ECONOMIA
La banca di Genova in crisi
Crisi Carige, Di Maio alla Camera: "Ecco nomi di responsabili". Preziosi: "Parla di cose che non sa"
Il vicepremier M5S dice: "Ai manager colpevoli del disastro chiederemo indietro mega-bonus"

"Non so se interverremo ma se mettiamo dei soldi, la banca diventerà dei cittadini". Lo ha detto il vice premier Luigi Di Maio rispondendo ad una interrogazione sulla crisi e il salvataggio di banca Carige in Parlamento . "In passato i soldi andavano solamente a coprire chi aveva creato il danno. Noi eviteremo che questo pesi sui lavoratori e i cittadini del territorio".
E ha aggiunto: "I risparmiatori non dovranno pagare le colpe dei manager. Ai responsabili chiederemo di restituire i mega-bonus visto il disastro che hanno creato".
"Se metteremo dei soldi sarà banca dei cittadini"
Nomi e cognomi dei responsabili della crisi Carige che hanno legami con la politica. E nuove norme per il settore bancario. Luigi Di Maio porta avanti quella battaglia sul credito su cui il Movimento 5 Stelle si batte da sempre. Il vicepremier , illustrando alla Camera i contenuti del decreto varato il 7 gennaio per salvare l’istituto genovese, sottolinea che "ad ora non sappiamo se dovremo intervenire con fondi pubblici". Se questo dovesse avvenire, la Cassa di risparmio diventerà "la banca dei cittadini". Di Maio sottolinea che, come è stato per Mps, Carige è finita sull'orlo del fallimento "a causa di una gestione scellerata, causata non solo dall'incompetenza dei manager ma anche dalle commistioni con la politica". Di conseguenza, "i responsabili di questo disastro devono essere resi pubblici, e pagare le conseguenze dei propri errori".
Ecco i nomi dei responsabili
Il leader M5S fa i nomi di personaggi politici che sarebbero legati alla crisi di Carige: Alessandro Scajola, fratello dell'ex ministro di centrodestra Claudio Scajola, che era nel Cda della banca come Luca Bonsignore, figlio di un ex eurodeputato del Popolo delle libertà. Di Maio, sottolineando che "si spazia da destra a sinistra", cita altri due ex consiglieri d’amministrazione: Giovanni Marongiu, sottosegretario alle Finanze nel governo Prodi I, e Alessandro Repetto, ex presidente della Provincia di Genova e parlamentare dell'Ulivo.
"Se Di Maio sa qualcosa vada in Procura", incalza Carlo Calenda, "Il governo non è l'opposizione, non deve fare denunce ma deve fare atti, perché uno o due mesi vanno bene per imparare ma dopo sette mesi basta". Tra gli interessati, risponde Bellavista Caltagirone: in una nota dove chiede "se non le scuse almeno un atteggiamento più consono", e ricorda "che quando il gruppo Acqua Marcia chiese e ottenne i prestiti dalle banche si trovava in uno stato di assoluta solidità finanziaria, tanto da poter fornire le adeguate garanzie". E anche Repetto e Scajola respingono le accuse del leader pentastellato. I quattro "giocavano a fare i banchieri: lo si capisce dalle operazioni temerarie", attacca il vicepremier Di Maio, puntando il dito contro "numerose scelte discutibili, con perdite su crediti per diversi miliardi".
Davanti ai deputati, vengono snocciolati nomi e cifre: Carige avrebbe finanziato 450mln al Gruppo Messina, 250mln sarebbero stati concessi "con estrema leggerezza, come ha sottolineato anche Bankitalia" al Parco degli Erzelli, una cittadella tecnologica "fortemente voluta dalla politica ligure realizzata solo a metà sulla collina di Cornigliano". E ancora: "35 milioni per un mutuo concesso al gruppo Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone; 20 milioni al gruppo che fa capo Beatrice Cozzi Parodi", oltre che "prestiti o fidi, in parte sanati ma che hanno provocato sofferenze alla banca, sono stati erogati ad alcune società riconducibili al dottor Enrico Preziosi e alla Prelios, società che faceva capo a Pirelli Re, del gruppo Pirelli".
Per "spezzare il legame deleterio tra partiti e politica" i pentastellati vorrebbero introdurre nuove norme già nel decreto Carige: una serie di emendamenti, considerati inammissibili, puntavano a combattere i conflitti di interesse e limitare le "porte girevoli" tra gli enti di controllo e le banche. E' probabile che le misure, saltato questo giro, verranno introdotte in un altro pacchetto che, secondo gli auspici di Di Maio, dovrebbe seguire il Glass-Steagall Act, la riforma bancaria che negli Usa ha cercato di limitare le attività speculative.
Preziosi: "Non devo un centesimo. Se Di Maio mi tira in ballo lo denuncio"
"Ho saldato tutto quello che dovevo a Carige il 23 novembre scorso. Non solo non devo più niente ma l'ho fatto con otto anni di anticipo visto che l'accordo prevedeva il saldo nel 2027". Lo ha dichiarato all'ANSA l' imprenditore Enrico Preziosi, in risposta al vice premier Luigi Di Maio che lo aveva nominato inserendolo in un elenco dei colpevoli del dissesto della banca genovese. "Una carica come quella di vicepremier, con una responsabilità di quel tipo, non si può azzardare a parlare di cose che non conosce dicendo cose che non esistono -ha detto Preziosi-. Mi ha inserito tra i debitori di Carige ma alla fine se c'è qualcuno che ci ha rimesso sono stato io: per colpa di Berneschi ho perso quasi sessanta milioni di euro perché mi fece compare sessanta milioni di azioni che ora valgono a mala pena 4 milioni di euro - ha aggiunto il presidente del Genoa e fondatore della Giochi Preziosi -. Vorrei che Di Maio non parlasse più di me e dei miei debiti visto che in realtà non ne sa nulla. Mi sorprende che un vicepremier parli di cose che non conosce. Ripeto: io ho saldato tutto, a Carige non devo più nemmeno un euro".
E ha aggiunto: "I risparmiatori non dovranno pagare le colpe dei manager. Ai responsabili chiederemo di restituire i mega-bonus visto il disastro che hanno creato".
"Se metteremo dei soldi sarà banca dei cittadini"
Nomi e cognomi dei responsabili della crisi Carige che hanno legami con la politica. E nuove norme per il settore bancario. Luigi Di Maio porta avanti quella battaglia sul credito su cui il Movimento 5 Stelle si batte da sempre. Il vicepremier , illustrando alla Camera i contenuti del decreto varato il 7 gennaio per salvare l’istituto genovese, sottolinea che "ad ora non sappiamo se dovremo intervenire con fondi pubblici". Se questo dovesse avvenire, la Cassa di risparmio diventerà "la banca dei cittadini". Di Maio sottolinea che, come è stato per Mps, Carige è finita sull'orlo del fallimento "a causa di una gestione scellerata, causata non solo dall'incompetenza dei manager ma anche dalle commistioni con la politica". Di conseguenza, "i responsabili di questo disastro devono essere resi pubblici, e pagare le conseguenze dei propri errori".
Ecco i nomi dei responsabili
Il leader M5S fa i nomi di personaggi politici che sarebbero legati alla crisi di Carige: Alessandro Scajola, fratello dell'ex ministro di centrodestra Claudio Scajola, che era nel Cda della banca come Luca Bonsignore, figlio di un ex eurodeputato del Popolo delle libertà. Di Maio, sottolineando che "si spazia da destra a sinistra", cita altri due ex consiglieri d’amministrazione: Giovanni Marongiu, sottosegretario alle Finanze nel governo Prodi I, e Alessandro Repetto, ex presidente della Provincia di Genova e parlamentare dell'Ulivo.
"Se Di Maio sa qualcosa vada in Procura", incalza Carlo Calenda, "Il governo non è l'opposizione, non deve fare denunce ma deve fare atti, perché uno o due mesi vanno bene per imparare ma dopo sette mesi basta". Tra gli interessati, risponde Bellavista Caltagirone: in una nota dove chiede "se non le scuse almeno un atteggiamento più consono", e ricorda "che quando il gruppo Acqua Marcia chiese e ottenne i prestiti dalle banche si trovava in uno stato di assoluta solidità finanziaria, tanto da poter fornire le adeguate garanzie". E anche Repetto e Scajola respingono le accuse del leader pentastellato. I quattro "giocavano a fare i banchieri: lo si capisce dalle operazioni temerarie", attacca il vicepremier Di Maio, puntando il dito contro "numerose scelte discutibili, con perdite su crediti per diversi miliardi".
Davanti ai deputati, vengono snocciolati nomi e cifre: Carige avrebbe finanziato 450mln al Gruppo Messina, 250mln sarebbero stati concessi "con estrema leggerezza, come ha sottolineato anche Bankitalia" al Parco degli Erzelli, una cittadella tecnologica "fortemente voluta dalla politica ligure realizzata solo a metà sulla collina di Cornigliano". E ancora: "35 milioni per un mutuo concesso al gruppo Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone; 20 milioni al gruppo che fa capo Beatrice Cozzi Parodi", oltre che "prestiti o fidi, in parte sanati ma che hanno provocato sofferenze alla banca, sono stati erogati ad alcune società riconducibili al dottor Enrico Preziosi e alla Prelios, società che faceva capo a Pirelli Re, del gruppo Pirelli".
Per "spezzare il legame deleterio tra partiti e politica" i pentastellati vorrebbero introdurre nuove norme già nel decreto Carige: una serie di emendamenti, considerati inammissibili, puntavano a combattere i conflitti di interesse e limitare le "porte girevoli" tra gli enti di controllo e le banche. E' probabile che le misure, saltato questo giro, verranno introdotte in un altro pacchetto che, secondo gli auspici di Di Maio, dovrebbe seguire il Glass-Steagall Act, la riforma bancaria che negli Usa ha cercato di limitare le attività speculative.
Preziosi: "Non devo un centesimo. Se Di Maio mi tira in ballo lo denuncio"
"Ho saldato tutto quello che dovevo a Carige il 23 novembre scorso. Non solo non devo più niente ma l'ho fatto con otto anni di anticipo visto che l'accordo prevedeva il saldo nel 2027". Lo ha dichiarato all'ANSA l' imprenditore Enrico Preziosi, in risposta al vice premier Luigi Di Maio che lo aveva nominato inserendolo in un elenco dei colpevoli del dissesto della banca genovese. "Una carica come quella di vicepremier, con una responsabilità di quel tipo, non si può azzardare a parlare di cose che non conosce dicendo cose che non esistono -ha detto Preziosi-. Mi ha inserito tra i debitori di Carige ma alla fine se c'è qualcuno che ci ha rimesso sono stato io: per colpa di Berneschi ho perso quasi sessanta milioni di euro perché mi fece compare sessanta milioni di azioni che ora valgono a mala pena 4 milioni di euro - ha aggiunto il presidente del Genoa e fondatore della Giochi Preziosi -. Vorrei che Di Maio non parlasse più di me e dei miei debiti visto che in realtà non ne sa nulla. Mi sorprende che un vicepremier parli di cose che non conosce. Ripeto: io ho saldato tutto, a Carige non devo più nemmeno un euro".