della pax americana in Afghanistan come in Iraq.

L'amnistia dei talebani non frena l'esodo
I leader dei miliziani impongono il rigore islamista e politici e giornalisti afgani si nascondono per evitare di venire assassinati. La Germania evacuerà 10mila persone nei prossimi giorni mentre gli USA blinderanno l'aeroporto di Kabul. Sanchez lasciato fuori dai giochi mentre Johnson, Merkel e Macron coordinano i rimpatri e gli aiuti
Tre messaggi su Twitter per registrare il decollo dell'aereo A400M dalla base di Saragozza e il suo arrivo a Dubai. Questa è stata la presenza pubblica del Primo Ministro, Pedro Sánchez , davanti agli spagnoli per affrontare la crisi in Afghanistan, dove 25 spagnoli sono all'aeroporto di Kabul in attesa di rimpatrio; così come il personale afghano di collaboratori, circa 400. Nessuna apparizione, nessuna conferenza stampa. Un piano silenzioso, con un minimo di logoramento a quello che potrebbe accadere e condizionato anche dal suo soggiorno estivo a Lanzarote, che si concluderà la prossima settimana con il primo Consiglio dei ministri, martedì, dopo le vacanze governative. Questa assenza è criticata dai partiti di opposizione mentre altri leader europei e internazionali dialogano, convocano le Camere e riferiscono pubblicamente sulle iniziative dei loro governi.

Dovere di accoglienza
Le istituzioni internazionali si stanno preparando per un grande afflusso di esuli. L'Ufficio dell'Alto Commissario per i Rifugiati ha stimato la scorsa settimana che l'80% delle persone che attraversano i confini dell'Afghanistan sono donne e bambini. "Non guarderemo le persone aggrapparsi agli aerei senza fare nulla, la Francia non può sottrarsi alle proprie responsabilità", ha affermato Cécile Dumas, PCF. "Ora c'è ancora tempo per intraprendere azioni serie per salvare vite umane garantendo vie legali di partenza. La Francia ha i mezzi per farlo. Facciamolo, dobbiamo distribuire visti!"

Afghanistan: l'Europa vuole evitare un'ondata migratoria
Francia e Germania auspicano una risposta coordinata per far fronte alle conseguenze della crisi a Kabul, che potrebbe generare movimenti di persone importanti
Nell'editoriale Philippe Gelle parla di ipocrisia citando le parole di Macron ai francesi sulla protezione del paese dai flussi migratori, criticate da socialisti e verdi, che chiedono di accordare a tutti gli afghani lo status di vittime dei talebani e dei nostri errori. Gli afghani sono già il secondo contingente di richiedenti asilo in Europa, il primo in Francia (10mila l'anno nel 2018, richieste approvate al 90%). La Germania propone di accoglierne 500mila. Gli USA sono pronti a distribuire 30mila visti ai collaboratori e alle loro famiglie. Per i talebani è essenziale che non vengano interrotti gli aiuti dall'Occidente, per evitare il rischio di catastrofe umanitaria, aiuti dai quali dipendono 16 milioni di afghani

Macron rilancia il dibattito sui migranti
Olivier Auguste: il rischio migratorio afgano sfida la coesione europea. L'Ue deve prepararsi. Gli immigrati economici cercheranno inevitabilmente di mimetizzarsi con il flusso degli oppressi: d'ora in poi i Ventisette dovranno concordare identici criteri per determinare chi può essere accolto in nome del diritto d'asilo, e "delocalizzare" le procedure affinché i richiedenti asilo conoscano la risposta prima ancora di uscire di casa. I paesi di transito, guidati dalla Turchia, cercheranno ancora una volta di monetizzare la loro cooperazione: l'Europa deve concordare una risposta per opporsi. Gli Stati membri rischiano di dover cavarsela da soli di fronte alla marea umana, come Grecia e Italia per sei anni: i loro partner europei devono impegnarsi in misure efficaci di solidarietà. La procedura "Dublino" impone ancora anni di vagabondaggio indecoroso a persone il cui status di rifugiato è chiaro: d'ora in poi, la sua revisione deve essere rimessa all'ordine del giorno. Tutto per evitare di rivivere il caos dell'ondata migratoria 2015-2016. Mettere d'accordo 27 paesi, ciascuno con i propri secondi fini nazionali e le proprie scadenze elettorali, sarà estremamente difficile. Ragione in più per metterci mano, senza attendere la pressione degli eventi, avviando discussioni tra le capitali di buona volontà.

L'esercito fa volare i tedeschi e i loro collaboratori
La Lutfwaffe rende operativo il piano di evacuazione da Kabul, il governo federale cerca un canale di comunicazione affidabile con i talebani, che promettono l'amnistia agli statali
Perché "il 2015 non può ripetersi" è sbagliato e vergognoso Scrive Anna Thevalt: non erano passate nemmeno 24 ore da quando la notizia della marcia dei talebani su Kabul aveva fatto il giro del mondo, che già diversi politici tedeschi stavano cimentandosi con la stessa frase in forme leggermente diverse. Oltre ai massimi esponenti dell'AfD, numerosi politici di spicco della CDU, incluso il candidato alla cancelleria Armin Laschet. Hanno detto: "Il 2015 non può ripetersi". L'anno, diventato una cifra, è stato così catapultato nel bel mezzo della campagna elettorale federale tedesca. Questo riferimento "2015" oscura due volte la vista. Da un lato, suggerisce che ci sia un'interpretazione generalmente valida e negativa di "2015", l'anno dell'afflusso di profughi siriani. Dall'altro, si evita di concentrarsi sulle necessità immediate degli afghani. Nella sua dichiarazione sul "2015", Laschet ha aggiunto che questa volta gli aiuti umanitari devono arrivare nella regione in tempo utile, ma ha anche alluso a una presunta minaccia per i tedeschi in Germania. In tal modo, alimenta timori che devono essere trascurati a favore dei bisogni di persone in Afghanistan che temono per la loro vita. Questo egoismo vuole assicurarsi la propria carriera politica: il primo pensiero dopo la storica sconfitta dell'Occidente in Afghanistan è la propria eleggibilità da parte di una popolazione che si presume non abbia più alcuna tolleranza verso i rifugiati.

I talebani promettono diritti per le donne nel rispetto della sharia
Berthold Kohler: il campo minato immigrazione
l ministro della Difesa Kramp-Karrenbauer ha ordinato agli aerei della Bundeswehr che atterrano a Kabul di portare quanti più tedeschi e afgani possibile. Poiché questo ponte aereo non può durare per sempre, il numero di afgani che sfuggiranno ai talebani in questo modo rimarrà comunque gestibile. Nel caso del "personale locale" che aveva lavorato per la Bundeswehr o per le organizzazioni civili tedesche e che quindi hanno brutte cose da temere, in Germania c'è consenso: dobbiamo prenderli.
Tutti gli altri afghani non possono aspettarsi che l'illimitata "cultura dell'accoglienza" dell'autunno 2015 risorga. Nessun partito vuole bruciarsi le dita su questo ferro rovente poche settimane prima delle elezioni federali. Nemmeno i Verdi chiedono l'apertura totale, li allontanerebbe dal centro politico, da quegli elettori di cui hanno bisogno per superare la soglia del 20%. Per Laschet l'argomento è un campo minato in cui ogni passo falso può portare a mutilazioni politicamente fatali. Laschet a suo tempo sostenne le decisioni della Merkel. Ma anche lui vuole imparare dagli errori commessi all'epoca: chiede che i rifugiati dall'Afghanistan siano accolti prima possibile nei paesi vicini. Questi dovrebbero essere sostenuti finanziariamente. Questa è senza dubbio un'idea migliore che lasciare che i rifugiati vengano in Germania. Ma paesi come il Pakistan e l'Iran approveranno il piano tedesco? I rifugiati non sono usati come leva solo dal dittatore bielorusso. Il nuovo governo federale dovrà affrontare decisioni difficili sulla politica migratoria.

Il Regno Unito accoglierà 20mila afghani
Boris Johnson accorderà il visto ai rifugiati: "abbiamo nei loro confronti un debito". Il Times scrive che i piani prevedono l'arrivo di 5.000 rifugiati in Gran Bretagna nel primo anno, dando la priorità a coloro che sono "più a rischio di abusi dei diritti umani" da parte dei Talebani.

Il Regno Unito prenderà 20mila rifugiati in fuga dal regime dei talebani
Si tratta soprattutto di donne e bambini. Il Foreign Office conta di accoglierli prima nei Paesi vicini e poi nei prossimi 5 anni di assorbirli gradualmente nel Regno Unito

Fuga dai talebani
Salviamoli. Una ragazzina afghana e il suo fratellino, il loro Paese scende agli inferi. Ne accoglieremo 20mila, 5 mila quest'anno. Non è abbastanza

Patel chiede all'Europa aiuto nell'accoglienza dei rifugiati
Il ministro dell'Interno Priti Patel esorta altri paesi europei a offrire rifugio agli afgani in fuga dai talebani. Il giornale suggerisce i timori che il numero di rifugiati afgani potrebbe portare ad una nuova crisi dei migranti in tutto il continente. Dalle colonne del Telegraph Patel dice: il Regno Unito vuole dare l'esempio con il suo schema di reinsediamento, ma "non possiamo farlo da soli".

Fidatevi di noi, dicono i talebani
Il portavoce dei miliziani promette la tutela delle donne ma nel rispetto della sharia
Definisce le violenze di questi giorni 'un problema tecnico' e promette: 'questa volta non ospiteremo terroristi'. I giornalisti a Kabul avvertiti: ' i media non lavorino contro di noi'. Migliaia intrappolati nella capitale in attesa dell'evacuazione aerea

Le donne saranno tutelate, dicono i talebani
I miliziani cercano di rassicurare il mondo ma a Kabul cominciano le retate e gli arresti

Le opzioni di potenza dei talebani
A Kabul la leadership dei miliziani è sorprendentemente moderata. Ma per quanto? Almeno tre gli scenari plausibili per il futuro. Quello che è cambiato dopo 20 anni è il rapporto dei Talebani con i media occidentali, il lessico diplomatico affinato in mesi di negoziato con gli americani a Doha, i più stretti contatti politici con i Paesi vicini: la consapevolezza dell'opportunità di dire e non dire, delle parole da usare in queste ore

Malala: temo per le mie sorelle afghane
Quando i talebani hanno preso il controllo della mia città natale nella valle dello Swat in Pakistan nel 2007 e poco dopo hanno vietato alle ragazze di ricevere un'istruzione, ho nascosto i miei libri sotto il mio lungo e pesante scialle e sono andata a scuola spaventata. Cinque anni dopo, quando avevo 15 anni, i talebani hanno cercato di uccidermi per aver parlato del mio diritto ad andare a scuola. Non posso fare a meno di essere grata per la mia vita attuale. Dopo essermi laureata l'anno scorso e aver iniziato un percorso professionale, non riesco a immaginare di perdere tutto, tornare a una vita definita per me da uomini armati. Educazione, libertà, protezione. Ascoltiamo quello che ci dicono in queste ore le donne afgane.

Non abbandoniamo un intero Paese al caos, scrive David Miliband (laburista, ex ministro degli esteri britannico)
Edward Luce: l'Afghanistan e il tragico verdetto sull'America del post 11 settembre
La tendenza di default dell'America è di vedere il resto del mondo in bianco e nero. Tale fu la risposta agli attacchi dell'11 settembre alla patria statunitense 20 anni fa. O il mondo era con l'America o contro di essa. Collegato a questo è il presupposto che gli amici vogliono rifarsi a immagine e somiglianza dell'America, mentre i nemici sono fuori dal mondo. Tale pensiero binario è una forza profonda quando si affronta una minaccia profonda, come il fascismo o il comunismo. Ma la maggior parte delle sfide sono più grigie di così. Una visione manichea del mondo raramente produce una buona politica estera. La storia recente dell'Afghanistan è stata una lezione di come questo istinto possa portare l'America fuori strada. Dopo l'11 settembre, ogni partito americano ha scelto un paese come obiettivo per la costruzione della nazione. I repubblicani scelsero l'Iraq. I democratici scelsero l'Afghanistan. La divisione fu decisa dalla politica interna piuttosto che dalle condizioni all'estero. Ad ogni punto della storia post 11 settembre, le grandi decisioni degli Stati Uniti sono state basate sulle condizioni sul terreno - il terreno a Washington. c'è anche una qualità manichea nella visione del mondo di Biden. Nelle ultime settimane Biden ha sostenuto che non ci sono prove che una continua presenza degli Stati Uniti possa portare alla pace in Afghanistan. Non ne consegue che l'Afghanistan debba essere abbandonato a un destino teocratico. Ci sono scenari più grigi nel mezzo, nessuno dei quali è stato apparentemente degno di considerazione. Come i suoi predecessori, Biden ha mantenuto una promessa elettorale.

i talebani promettono il rispetto delle donne nell'ambito della sharia

Afgani terrorizzati lottando per uscire dal Paese
Biden sapeva dei rischi di un ritiro precipitoso
In una serie di incontri che hanno portato alla sua decisione, i funzionari militari e dell'intelligence hanno detto a Biden che la sicurezza si stava deteriorando in Afghanistan, ed hanno espresso preoccupazione sia per le capacità dell'esercito afghano sia per la probabile capacità dei talebani di conquistare le principali città afgane .
Mike Pence: Biden ha mandato a pezzi il nostro accordo con i talebani.
Assistiamo a un'umiliazione di politica estera che non vedevamo dalla crisi degli ostaggi in Iran. Biden ha messo in imbarazzo l'America sulla scena mondiale, ha indotto gli alleati a dubitare della nostra affidabilità e ha incoraggiato i nemici a mettere alla prova la nostra determinazione. Peggio ancora, ha disonorato la memoria degli eroici americani che hanno contribuito a portare i terroristi davanti alla giustizia dopo l'11 settembre, e di tutti coloro che hanno prestato servizio in Afghanistan negli ultimi 20 anni.

Brhama Chellaney, professore di studi strategici presso il Center for Policy Research di Nuova Delhi e membro della Robert Bosch Academy di Berlino
A Kabul è morta la pax americana
Il disfacimento dello sforzo per costruire un Afghanistan democratico e laico rappresenterà una minaccia molto più grande per il mondo libero rispetto al crollo della Siria. Il potere assoluto dei talebani ei legami con il jihadismo globale prima o poi minacceranno gli interessi di sicurezza degli Stati Uniti in patria e all'estero.