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FOOD

Santo Graal dei pasti pronti

La pizza che dura tre anni nelle razioni K dei soldati

Da tempo i militari statunitensi avevano richiesto il gusto pizza nelle loro razioni. Adesso sarà possibile ottenerlo grazie alla ricetta sviluppata dagli scienziati del Massachusetts che garantiscono un risultato "appetitoso"

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pizza (immagine d'archivio)
Stati Uniti
La pizza che dura tre anni è un sogno che si realizza per i militari statunitensi. La chiamano il Santo Graal dei piatti pronti per i soldati. E dopo anni di richieste, i marines dispiegati in zone di guerra avranno le razioni K al gusto del prodotto italiano più apprezzato al mondo.

Il merito è dei ricercatori del Massachusetts che hanno sperimentato una ricetta per realizzare una pizza che si mantiene fino a tre anni, anche senza ricorrere al  frigorifero o al congelatore. "Sostanzialemente si può prendere la pizza confezionata, lasciarla su un bancone e trovarla ancora commestibile dopo anni", ha detto Michelle Richardson, esperta di alimentazione al U.S. Army Natick Soldier Research, Development and Engineering Center.

Le razioni K, che in America vengono chiamate 'Mre' (Meals ready to eat, pasti pronti da mangiare) sono di solito usate nelle zone di guerra o in quelle aree dove non è possibile attrezzare una cucina da campo. Attualmente, sono gli spaghetti il pasto delle Mre che riscuote il maggior successo, seguiti dai tortellini vegetariani. Ma è la pizza è da sempre la pietanza più richiesta.

“Ci sono voluti anni prima di trovare la ricetta giusta – ha spiegato Michelle Richardson - perché nel tempo la mozzarella e il pomodoro penetrano nell'impasto creando le condizioni ideali per le muffe e i batteri”. Il problema è stato risolto usando ingredienti cosiddetti umettanti come zucchero, sale e sciroppi che si legano con l'acqua e non fanno arrivare i condimenti all'impasto. Gli scienziati hanno ottimizzato l’acidita della salsa per rendere più difficile la proliferazione dei batteri.

I soldati non hanno ancora potuto assaggiare la pizza formato razione k. Jill Bates che gestisce il laboratorio e ha avuto l’onore della prima degustazione ha detto però che è simile alla pizza pronta da fare a casa, in padella o in forno, con la crosta non troppo croccante.