ITALIA
Soprattutto in Scandinavia
"Resuscitation", 60 casi nel mondo di rianimazioni estreme. Mai nessuno come Michi
Si tratta di persone annegate in acque alla temperatura media di 17 gradi ma rimaste sott'acqua per 10 minuti. Solo 26 di loro si sono ripresi completamente
La letteratura scientifica è ricca di episodi estremi sulla sopravvivenza a un quasi annegamento. Molto simili a quello di Michi che però rimane un caso eccezionale.
Episodi simili in Scandinavia
"Sono episodi - ha precisato Alberto Zangrillo, Responsabile del servizio di Anestesia e Rianimazione del San Raffaele - accaduti soprattutto a latitudini nordiche, in Scandinavia, nei fiordi norvegesi o nelle acque prospicienti l'Irlanda del Nord". E ha citato uno studio del 2002, pubblicato su una rivista dal nome significativo, 'Resuscitation'. Qui si riferisce di 61 casi di persone 'annegate' in acque con una temperatura media di 17 gradi, ma con un range che va da 5 a 25.
Solo 26 si sono ripresi completamente
Delle 61 persone, 43 sono sopravvissute alle prime manovre di rianimazione e 18 sono decedute. Dei sopravvissuti (rimasti in acqua per un tempo medio di 10 minuti), solo 26 (60%) hanno avuto un decorso neurologico favorevole, quelli con un tempo
medio di immersione pari a 5 minuti (con range da 1 a 21 minuti). Altri 6 (14%) sono rimasti moderatamente disabili e 11 severamente disabili o in stato vegetativo. Questi ultimi erano stati in acqua in media 14 minuti e mezzo (da 5 a 38 minuti).
Nessuno come Michi
La conclusione dello studio è stata che "il tempo di immersione è il miglior fattore prognostico dopo un quasi annegamento". Fin qui i dati dello studio, che ci dicono come nessuno dei 61 si sia comportato come Michi. "Resta il fatto che - sottolinea il rianimatore - a far la differenza sono soprattutto due parametri: la temperatura dell'acqua, che si pensa non debba essere più calda di 5 gradi; e il tempo dell'immersione".
"Si è comportato come un pesce"
Nel caso di Michi, la temperatura dell'acqua era di 15 gradi, cosa che in 42 minuti aveva però portato la sua temperatura corporea a 29 gradi. "Si suppone - osserva ancora Zangrillo - che quando sia giunto l'arresto cardiaco (certamente ben oltre i
6 minuti che si ipotizzano essere il massimo consentito alla vita) la sua temperatura corporea era già bassa, mimando un po' quello che facciamo noi quando si opera un paziente al cuore, per rallentare le sue funzioni. Quando Michi è stato tirato
fuori il suo cuore non batteva. Ma già col massaggio cardiaco qualcosa si è mosso. E Michi, giovane com'è, ce l'ha potuta fare. Si è comportato come un pesce".
Episodi simili in Scandinavia
"Sono episodi - ha precisato Alberto Zangrillo, Responsabile del servizio di Anestesia e Rianimazione del San Raffaele - accaduti soprattutto a latitudini nordiche, in Scandinavia, nei fiordi norvegesi o nelle acque prospicienti l'Irlanda del Nord". E ha citato uno studio del 2002, pubblicato su una rivista dal nome significativo, 'Resuscitation'. Qui si riferisce di 61 casi di persone 'annegate' in acque con una temperatura media di 17 gradi, ma con un range che va da 5 a 25.
Solo 26 si sono ripresi completamente
Delle 61 persone, 43 sono sopravvissute alle prime manovre di rianimazione e 18 sono decedute. Dei sopravvissuti (rimasti in acqua per un tempo medio di 10 minuti), solo 26 (60%) hanno avuto un decorso neurologico favorevole, quelli con un tempo
medio di immersione pari a 5 minuti (con range da 1 a 21 minuti). Altri 6 (14%) sono rimasti moderatamente disabili e 11 severamente disabili o in stato vegetativo. Questi ultimi erano stati in acqua in media 14 minuti e mezzo (da 5 a 38 minuti).
Nessuno come Michi
La conclusione dello studio è stata che "il tempo di immersione è il miglior fattore prognostico dopo un quasi annegamento". Fin qui i dati dello studio, che ci dicono come nessuno dei 61 si sia comportato come Michi. "Resta il fatto che - sottolinea il rianimatore - a far la differenza sono soprattutto due parametri: la temperatura dell'acqua, che si pensa non debba essere più calda di 5 gradi; e il tempo dell'immersione".
"Si è comportato come un pesce"
Nel caso di Michi, la temperatura dell'acqua era di 15 gradi, cosa che in 42 minuti aveva però portato la sua temperatura corporea a 29 gradi. "Si suppone - osserva ancora Zangrillo - che quando sia giunto l'arresto cardiaco (certamente ben oltre i
6 minuti che si ipotizzano essere il massimo consentito alla vita) la sua temperatura corporea era già bassa, mimando un po' quello che facciamo noi quando si opera un paziente al cuore, per rallentare le sue funzioni. Quando Michi è stato tirato
fuori il suo cuore non batteva. Ma già col massaggio cardiaco qualcosa si è mosso. E Michi, giovane com'è, ce l'ha potuta fare. Si è comportato come un pesce".