ITALIA
Mancherebbero i dispositivi di sicurezza
Coronavirus: l’ordine dei medici giudica inefficace la gestione delle regioni
Da tutta l’Italia medici, personale Inps, ambulatori stanno lavorando in condizioni di insicurezza. La Federazione italiana dei medici di medicina generale chiede di fare le ricette anche al telefono

Filippo Anelli, presidente della federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), va dritto al punto: "La gestione regionale dell'emergenza coronavirus – dice - ha dimostrato di essere inefficace”.
“Da nord a sud – sottolinea Anelli - i colleghi lamentano tantissime situazioni nelle quali i medici di medicina generale, continuità assistenziale, sistemi di emergenza, ambulatori, Inps e personale degli ospedali non sono stati messi nelle condizioni di lavorare in sicurezza".
Non solo, aggiunge Anelli: "Mancano o scarseggiano i dispositivi individuali di sicurezza" che le regioni "non sono riuscite a rifornire".
Gli italiani hanno capito e il triage telefonico con i medici di base sta funzionando. Quello che invece rischia di compromettere l'efficacia delle misure di contenimento del Covid-19 sono gli adempimenti burocratici, come le certificazioni di malattia per l'Inps, che prevedono la visita diretta del paziente. Visite che a tutt'oggi i medici di famiglia si trovano obbligati ad eseguire senza alcuno strumento di protezione.” A denunciarlo è Silvestro Scotti, presidente della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg).
"Nelle zone gialle e rosse il problema sono le certificazioni di malattia, che prevedono la constatazione diretta del medico, che in caso contrario incorrerebbe in un reato penale", spiega Scotti, che si chiede anche: "Se l'Inps ha bloccato le visite fiscali finché i medici non avranno i dispositivi di protezione, perché noi medici di famiglia dobbiamo continuare a farle, senza alcuna protezione?".
Da parte sua Scotti ha deciso di fare ugualmente i certificati, senza visita, "dopo di che andrò ad autodenunciarmi. Non si possono esporre al contagio i medici di famiglia per un'azione amministrativa. Tra l'altro quelli di noi che ora sono in quarantena nelle zone colpite, non sono stati sostituiti". Di fatto i medici di famiglia "si trovano a mani nude sul territorio. Anche se le linee guida regionali lombarde sono ottime, di fatto mascherine, guanti e tute ancora mancano. Io stesso avevo provato a comprarli su Amazon, ma me li dava disponibili dopo il 20 marzo".
I cittadini italiani hanno invece già mostrato di aver recepito le nuove indicazioni di non recarsi nello studio del medico di base, ma di consultarsi prima telefonicamente con lui. Tante le telefonate, gli sms e le richieste arrivate anche per whatsapp ai medici di famiglia, a cui è stato chiesto di allargare la reperibilità telefonica. In questa fase il problema vero, conclude Scotti, "non è la gravità dell'infezione, ma che è molto contagiosa e se colpisce una popolazione troppo ampia, i casi più gravi e complessi che si ammaleranno rischieranno di far saltare il sistema sanitario".
“Da nord a sud – sottolinea Anelli - i colleghi lamentano tantissime situazioni nelle quali i medici di medicina generale, continuità assistenziale, sistemi di emergenza, ambulatori, Inps e personale degli ospedali non sono stati messi nelle condizioni di lavorare in sicurezza".
Non solo, aggiunge Anelli: "Mancano o scarseggiano i dispositivi individuali di sicurezza" che le regioni "non sono riuscite a rifornire".
Gli italiani hanno capito e il triage telefonico con i medici di base sta funzionando. Quello che invece rischia di compromettere l'efficacia delle misure di contenimento del Covid-19 sono gli adempimenti burocratici, come le certificazioni di malattia per l'Inps, che prevedono la visita diretta del paziente. Visite che a tutt'oggi i medici di famiglia si trovano obbligati ad eseguire senza alcuno strumento di protezione.” A denunciarlo è Silvestro Scotti, presidente della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg).
"Nelle zone gialle e rosse il problema sono le certificazioni di malattia, che prevedono la constatazione diretta del medico, che in caso contrario incorrerebbe in un reato penale", spiega Scotti, che si chiede anche: "Se l'Inps ha bloccato le visite fiscali finché i medici non avranno i dispositivi di protezione, perché noi medici di famiglia dobbiamo continuare a farle, senza alcuna protezione?".
Da parte sua Scotti ha deciso di fare ugualmente i certificati, senza visita, "dopo di che andrò ad autodenunciarmi. Non si possono esporre al contagio i medici di famiglia per un'azione amministrativa. Tra l'altro quelli di noi che ora sono in quarantena nelle zone colpite, non sono stati sostituiti". Di fatto i medici di famiglia "si trovano a mani nude sul territorio. Anche se le linee guida regionali lombarde sono ottime, di fatto mascherine, guanti e tute ancora mancano. Io stesso avevo provato a comprarli su Amazon, ma me li dava disponibili dopo il 20 marzo".
I cittadini italiani hanno invece già mostrato di aver recepito le nuove indicazioni di non recarsi nello studio del medico di base, ma di consultarsi prima telefonicamente con lui. Tante le telefonate, gli sms e le richieste arrivate anche per whatsapp ai medici di famiglia, a cui è stato chiesto di allargare la reperibilità telefonica. In questa fase il problema vero, conclude Scotti, "non è la gravità dell'infezione, ma che è molto contagiosa e se colpisce una popolazione troppo ampia, i casi più gravi e complessi che si ammaleranno rischieranno di far saltare il sistema sanitario".