SPORT
E' stato pesante, ma meglio un breve stop prima che uno lungo dopo
Calcio, Sarri rientra sulla panchina della Juventus
"Ringrazio lo staff medico che mi ha coccolato per 20 giorni. Ho accettato consapevole che il mio staff stava andando avanti alla grande in campo e in panchina. A Firenze ci ho lasciato uno scudetto e devo sostituire questo ricordo con un altro positivo".

Tra gli eventi più attesi di questo inizio campionato c’era il ritorno di Maurizio Sarri in panchina dopo la polmonite che lo aveva colpito durante l’estate. Il giorno è arrivato e il nuovo tecnico bianconero non si risparmia nella conferenza stampa alla vigilia di un match sentitissimo come Fiorentina-Juventus.
“È chiaro che per un allenatore fare allenamento e andare in panchina è tutto. Non è semplice rimanere fuori, ringrazio il nostro staff medico che mi ha coccolato per 20 giorni. Mi hanno fatto capire che era meglio fare un passo indietro per non farlo più lungo dopo. È stato pesante ma ho accettato con la consapevolezza che lo staff stava facendo tutto alla grande”. Al di là della partita che lo attende, Sarri si dilunga sulla sua visione della ‘corazzata’ Juventus: ”Non sono qui per replicare quello che ho fatto in altre squadre. Ha una diversa filosofia, non voglio andare contro le caratteristiche dei miei giocatori, verrà fuori una squadra con un carattere definito, abbiamo provato cose in allenamento che ho visto nell’ultima partita. Con questo modo di giocare è difficile gestire le partite abbassandosi, dobbiamo cambiare la gestione di alcuni momenti della partita, da improntare sul possesso palla. Abbassarsi e aspettare gli avversari vicino all’area diventa pericoloso, non è quello che proviamo. Questa squadra rimarrà sempre più fisica e meno palleggiatrice di altre mie squadre, ma non bisognerà straniarla. Voglio che seguano le mie idee ma non stravolgerla, perché ha una precisa identità. Ho sempre detto che la Juventus era la squadra più forte, poi si può discutere degli episodi ma fa parte della normalità. La Juventus è la squadra più forte dal punto di vista tecnico e societario. Stando qui due mesi mi rendo conto che la forza di questa società è nell’organizzazione e nella testa. É una squadra che archivia la vittoria in 30 secondi e va subito con la testa a quella dopo. Abbiamo una mentalità feroce e voglia di vincere”. Il tecnico bianconero tocca anche uno dei punti critici dell’inizio della sua gestione, quello dell’abbondanza: “Io ho parlato di imbarazzo di fronte ad una scelta da dover fare sui giocatori. Avendo una lista di soli 22 giocatori per l’Europa doveva essere fatta una scelta non semplice né gratificante per me, ma era indispensabile. Fa parte del mio mestiere, può essere condivisibile o no, ma era da fare. Non mi fa piacere perché sono coinvolti due giocatori importantissimi, ma dimostra anche la forza della nostra rosa. Avere la rosa ampia ci porta a scelte di questo tipo ma è anche una grande fortuna avere una rosa in cui solo un giocatore è indispensabile”. Il più toccato dalle scelte di Sarri è stato Emre Can e l’allenatore chiarisce:” Quando un giocatore subisce una scelta simile è ovvio che devo tenere conto dell’aspetto emozionale. Bisogna dare al giocatore la possibilità di sfogarsi per poi affrontarlo con serenità. Penso di avere l’età giusta per capire certi tipi di reazione”. Infine una constatazione quasi ironica: “Mia madre non era contentissima della firma con la Juve. Mia nonna abitava a Piazza Alberti a Firenze, la fede della famiglia era viola. Io ho mille ricordi intorno a quello stadio, ora vedo solo l’ultimo dove ci ho lasciato uno Scudetto. Lo devo velocemente sostituire con uno positivo”. E da domani l’avventura comincia proprio a Firenze.
“È chiaro che per un allenatore fare allenamento e andare in panchina è tutto. Non è semplice rimanere fuori, ringrazio il nostro staff medico che mi ha coccolato per 20 giorni. Mi hanno fatto capire che era meglio fare un passo indietro per non farlo più lungo dopo. È stato pesante ma ho accettato con la consapevolezza che lo staff stava facendo tutto alla grande”. Al di là della partita che lo attende, Sarri si dilunga sulla sua visione della ‘corazzata’ Juventus: ”Non sono qui per replicare quello che ho fatto in altre squadre. Ha una diversa filosofia, non voglio andare contro le caratteristiche dei miei giocatori, verrà fuori una squadra con un carattere definito, abbiamo provato cose in allenamento che ho visto nell’ultima partita. Con questo modo di giocare è difficile gestire le partite abbassandosi, dobbiamo cambiare la gestione di alcuni momenti della partita, da improntare sul possesso palla. Abbassarsi e aspettare gli avversari vicino all’area diventa pericoloso, non è quello che proviamo. Questa squadra rimarrà sempre più fisica e meno palleggiatrice di altre mie squadre, ma non bisognerà straniarla. Voglio che seguano le mie idee ma non stravolgerla, perché ha una precisa identità. Ho sempre detto che la Juventus era la squadra più forte, poi si può discutere degli episodi ma fa parte della normalità. La Juventus è la squadra più forte dal punto di vista tecnico e societario. Stando qui due mesi mi rendo conto che la forza di questa società è nell’organizzazione e nella testa. É una squadra che archivia la vittoria in 30 secondi e va subito con la testa a quella dopo. Abbiamo una mentalità feroce e voglia di vincere”. Il tecnico bianconero tocca anche uno dei punti critici dell’inizio della sua gestione, quello dell’abbondanza: “Io ho parlato di imbarazzo di fronte ad una scelta da dover fare sui giocatori. Avendo una lista di soli 22 giocatori per l’Europa doveva essere fatta una scelta non semplice né gratificante per me, ma era indispensabile. Fa parte del mio mestiere, può essere condivisibile o no, ma era da fare. Non mi fa piacere perché sono coinvolti due giocatori importantissimi, ma dimostra anche la forza della nostra rosa. Avere la rosa ampia ci porta a scelte di questo tipo ma è anche una grande fortuna avere una rosa in cui solo un giocatore è indispensabile”. Il più toccato dalle scelte di Sarri è stato Emre Can e l’allenatore chiarisce:” Quando un giocatore subisce una scelta simile è ovvio che devo tenere conto dell’aspetto emozionale. Bisogna dare al giocatore la possibilità di sfogarsi per poi affrontarlo con serenità. Penso di avere l’età giusta per capire certi tipi di reazione”. Infine una constatazione quasi ironica: “Mia madre non era contentissima della firma con la Juve. Mia nonna abitava a Piazza Alberti a Firenze, la fede della famiglia era viola. Io ho mille ricordi intorno a quello stadio, ora vedo solo l’ultimo dove ci ho lasciato uno Scudetto. Lo devo velocemente sostituire con uno positivo”. E da domani l’avventura comincia proprio a Firenze.