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PEOPLE

L'Epifania nella tradizione era la festa più attesa

Un po' strega un po' fata. La befana è la signora delle feste romane

Più irriverente e ironica di Babbo Natale, i romani preferivano la vecchietta sulla scopa. Carbone ai bimbi cattivi e dolciumi a chi si è comportato bene, una storia dalle origine antichissime

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Bancarelle di Piazza Navona (Ansa)
Roma
L'arrivo della vecchietta sulla scopa è il giorno più atteso dai romani. La tradizione vuole che la città eterna abbia una vera predilizione per la befana, più irriverente e ironica di Babbo Natale. E certo più severa. L'usanza infatti è che i bambini più cattivi trovino nella calza il carbone, per i più buoni invece caramelle, cioccolata e dolciumi.

La tradizione sì è un po' persa con l'arrivo di Babbo Natale ma in passato era il giorno della Befana la vera grande festa dei romani. E Piazza Navona con le sue bancarelle ne è la testimonianza. I bambini per tenersi buona la vecchietta lasciavano sotto il camino ricotte, un bicchiere di latte e un mandarino (usanza poi adottata per accogliere l'arrivo di Babbo Natale). "Non fare così o chiamo la befana e ti si porta via!" dicevano le mamme ai bimbi, "attento che lo dico alla befana" il monito per dissuadere dalle birichinate.

Origini antichissime
La befana, dal greco "Ephifania" (manifestazione, apparizione) ha un anima contadina. Un personaggio che come tante vecchie che compaiono nelle feste popolari, rappresentava la natura invecchiata che arrivava a dispensare gli ultimi doni.
Le sue origini sono antichissime, risalgono ai tempi in cui si credeva che, nelle dodici notti precedenti il solstizio invernale, fantastiche figure volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri. I Romani credevano nella divinità Diana, i Celti si affidavano a riti sacrificali. E la Befana è proprio questo un pò fata - che porta regali e buoni raccolti- e un pò strega che porta carbone e minacce ai bambini.

Piazza Sant'Eustachio
All'inizio ad ospitare le bancarelle di dolciumi e calze era Piazza Sant'Eustachio come racconta il poeta Giggi Zanazzo "la baldoria si faceva a Sant'Eustachio e per tutte le strade li' intorno. in mezzo a piazza dei caprettari si faceva un gran casotto, co' tutte le bottegucce aperte, dove se vennevano un sacco de giocarelli, che era una bellezza. certi pupazzari metteveno fora certe befane accusi' vere e brutte che a me, che ero allora regazzino, me faceveno gela' er sangue da lo spavento". Con l'Unità d'Italia il testimone passa a Piazza Navona, dove lo spettacolo continua anche oggi anche se un po' ridimensionato.