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POLITICA

Il caso

Moro, Fioroni: "Ora riaprire il caso Casimirri"

Il presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Moro ricorda il caso del brigatista Alessio Casimirri "condannato a sei ergastoli per decine di persone uccise" ma ancora latitante in Nicaragua

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"Il Paese merita di non pagare più il conto salato di non conoscere la verità. Dopo 37 anni sono più le ombre che le luci sulla vicenda e il prezzo che non possiamo più sopportare è quello di non sapere. Oggi discutiamo di Battisti e della sua estradizione, una battaglia che il governo e la società civile stanno facendo, ma non possiamo non ricordare che da 37 anni il brigatista Alessio Casimirri, condannato a sei ergastoli per decine di persone uccise è ancora latitante".

Così il presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Moro, il deputato Pd Giuseppe Fioroni, a margine della cerimonia di omaggio alle vittime di via Fani, a Roma. Fioroni ha anche deposto una corona per il Pd.

Vive in Nicaragua
Casimirri, ha ricordato Fioroni, "vive felicemente in Nicaragua senza aver scontato un giorno di pena. Oggi che ricordiamo l'eccidio a cui partecipò credo che il governo debba riprendere con forza l'estradizione di quel brigatista non per vendetta ma per una giustizia giusta e per una verità che va accertata. Mi auguro che i ministri Orlando e Gentiloni - ha sottolineato - rapidamente pongano all'ordine del giorno per via diplomatica oltre che per via giudiziaria la vicenda, con un Paese a cui l'Italia ha dimezzato il debito e con cui le relazioni diplomatiche sono ottime. Sarkozy ha parlato di impegni di Mitterrand, ricordiamoci che questa vicenda ha riguardato direttamente anche Casimirri e quest'anno credo sia il momento giusto".

Riaprire le indagini
A chi gli chiedeva se con le morti di Andreotti e Cossiga fosse possibile conoscere ancora la verità, Fioroni ha risposto: "L'audizione di don Mennini ci ha dato uno spaccato che ci consente di poter proseguire alla ricerca di fatti che, anche semplici, sono stati dati per scontati e non lo erano. Si era detto che Moro era stato rapito con un tamponamento, e non c'è mai stato: tante cose anche banali ma non vere. Se sul piccolo non si è detta la verità, bisogna cercarla anche sul grande. Per questo l'iniziativa di riaprire le indagini da parte del procuratore di Roma va interpretata come sforzo condiviso di cercare null'altro che la verità. Quel giorno - il ricordo di Fioroni - ero uscito dall'esercitazione di anatomia, avevo una busta con due femori e un teschio. Fui fermato dalla polizia all'incrocio tra via della Pineta Sacchetti e via Trionfale e lì appresi cos'era successo e venni a fare un presidio con i giovani".