MONDO
Il divieto alle importazioni straniere è la risposta di Mosca alle sanzioni
Russia, non più formaggio Asiago ma Asolo. L’italiano che si reinventa per arginare l’embargo
Lo stop imposto da Putin alle importazioni costringe a correre ai ripari e c'è chi produce prodotti simili a quelli italiani ma con materie prime locali. I nomi sono simili a quelli registrati

La trovata è di quelle che non piacerà di certo ai produttori italiani che in un anno hanno visto crollare le esportazioni di agroalimentare del 27,5 per cento con danni stimati in 20 milioni al mese a causa dell'embargo sulle importazioni imposto da Putin.
Lorenzo Getti però a Mosca ha altre preoccupazioni. Nel suo negozio, a sud ovest della capitale, da quattro anni vendeva Parmigiano pregiato, prosciutto di Parma, Gorgonzola, Asiago e tante altre prelibatezze italiane. Da quando però la Russia ha deciso di rispondere alle sanzioni internazionali con l'embargo agroalimentare ha deciso di correre ai ripari, facendo produrre localmente prodotti simili a quelli italiani, modificando solo leggermente il nome. Ed ecco che sul bancone è scomparso l'Asiago sostituito dall'Asolo, il Mantova al posto del Montasio.
Il problema, per lui e per i produttori italiani, si è posto a partire dal 6 agosto 2014 quando Mosca ha chiuso le frontiere ad una lista di prodotti che comprende frutta e verdura, formaggi, carne e salumi provenienti da Ue, Usa, Australia, Canada e Norvegia. Contromisura che non è destinata a cadere, visto che a fine dicembre i 28 riuniti a Bruxelles hanno deciso il prolungamento delle sanzioni (varate nell'estate 2014 dopo l'annessione della Crimea) di altri sei mesi, dunque fino al 31 luglio 2016. La motiviazione: il mancato rispetto degli accordi di Minsk.
Le sanzioni - che riguardano il divieto per le banche e le compagnie controllate dallo stato ad operare sui mercati finanziari europei, l'embargo alla vendita di armi, tecnologie 'dual use' e per l'industria petrolifera- hanno avuto ripercussioni anche sulle aziende straniere. Nel 2015 ad andarsene dalla Russia è stato il colosso americano General Motors lasciando un vuoto che i cinesi hanno già iniziato a coprire. Il presidente della camera di commercio americana in Russia, Alexis Rodzianko, comunque, afferma che più delle sanzioni a penalizzare gli investitori e le industrie americane è l'incertezza legislativa."Il panorama di leggi e leggine in discussione alla Duma che complicano un sistema difficilmente penetrabile" ci dice durante una tre giorni dedicata alla stampa estera e organizzata dalla città di Mosca.
Tornando all'Italia, Getti racconta che inizialmente molti italiani hanno cercato di arginare l'embargo passando per la Bielorussia (che è insieme alla Russia parte dell'Unione economica eurasiatica). "Ma il contrabbando è rischioso e poco conveniente. Inoltre i russi sono comunque diventati più diffidenti verso i prodotti stranieri e dunque comprano meno" spiega Getti. Fatto questo è direttamente collegato anche all'indebolimento del rublo rispetto all'euro che rende dunque poco conveniente comprare prodotti importati.
"È per superare questa diffidenza che ho pensato di ricreare con prodotti di qui, quelle che sono le eccellenze dell'Italia" racconta. Parmigiano e affettati esclusi, ovviamente.
Il Mantova

Lorenzo Getti

Lorenzo Getti però a Mosca ha altre preoccupazioni. Nel suo negozio, a sud ovest della capitale, da quattro anni vendeva Parmigiano pregiato, prosciutto di Parma, Gorgonzola, Asiago e tante altre prelibatezze italiane. Da quando però la Russia ha deciso di rispondere alle sanzioni internazionali con l'embargo agroalimentare ha deciso di correre ai ripari, facendo produrre localmente prodotti simili a quelli italiani, modificando solo leggermente il nome. Ed ecco che sul bancone è scomparso l'Asiago sostituito dall'Asolo, il Mantova al posto del Montasio.
Il problema, per lui e per i produttori italiani, si è posto a partire dal 6 agosto 2014 quando Mosca ha chiuso le frontiere ad una lista di prodotti che comprende frutta e verdura, formaggi, carne e salumi provenienti da Ue, Usa, Australia, Canada e Norvegia. Contromisura che non è destinata a cadere, visto che a fine dicembre i 28 riuniti a Bruxelles hanno deciso il prolungamento delle sanzioni (varate nell'estate 2014 dopo l'annessione della Crimea) di altri sei mesi, dunque fino al 31 luglio 2016. La motiviazione: il mancato rispetto degli accordi di Minsk.
Le sanzioni - che riguardano il divieto per le banche e le compagnie controllate dallo stato ad operare sui mercati finanziari europei, l'embargo alla vendita di armi, tecnologie 'dual use' e per l'industria petrolifera- hanno avuto ripercussioni anche sulle aziende straniere. Nel 2015 ad andarsene dalla Russia è stato il colosso americano General Motors lasciando un vuoto che i cinesi hanno già iniziato a coprire. Il presidente della camera di commercio americana in Russia, Alexis Rodzianko, comunque, afferma che più delle sanzioni a penalizzare gli investitori e le industrie americane è l'incertezza legislativa."Il panorama di leggi e leggine in discussione alla Duma che complicano un sistema difficilmente penetrabile" ci dice durante una tre giorni dedicata alla stampa estera e organizzata dalla città di Mosca.
Tornando all'Italia, Getti racconta che inizialmente molti italiani hanno cercato di arginare l'embargo passando per la Bielorussia (che è insieme alla Russia parte dell'Unione economica eurasiatica). "Ma il contrabbando è rischioso e poco conveniente. Inoltre i russi sono comunque diventati più diffidenti verso i prodotti stranieri e dunque comprano meno" spiega Getti. Fatto questo è direttamente collegato anche all'indebolimento del rublo rispetto all'euro che rende dunque poco conveniente comprare prodotti importati.
"È per superare questa diffidenza che ho pensato di ricreare con prodotti di qui, quelle che sono le eccellenze dell'Italia" racconta. Parmigiano e affettati esclusi, ovviamente.
Il Mantova

Lorenzo Getti
