Islamabad
Pakistan: l'esercito respinge l'assalto dei protestanti alla tv di Stato e agli uffici del premier
Scontri ad Islamabad: chiedono la caduta del governo e cercano di invadere ministeri e uffici del premier. La polizia risponde con i gas lacrimogeni

Non si fermano le proteste anti-governative a Islamabad. Circa 800 militanti appartenenti al partito Pakistan Awami Tehreek (Pat) del leader religioso Tahirul Qadri hanno fatto irruzione nella tv di Stato, uscendone dopo l'intervento del loro leader che li ha sollecitati a non trasgredire le disposizioni impartite dai militari. Intanto il premier pachistano Nawaz Sharif e il comandante in capo dell'esercito, generale Raheel Sharif, si sono incontrati a Rawalpindi per esaminare lo stato di grave tensione causato dalla protesta di due partiti nella "zona rossa" di Islamabad. Nulla è trapelato sui risultati dell'incontro, che era ancora in corso poco prima delle 14 locali (le 11 italiane). Da parte sua il leader del Pti, Imran Khan, ha annunciato che oggi un suo sostenitore è morto, ucciso da un proiettile.
Assalto alla tv di Stato
Dopo aver forzato il cancello esterno, i dimostranti hanno attraversato l'ingresso impossessandosi delle armi degli uomini della sicurezza. Entrati negli studio, hanno interrotto il programma "PTV World" in quel momento in onda. Un anchor-man della Pakistan Television, la PTV, ha raccontato l'irruzione mentre lo staff veniva preso in ostaggio, e ha avvisato il pubblico che le trasmissioni avrebbero potuto interrompersi da un momento all'altro. Poco più tardi i programmi si sono fermati.
Manifestanti sempre più vicini a casa premier
Nelle ultime ore migliaia di pakistani si sono spinti sempre più vicino alla casa del premier, Nawaz Sharif. I militanti del Pat hanno forzato il cancello esterno del Segretariato di Islamabad, sede degli uffici del premier e di alcuni ministeri, superando la resistenza della polizia che ha usato lacrimogeni e proiettili di gomma. Non è chiaro se il primo ministro si trovasse nella residenza. In ogni caso la polizia ha lanciato a tratti gas lacrimogeni, ma poi è indietreggiata di fronte alla folla, in cui ci sono molti armati di mazze di legno.
Proteste anti corruzione
Capeggiate dall'ex campione di cricket, Imran Khan leader del Pakistan Tehreek-e-Insaaf (PTI), e Tahirul Qadri, migliaia di persone sono scese in piazza nelle ultime due settimane a Islamabad per chiedere le dimissioni di Sharif, accusato di corruzione e brogli elettorali. Le proteste nella capitale durano da due settimane da quando i leader dell'opposizione hanno chiamato a raccolta i loro sostenitori per chiedere le dimissioni del premier. Sharif è infatti accusato da Khan e Qadri di aver vinto le elezioni del maggio 2013 grazie a brogli. I manifestanti sono accampati di fronte al Parlamento da 15 giorni dopo la grande marcia del 14 agosto, giorno dell'indipendenza, che li ha portati da Lahore fino alla capitale. Nonostante la mediazione dell'esercito, il premier ha sempre rifiutato di dimettersi. I due leader hanno partecipato alle proteste della notte, trascorrendo il tempo nelle tende piazziate di fronte al parlamento. Khan ha definito le azioni della polizia contro i manifestanti "un atto illegale", mentre Qadri ha riferito di essere stato sveglio tutta la notte pregando e monitorando la situazione. Anche ieri Sharif ha giurato di non volersi dimettere, ma le violenze stanno seriamente minando la sua autorità.
L'esercito dietro le proteste
Dall'indipendenza nel 1947 il Pakistan ha vissuto un'alternanza di leader civili e militari: lo stesso Sharif fu deposto dai militari al tempo del suo secondo mandato, 1999. Andò al potere il generale Pervez Musharaf. Secondo molti analisti dietro le proteste di piazza c'è di nuovo la longa manus dell'esercito, che rimprovera al premier il tentativo di riavvicinarsi alla nemica India, il processo per alto tradimento intentato contro il generale Musharraf e il ritardo con cui lo scorso giugno è stata lanciata un'offensiva contro le roccaforti talebane nel Nord Waziristan.