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ITALIA

Milano

Expo, sindaco Sala accusato di concorso in abuso d'ufficio

Difesa Sala: iniziativa Procura generale persecutoria

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Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è accusato di concorso in abuso di ufficio per la vicenda del capitolo 'verde' nell'ambito dell'appalto per la piastra dei servizi di Expo.

Inizialmente l'accusa per il primo cittadino, già a processo con l'accusa di falso, era di concorso in turbativa d'asta.

I sostituti procuratori generali Vincenzo Calia e Massimo Caballo hanno insomma deciso di riqualificare in abuso d'ufficio il reato di turbativa d'asta che il loro collega Felice Isnardi, nel frattempo andato in pensione, aveva contestato a Sala nel "primo" avviso di chiusura indagini del 23 giugno scorso. Imputazione che era stata stralciata dalla richiesta di rinvio a giudizio del 20 settembre e che ora è stata riformulata alla luce degli approfondimenti investigativi condotti negli ultimi mesi dai magistrati che hanno "ereditato" il fascicolo di indagine.

Un abuso che, secondo l'accusa, l'allora amministratore delegato di Expo avrebbe commesso nella fornitura del "verde" dell'Esposizione Universale milanese. Sala, come scriveva il pg Isnardi nell'avviso di chiusura indagini del giugno scorso, avrebbe volutamente scorpororato l'appalto delle "essenze arboree" da quello della Piastra "senza un provvedimento formale" per favorire un'impresa del settore florovivaistico "anche su pressione di esponenti politici della Regione Lombardia". Salvo poi riassegnarla, nel luglio del 2013, senza lanciare un bando di gara ma con un affidamento diretto, alla Mantovani, la società di costruzioni vicentina che alla fine dell'anno precedente si era già aggiudicata il maxi-appalto della Piastra con un ribasso record del 42%: 149 milioni di euro contro i 272 milioni della base d'asta.

Difesa Sala: iniziativa Procura generale persecutoria
La decisione della Procura Generale di Milano appare ai legali del sindaco "anomala e persecutoria".  "Oggi - scrivono in una nota gli avvocati Salvatore Scuto e Stefano Nespor - è stato notificato il decreto che dispone il giudizio immediato richiesto dal Sindaco Sala per porre fine a questo ormai pluriennale tentativo della Procura generale di individuare delle ipotesi di reato nell'attività che lo stesso ha svolto come ad di Expo, portando a termine un compito che a molti pareva destinato all'insuccesso. L'udienza è stata fissata per il giorno 20 febbraio 2018. Pochi minuti dopo la notifica del decreto, è stato notificato dalla Procura Generale di Milano un avviso di conclusione di indagini sempre riferite all'appalto della c.d. "Piastra" di Expo 2015. Questa volta è contestato al Sindaco Sala un reato sino ad oggi mai ipotizzato nei suoi confronti, cioè l'abuso d'ufficio".

"Questa iniziativa della Procura Generale - proseguono i legali - si pone in evidente contraddizione con i giudizi che ANAC, Avvocatura dello Stato e la stessa Procura della Repubblica di Milano hanno precedentemente formulato, apparendo anomala al punto da sembrare persecutoria. E' un'iniziativa che offre una ulteriore dimostrazione delle difficoltà e degli ostacoli che, in questo Paese, incontra chiunque si trovi ad eseguire, nel rispetto della legge e in un tempo definito, un importante progetto pubblico, facendo affidamento sulle valutazioni delle Autorità dello Stato competenti.  Riepilogando velocemente i termini processuali della questione, occorre ricordare che le indagini iniziate nel 2014 dalla Procura della Repubblica di Milano erano state da questa concluse con una richiesta di archiviazione. La Procura Generale di Milano, tra la fine del 2016 e l'inizio del 2017, aveva avocato a sè le indagini e, nel giugno di quest'anno, aveva inviato un primo avviso di conclusione delle medesime, con il quale si contestava al Sindaco Sala un'ipotesi di turbativa della gara d'appalto della c.d. "Piastra". Dopo il deposito avvenuto a fine luglio 2017 della memoria difensiva, la Procura Generale, nel settembre dello stesso anno, ha stralciato l'ipotesi di reato della turbativa d'asta". "Oggi, con stupore, ci troviamo di fronte a un'ennesima rilettura dei fatti - concludono gli avvocati - operata dalla Procura Generale. All'alba del 2018, per fatti risalenti al 2012, come detto già oggetto di numerosi scrutini da parte di avrie autorita' dello Stato, si giunge ad ipotizzare un nuovo reato, ancora una volta del tutto scollegato dalla realtà dei fatti".