ITALIA
Il filone italiano della vicenda
Vatileaks, Paolo Berlusconi indagato. Non avrebbe denunciato ricatti. Ma lui smentisce
Iscritto nel registro degli indagati per il reato di concussione. Tutto è legato a quelle numerose conversazioni telefoniche (intercettate) della Chaouqui con l'editore, oltre che con esponenti della politica, dell'imprenditoria e della Chiesa. I pm le stanno leggendo e ascoltando per capire se possano configurarsi i reati di estorsione o minaccia. Paolo Berlusconi: "Mai Chaouqui mi parlò di rogatorie"

Novità dal filone italiano di Vatileaks puntata seconda (la prima era quella su Paolo Gabriele, maggiordomo di Benedetto XVI). Tra gli indagati iscritti nel registro della Procura di Roma c'è infatti anche Paolo Berlusconi, insieme alla pr Francesca Immacolata Chaouqui e al marito Corrado Lanino i cui nomi, a loro volta, erano scaturiti dagli accertamenti della magistratura di Terni sulla compravendita del castello di San Girolamo, a Narni.
Paolo Berlusconi sarebbe indagato per concussione. In realtà però l'iscrizione del fratello dell'ex premier da parte dei pm capitolini Nicola Maiorano e Stefano Pesci è soltanto "un atto dovuto" perché quella era l'originaria ipotesi di reato formulata dal pm umbro Elisabetta Massini che, prima di trasmettere gli atti a Roma per competenza, aveva attribuito alla Chaouqui la veste di pubblico ufficiale, per il ruolo rivestito nella Cosea (la Commissione della Santa Sede per gli affari economici), e messo sotto inchiesta anche Paolo Berlusconi per non aver denunciato ricatti e pressioni subiti dalla donna che minacciava di far accogliere le richieste di rogatoria legate ad affari dell'ex premier.
I magistrati della Procura di Roma, tuttavia, non sono del tutto convinti di quanto sostenuto dalla collega di Terni e per questo hanno preso in considerazione altre ipotesi di reato, come quella del millantato credito, in cui Paolo Berlusconi figurerebbe come vittima della minaccia. Tutto è legato a quelle numerose conversazioni telefoniche (intercettate) della Chaouqui con l'editore, oltre che con esponenti della politica, dell'imprenditoria e della curia. I pm le stanno leggendo e ascoltando per capire se possano configurarsi i reati di estorsione o minaccia. Non è escluso, poi, che i diretti protagonisti della vicenda possano essere convocati. Quanto a Silvio Berlusconi, non ci sono accertamenti a suo carico a piazzale Clodio.
Paolo Berlusconi: "Mai Chaouqui mi parlò di rogatorie"
"Mai la Signora Chaouqui ha neppur lontanamente parlato con me di asserite rogatorie relative a mio fratello Silvio su presunti conti presso la banca Vaticana, conti ovviamente inesistenti". Lo afferma Paolo Berlusconi in una nota. "Ancora una volta il nostro nome è tirato in ballo senza alcun fondamento", dice in merito alla vicenda Vatileaks.
"In relazione al mio presunto coinvolgimento nella vicenda della signora Francesca Chaouqui - spiega Paolo Berlusconi - voglio precisare" che "quando Il Giornale pubblicò le frasi apparse su un social network attribuite alla Signora Chaouqui, la stessa contattò direttamente il direttore Sallusti asserendo che si trattava di un falso. Per questo motivo Sallusti di sua iniziativa ritenne opportuno mettere in atto ulteriori accertamenti. Io parlai casualmente dell'argomento con il direttore solo posteriormente, a fatti accaduti, e mai interferii nella vicenda".
"Mai la Signora Chaouqui - prosegue Paolo Berlusconi - ha neppur lontanamente parlato con me di asserite rogatorie relative a mio fratello Silvio su presunti conti presso la banca Vaticana, conti ovviamente inesistenti. Ancora una volta il nostro nome è tirato in ballo senza alcun fondamento su vicende che non mi riguardano e pertanto - conclude - ho già dato incarico ai miei legali di verificare se sussistano le condizioni per perseguire gli autori di tale diffamazione".
Paolo Berlusconi sarebbe indagato per concussione. In realtà però l'iscrizione del fratello dell'ex premier da parte dei pm capitolini Nicola Maiorano e Stefano Pesci è soltanto "un atto dovuto" perché quella era l'originaria ipotesi di reato formulata dal pm umbro Elisabetta Massini che, prima di trasmettere gli atti a Roma per competenza, aveva attribuito alla Chaouqui la veste di pubblico ufficiale, per il ruolo rivestito nella Cosea (la Commissione della Santa Sede per gli affari economici), e messo sotto inchiesta anche Paolo Berlusconi per non aver denunciato ricatti e pressioni subiti dalla donna che minacciava di far accogliere le richieste di rogatoria legate ad affari dell'ex premier.
I magistrati della Procura di Roma, tuttavia, non sono del tutto convinti di quanto sostenuto dalla collega di Terni e per questo hanno preso in considerazione altre ipotesi di reato, come quella del millantato credito, in cui Paolo Berlusconi figurerebbe come vittima della minaccia. Tutto è legato a quelle numerose conversazioni telefoniche (intercettate) della Chaouqui con l'editore, oltre che con esponenti della politica, dell'imprenditoria e della curia. I pm le stanno leggendo e ascoltando per capire se possano configurarsi i reati di estorsione o minaccia. Non è escluso, poi, che i diretti protagonisti della vicenda possano essere convocati. Quanto a Silvio Berlusconi, non ci sono accertamenti a suo carico a piazzale Clodio.
Paolo Berlusconi: "Mai Chaouqui mi parlò di rogatorie"
"Mai la Signora Chaouqui ha neppur lontanamente parlato con me di asserite rogatorie relative a mio fratello Silvio su presunti conti presso la banca Vaticana, conti ovviamente inesistenti". Lo afferma Paolo Berlusconi in una nota. "Ancora una volta il nostro nome è tirato in ballo senza alcun fondamento", dice in merito alla vicenda Vatileaks.
"In relazione al mio presunto coinvolgimento nella vicenda della signora Francesca Chaouqui - spiega Paolo Berlusconi - voglio precisare" che "quando Il Giornale pubblicò le frasi apparse su un social network attribuite alla Signora Chaouqui, la stessa contattò direttamente il direttore Sallusti asserendo che si trattava di un falso. Per questo motivo Sallusti di sua iniziativa ritenne opportuno mettere in atto ulteriori accertamenti. Io parlai casualmente dell'argomento con il direttore solo posteriormente, a fatti accaduti, e mai interferii nella vicenda".
"Mai la Signora Chaouqui - prosegue Paolo Berlusconi - ha neppur lontanamente parlato con me di asserite rogatorie relative a mio fratello Silvio su presunti conti presso la banca Vaticana, conti ovviamente inesistenti. Ancora una volta il nostro nome è tirato in ballo senza alcun fondamento su vicende che non mi riguardano e pertanto - conclude - ho già dato incarico ai miei legali di verificare se sussistano le condizioni per perseguire gli autori di tale diffamazione".