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MONDO

Ecco il testamento di Bin Laden: 29 milioni per il terrore

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Il defunto Osama bin Laden aveva pensato in anticipo a quanto sarebbe potuto e dovuto accadere dopo di sè e quindi, prima di essere ucciso dagli incursori dei Navy Seals americani il 2 maggio 2011 in Pakistan, come un qualsiasi facoltoso possidente aveva provveduto a redigere il proprio testamento. Vi dichiarava di volere che il suo patrimonio, valutato nell'equivalente di circa 29 milioni di dollari e pari a quasi 27 milioni di euro, fosse riservato dagli eredi alla prosecuzione del jihad: la 'guerra santa agli infedeli' che lui stesso aveva scatenato a livelli mai conosciuti fino ad allora fondando al-Qaeda, ancora lungi dall'essere surclassata dai jihadisti contemporanei dello 'Stato Islamico'. Il testo, vergato a mano in lingua araba e debitamente firmato su un unico foglio di carta a righe tipo quaderno, fa parte di 103 nuovi documenti confiscati all'epoca nel covo del terrorista ad Abbottabad, 110 chilometri a nord di Islamabad, e adesso desecretati dall'Odni, l'Ufficio del Direttore Nazionale dell'Intelligence, massimo consigliere in materia per ogni presidente degli Stati Uniti. Ne erano già stati resi di pubblico dominio una prima tranche di 103 esemplari nel maggio dell'anno scorso.

L'enorme somma lasciata in eredità da Osama era frutto soprattutto dei dividendi per 12 milioni di dollari, in euro più di 11 milioni, versati allo sceicco del terrore dal fratello maggiore Abu Bakr Muhammad bin Laden "per conto della 'Bin Laden Company for Investment' in Sudan", la filiale del gruppo di famiglia ivi operante. Nascosto da qualche parte nel vasto Paese africano, dove il leader di al-Qaeda aveva vissuto all'inizio degli anni '90 prima di riparare in Afghanistan, almeno ufficialmente si ignora che cosa ne sia poi stato in realtà di tanto denaro. "Spero", scrisse il ricchissimo alleato dei Talebani, "che i miei fratelli, le mie sorelle e le mie zie materne obbediscano alle mie ultime volontà e che, per amore di Allah, spendano tutto il denaro da me lasciato loro in eredità nel Sudan per il jihad". Nient'altro: le disposizioni testamentarie erano tanto chiare quanto semplici da eseguire.

Da altri documenti, sottratti da ultimo al segreto di Stato Usa, emerge come bin Laden fosse sempre più sull'orlo dello 'scisma' con quella che all'epoca era la diramazione locale maggiormente potente della sua stessa organizzazione, al-Qaeda in Iraq. Che stava preparando una potente e capillare campagna mediatica per celebrare ed esaltare l'imminente decimo anniversario degli attentati dell'11 settembre 2001 contro le Torri Gemelle del World Trade Center a New York, e la sede del Pentagono alle porte di Washington. Che temeva di essere assassinato da un momento all'altro, preoccupato soprattutto di finire nel mirino di un drone. E infine che già in una lettera datata 8 agosto 2008 aveva chiesto al padre, "nel caso dovessi essere ucciso", di "pregare per me ed elargire continuamente a mio nome opere di carità", ma soprattutto di "perdonarmi e assolvermi, qualora avessi commesso qualcosa che ti abbia recato dispiacere": non rivelava però di che cosa si fosse eventualmente pentito.