ITALIA
Testimonianza al processo sulla trattativa
Stato-Mafia, depone Guazzelli: "Mannino temeva per la vita"
Il figlio del maresciallo dei carabinieri ucciso nel 1992 ha raccontato le parole che Mannino rivelò a suo padre dopo l'omicidio di Lima: "Il prossimo protrei essere io". A marzo la Corte si trasferirà nell'aula bunker del carcere di Rebibbia per l'esame del pentito Gaspare Spatuzza

Nell'aula bunker dell'Ucciardone di Palermo per il processo sulla trattativa Stato-mafia è stato convocato come testimone Riccardo Guazzelli, figlio del maresciallo dei carabinieri ucciso il 4 aprile 1992 ad Agrigento, che ha rivelato: "Dopo l'omicidio di Lima l'on. Mannino temeva per la sua vita e disse a mio padre: 'Il prossimo potrei essere io'".
La testimonianza, secondo i pm, proverebbe i timori che avrebbero indotto l'ex ministro della Democrazia Cristiana Calogero Mannino a spingere l'allora capo del Ros, Antonio Subranni, ad avviare un dialogo con Cosa Nostra tramite l'ex sindaco mafioso Vito Ciancimino.
Subranni è tra gli imputati del processo con l'accusa di minaccia a corpo politico dello Stato e sarebbe legato a Mannino, processato separatamente in abbreviato sempre per la trattativa, proprio tramite il maresciallo Guazzelli, convocato più volte dall'ex ministro, preoccupato per la sua vita.
Il primo incontro tra i due avvenne a Palermo nella segreteria politica di Mannino nel febbraio del '92. Il politico raccontò al maresciallo di avere subito un'intimidazione. Poi si videro dopo l'omicidio dell'eurodeputato Salvo Lima, avvenuto a marzo dello stesso anno, e in quel caso Mannino esplicitò in modo netto i timori per la sua vita.
Il testimone ha poi parlato delle indagini che il padre svolse su Mannino e del rapporto di amicizia che il maresciallo aveva con Subranni.
Il processo è stato rinviato al 27 febbraio prossimo per la conclusione dell'esame del collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo. Mentre nei giorni 11, 12, 13 e 14 marzo la Corte si trasferirà nell'aula bunker del carcere di Rebibbia per l'esame del pentito Gaspare Spatuzza e di Paolo Bellini.
Al processo sono imputati oltre a Subranni, i militari Mario Mori e Giuseppe De Tonno, Giovanni Brusca, Massimo Ciancimino, i boss Totò Riina, Antonino Cinà e Leoluca Bagarella, l'ex senatore Marcello Dell'Utri e l'ex ministro Nicola Mancino che risponde di falsa testimonianza.
La testimonianza, secondo i pm, proverebbe i timori che avrebbero indotto l'ex ministro della Democrazia Cristiana Calogero Mannino a spingere l'allora capo del Ros, Antonio Subranni, ad avviare un dialogo con Cosa Nostra tramite l'ex sindaco mafioso Vito Ciancimino.
Subranni è tra gli imputati del processo con l'accusa di minaccia a corpo politico dello Stato e sarebbe legato a Mannino, processato separatamente in abbreviato sempre per la trattativa, proprio tramite il maresciallo Guazzelli, convocato più volte dall'ex ministro, preoccupato per la sua vita.
Il primo incontro tra i due avvenne a Palermo nella segreteria politica di Mannino nel febbraio del '92. Il politico raccontò al maresciallo di avere subito un'intimidazione. Poi si videro dopo l'omicidio dell'eurodeputato Salvo Lima, avvenuto a marzo dello stesso anno, e in quel caso Mannino esplicitò in modo netto i timori per la sua vita.
Il testimone ha poi parlato delle indagini che il padre svolse su Mannino e del rapporto di amicizia che il maresciallo aveva con Subranni.
Il processo è stato rinviato al 27 febbraio prossimo per la conclusione dell'esame del collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo. Mentre nei giorni 11, 12, 13 e 14 marzo la Corte si trasferirà nell'aula bunker del carcere di Rebibbia per l'esame del pentito Gaspare Spatuzza e di Paolo Bellini.
Al processo sono imputati oltre a Subranni, i militari Mario Mori e Giuseppe De Tonno, Giovanni Brusca, Massimo Ciancimino, i boss Totò Riina, Antonino Cinà e Leoluca Bagarella, l'ex senatore Marcello Dell'Utri e l'ex ministro Nicola Mancino che risponde di falsa testimonianza.