ITALIA
Mafie e petrolio, 70 arresti e impianti sequestrati: "Nefasta sinergia con colletti bianchi"
Arrestata anche Anna Bettozzi, ex immobiliarista e cantante vedova del petroliere Sergio Di Cesare

Una "nefasta sinergia" tra mafie e colletti bianchi, senza l'apporto dei quali le prime difficilmente avrebbero potuto far fruttare al massimo le frodi fiscali nel settore degli oli minerali. E' quella portata alla luce dall'operazione 'Petrolmafie Spa' nella quale sono confluite quattro inchieste condotte, rispettivamente, dalle Dda di Napoli, Roma, Reggio Calabria e Catanzaro - con il coordinamento della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e di Eurojust - e che ha portato al sequestro di beni per circa un miliardo di euro e all'esecuzione di 56 ordinanze di custodia cautelare (35 in carcere e 21 ai domiciliari) e 15 fermi.
Dalle indagini è emersa, riferiscono gli investigatori, "la gigantesca convergenza di strutture e pianificazioni mafiose originariamente diverse nel business della illecita commercializzazione di carburanti e del riciclaggio di centinaia di milioni di euro in società petrolifere intestate a soggetti insospettabili, meri prestanome".
Dalle indagini è emerso il rapporto avviato dal gruppo con la Max Petroli SRL - ora Made Petrol Italia - di Anna Bettozzi. Quest'ultima, secondo l'accusa, trovandosi a gestire una società in grave crisi finanziaria, sarebbe riuscita a ottenere forti iniezioni di liquidità da parte di vari clan di camorra, riuscendo a far passare il volume d'affari da 9 a 370 milioni di euro in tre anni. Anna Bettozzi, per l'accusa, avrebbe sfruttato non solo il riciclaggio di denaro della camorra, ma anche i classici sistemi di frode con 20 società "cartiere" per eludere con la Made Petrol le pretese erariali. La rilevanza del business dei Moccia provoca anche reazioni violente da parte di altri clan della camorra. Alberto Coppola, per esempio, subisce due attentati prima che Antonio Moccia riesca ad imporre una pax mafiosa.
"Ah Piè, io dietro c'ho la camorra!". Era pienamente consapevole di chi erano i suoi nuovi soci in affari Anna Bettozzi, vedova del petroliere Sergio Di Cesare. Lei, che si vantava al telefono di avere avuto come soci Tronchetti Provera e Berlusconi, aveva trovato più redditizio legarsi a gruppi camorristici.
Al centro delle inchieste romana e napoletana la società MaxPetroli di cui era amministratrice la Bettozzi - indicata come capo indiscusso del sodalizio criminale - poi trasformata nell aMade Petrol Italia diretta da Virginia Di Cesare ma, di fatto, secondo gli investigatori, sempre controllata dalla madre che adesso è accusata, tra l'altro, di associazione mafiosa. Grazie agli accordi con la cosca camorrista capeggiata da Antonio Moccia - ma anche con i casalesi - la Bettozzi, secondo gli investigatori viveva nel lusso. Nel maggio 2019 fu fermata allafrontiera di Ventimiglia mentre si stava recando in Rolls Roycea Cannes per il festival del cinema con 300 mila euro in contanti. E nei successivi accertamenti nel lussuoso albergo a Milano dove soggiornava, furono trovati altri 1,4 milioni di euro, sempre in contanti. Non solo. La Bettozzi - con un passato da aspirante popstar con il nome d'arte Ana Bettz - usava il denaro illecito anche per pagare in nero l'attore Gabriel Garko per una campagna pubblicitaria della Made Petrol ("50 te li ho già dati e rimangono 200 mila... 100 in nero e 100 fatturato" dice al telefono parlando con l'attore). Alcuni dei personaggi emersi nelle inchieste di Roma e Napoli, sono stati intercettati anche dalle Dda di Catanzaro e Reggio Calabria, che stavano indagando autonomamente sulle frodi nel settore petrolifero in cui erano impegnate le principali cosche del vibonese e quelle della piana di Gioia Tauro.
Dalle indagini è emersa, riferiscono gli investigatori, "la gigantesca convergenza di strutture e pianificazioni mafiose originariamente diverse nel business della illecita commercializzazione di carburanti e del riciclaggio di centinaia di milioni di euro in società petrolifere intestate a soggetti insospettabili, meri prestanome".
Dalle indagini è emerso il rapporto avviato dal gruppo con la Max Petroli SRL - ora Made Petrol Italia - di Anna Bettozzi. Quest'ultima, secondo l'accusa, trovandosi a gestire una società in grave crisi finanziaria, sarebbe riuscita a ottenere forti iniezioni di liquidità da parte di vari clan di camorra, riuscendo a far passare il volume d'affari da 9 a 370 milioni di euro in tre anni. Anna Bettozzi, per l'accusa, avrebbe sfruttato non solo il riciclaggio di denaro della camorra, ma anche i classici sistemi di frode con 20 società "cartiere" per eludere con la Made Petrol le pretese erariali. La rilevanza del business dei Moccia provoca anche reazioni violente da parte di altri clan della camorra. Alberto Coppola, per esempio, subisce due attentati prima che Antonio Moccia riesca ad imporre una pax mafiosa.
"Ah Piè, io dietro c'ho la camorra!". Era pienamente consapevole di chi erano i suoi nuovi soci in affari Anna Bettozzi, vedova del petroliere Sergio Di Cesare. Lei, che si vantava al telefono di avere avuto come soci Tronchetti Provera e Berlusconi, aveva trovato più redditizio legarsi a gruppi camorristici.
Al centro delle inchieste romana e napoletana la società MaxPetroli di cui era amministratrice la Bettozzi - indicata come capo indiscusso del sodalizio criminale - poi trasformata nell aMade Petrol Italia diretta da Virginia Di Cesare ma, di fatto, secondo gli investigatori, sempre controllata dalla madre che adesso è accusata, tra l'altro, di associazione mafiosa. Grazie agli accordi con la cosca camorrista capeggiata da Antonio Moccia - ma anche con i casalesi - la Bettozzi, secondo gli investigatori viveva nel lusso. Nel maggio 2019 fu fermata allafrontiera di Ventimiglia mentre si stava recando in Rolls Roycea Cannes per il festival del cinema con 300 mila euro in contanti. E nei successivi accertamenti nel lussuoso albergo a Milano dove soggiornava, furono trovati altri 1,4 milioni di euro, sempre in contanti. Non solo. La Bettozzi - con un passato da aspirante popstar con il nome d'arte Ana Bettz - usava il denaro illecito anche per pagare in nero l'attore Gabriel Garko per una campagna pubblicitaria della Made Petrol ("50 te li ho già dati e rimangono 200 mila... 100 in nero e 100 fatturato" dice al telefono parlando con l'attore). Alcuni dei personaggi emersi nelle inchieste di Roma e Napoli, sono stati intercettati anche dalle Dda di Catanzaro e Reggio Calabria, che stavano indagando autonomamente sulle frodi nel settore petrolifero in cui erano impegnate le principali cosche del vibonese e quelle della piana di Gioia Tauro.