SALUTE
Non solo 8 Marzo
Salute della donna dopo la Festa: prevenzione
Virus batteri e parassiti sono implicati nell'esordio di molte importanti malattie, tra cui i tumori: la salute della donna va tutelata tutto l'anno

Innanzitutto il papilloma virus, patologia infettiva a trasmissione sessuale di origine virale: è lui la causa del carcinoma alla cervice uterina. “Questo carcinoma è la seconda neoplasia maligna per incidenza e mortalità nelle donne in tutto il mondo e la prima neoplasia nei Paesi poveri nei quali si verificano – oggi – l’80% dei casi e delle morti ad esso correlate, ci dice Cristina Giraldi, Direttore della Microbiologia di Cosenza e Segretario AMCLI, associazione dei microbiologi clinici. "La causa delle sue lesioni precancerose è la persistenza dell’infezione cervicale da parte di alcuni genotipi di HPV, definiti ad alto rischio oncogeno.
In Italia l’ incidenza e la mortalità per cancro della cervice uterina sono ormai ridotte a livelli di malattia rara con meno di 7/100.000 nuovi casi all’anno e questo importante traguardo è stato raggiunto grazie al programma di screening con il Pap test iniziato nel 1996”. Che però non ha una copertura uniforme in tutto il Paese, e soprattutto al sud non viene sempre proposto dalle Asl. In più, essendo un vaccino, ricade nelle resistenze culturali completamente errate di molte persone, che si espongono ad un rischio certo ( quello di sviluppare un tumore) basandosi su false informazioni che circolano in rete.
L'altro nemico invisibile delle donne è la Chlamydia trachomatis, un batterio che causa infezioni dell’apparato genitale tra le più diffuse nelle donne, avendo superato numericamente le infezioni da Neisseria gonorrhoeae (41 milioni di nuovi casi l’anno) e da Treponema pallidum (5 milioni di nuovi casi l’anno). L’organizzazione Mondiale della Sanità stima che ogni anno nel mondo vi siano circa 54 milioni di nuovi casi di infezione tra le donne adulte (15-49 anni).
La giovane età, inferiore ai 25 anni e il sesso femminile rappresentano i maggiori fattori di rischio. Il 70-80% delle infezioni da C. trachomatis nella donna sono asintomatiche e quando sono presenti i sintomi essi sono lievi e aspecifici. Ma il rischio è di sviluppare infertilità tubarica dopo un’infezione da C. trachomatis non adeguatamente diagnosticata e trattata, tra lo 0,1-6% dei casi. Più grave l'infezione da C. trachomatis contratta in gravidanza (5-30% delle donne) che può comportare conseguenze sia per la donna che per il nascituro.
Gli studi presenti in letteratura associano tale infezione a complicanze ostetriche quali parto pretermine, basso peso alla nascita, e mortalità perinatale. Inoltre evidenziano come il 30-50% dei nati da madre infetta, al momento del parto, e non sottoposta ad alcuna terapia specifica sviluppa congiuntivite e il 10-20% polmonite.
Secondo Tiziana Lazzarotto della Microbiologia del Policlinico S. Orsola di Bologna “La diagnosi di infezione attiva non è difficile e si fa mediante tecniche di PCR, ricercando direttamente il genoma del batterio nei campioni di secrezioni genitali e/o di urina della donna. Si può inoltre eseguire una diagnosi indiretta, ricercando nei campioni di siero delle pazienti gli anticorpi anti C. trachomatis e dimostrando così indirettamente l’avvenuta infezione. La diagnosi sierologica è un ausilio diagnostico particolarmente importante nello studio dell’infertilità tubarica.
Quasi la totalità delle strutture di Microbiologia clinica sono in grado di condurre ambedue le tipologie diagnostiche”. In molti paesi Europei e non Europei sono stati avviati o si stanno avviando dei programmi di screening nelle donne fertili e con età inferiore ai 25 anni allo scopo di intervenire tempestivamente con eventuali trattamenti terapeutici.
I primi dati lanciati dal CDC di Atlanta dimostrano una netta associazione tra i programmi attivi di screening e la diminuzione della prevalenza delle infezioni da C. trachomatis.
“Anche in Italia – ci dice il Presidente Amcli Pierangelo Clerici - “alcune regioni con l’ausilio di AMCLI, sono intenzionate ad avviare programmi di screening allo scopo di controllare nella popolazione dei giovani la diffusione di questa infezione a trasmissione sessuale e prevenire nelle donne l’ insorgenza di infertilità tubarica con opportuni interventi terapeutici. Un programma di screening oggi è reso possibile grazie alla disponibilità di test altamente sensibili e specifici quali la PCR”papilloma
In Italia l’ incidenza e la mortalità per cancro della cervice uterina sono ormai ridotte a livelli di malattia rara con meno di 7/100.000 nuovi casi all’anno e questo importante traguardo è stato raggiunto grazie al programma di screening con il Pap test iniziato nel 1996”. Che però non ha una copertura uniforme in tutto il Paese, e soprattutto al sud non viene sempre proposto dalle Asl. In più, essendo un vaccino, ricade nelle resistenze culturali completamente errate di molte persone, che si espongono ad un rischio certo ( quello di sviluppare un tumore) basandosi su false informazioni che circolano in rete.
L'altro nemico invisibile delle donne è la Chlamydia trachomatis, un batterio che causa infezioni dell’apparato genitale tra le più diffuse nelle donne, avendo superato numericamente le infezioni da Neisseria gonorrhoeae (41 milioni di nuovi casi l’anno) e da Treponema pallidum (5 milioni di nuovi casi l’anno). L’organizzazione Mondiale della Sanità stima che ogni anno nel mondo vi siano circa 54 milioni di nuovi casi di infezione tra le donne adulte (15-49 anni).
La giovane età, inferiore ai 25 anni e il sesso femminile rappresentano i maggiori fattori di rischio. Il 70-80% delle infezioni da C. trachomatis nella donna sono asintomatiche e quando sono presenti i sintomi essi sono lievi e aspecifici. Ma il rischio è di sviluppare infertilità tubarica dopo un’infezione da C. trachomatis non adeguatamente diagnosticata e trattata, tra lo 0,1-6% dei casi. Più grave l'infezione da C. trachomatis contratta in gravidanza (5-30% delle donne) che può comportare conseguenze sia per la donna che per il nascituro.
Gli studi presenti in letteratura associano tale infezione a complicanze ostetriche quali parto pretermine, basso peso alla nascita, e mortalità perinatale. Inoltre evidenziano come il 30-50% dei nati da madre infetta, al momento del parto, e non sottoposta ad alcuna terapia specifica sviluppa congiuntivite e il 10-20% polmonite.
Secondo Tiziana Lazzarotto della Microbiologia del Policlinico S. Orsola di Bologna “La diagnosi di infezione attiva non è difficile e si fa mediante tecniche di PCR, ricercando direttamente il genoma del batterio nei campioni di secrezioni genitali e/o di urina della donna. Si può inoltre eseguire una diagnosi indiretta, ricercando nei campioni di siero delle pazienti gli anticorpi anti C. trachomatis e dimostrando così indirettamente l’avvenuta infezione. La diagnosi sierologica è un ausilio diagnostico particolarmente importante nello studio dell’infertilità tubarica.
Quasi la totalità delle strutture di Microbiologia clinica sono in grado di condurre ambedue le tipologie diagnostiche”. In molti paesi Europei e non Europei sono stati avviati o si stanno avviando dei programmi di screening nelle donne fertili e con età inferiore ai 25 anni allo scopo di intervenire tempestivamente con eventuali trattamenti terapeutici.
I primi dati lanciati dal CDC di Atlanta dimostrano una netta associazione tra i programmi attivi di screening e la diminuzione della prevalenza delle infezioni da C. trachomatis.
“Anche in Italia – ci dice il Presidente Amcli Pierangelo Clerici - “alcune regioni con l’ausilio di AMCLI, sono intenzionate ad avviare programmi di screening allo scopo di controllare nella popolazione dei giovani la diffusione di questa infezione a trasmissione sessuale e prevenire nelle donne l’ insorgenza di infertilità tubarica con opportuni interventi terapeutici. Un programma di screening oggi è reso possibile grazie alla disponibilità di test altamente sensibili e specifici quali la PCR”papilloma