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ITALIA

"Ogni giorno pressioni e richieste di ogni tipo"

Napoli, cantiere Unesco chiude per minacce dei clan: protestano residenti e commercianti

I cittadini: "Se una ditta impegnata in un lavoro così importante è costretta a fuggire, vuol dire che lo Stato si arrende e alza bandiera bianca"

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Un grande cantiere, un progetto internazionale dell'Unesco a Porta Capuana, nel cuore di Napoli costretto a fermarsi a causa delle minacce dei clan. Già era accaduto qualche tempo fa, quando - riporta il quotidiano Il Mattino - il cantiere era ancora nella zona di piazza San Francesco, e una persona era andata lì cercando di imporre il pizzo. Scattò la denuncia alla questura, ma poi non vennero segnalati altri episodi. Fino a qualche giorno fa,  quando "all'improvviso gli operai hanno smesso di lavorare, poi pian piano sono arrivati i camion e hanno cominciato a caricare mezzi e materiali". E il cantiere è stato abbandonato.

Il quotidiano di Napoli parla di "due giorni consecutivi di pressioni e minacce da parte della camorra" che "hanno convinto l'azienda, la Spinosa Costruzioni di Isernia a mollare tutto e tornare in Molise".

C'è ira e amarezza tra i residenti e i commercianti della zona. "Se una ditta impegnata in un lavoro così importante è costretta a fuggire, vuol dire che lo Stato si arrende e alza bandiera bianca". Un negoziante che chiede l'anonimato è ancora più amaro: "Loro sono tornati in Molise, noi siamo costretti a restare qui. Ricevendo ogni giorno pressioni e richieste di ogni tipo". 

"L'ennesimo e inaccettabile affronto della camorra anche sui lavori Unesco". Così il presidente della quarta municipalità di Napoli, Giampiero Perrella, sulla vicenda del cantiere chiuso in seguito alle minacce del racket. "La risposta deve essere immediata. Quel cantiere va riaperto subito anche con un presidio, se necessario, delle forze di polizia. Mi rivolgo al sindaco e agli assessori: riapriamo il cantiere. Io ci sono già stamattina".