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ECONOMIA

Glasgow

Cop26, il giorno della finanza. Per crisi climatica serve 1 trilione di dollari all'anno

Carney presenta GFan, "lo standard per la finanza e il clima". Investimenti verdi di pubblico e privato possono portare un aumento del pil globale del 2%. Sunak: decarbonizzare la City. Sharma: il 90% degli stati ha target 0 emissioni

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Gran raduno della finanza globale pubblica e privata a Glasgow, alla conferenza sul clima dell'Onu per discutere su come mobilitare i giganteschi capitali che sono necessari per finanziare la transizione energetica e il taglio delle emissioni.

Alla Cop26 sono confluiti da oggi ministri delle Finanze, capi delle istituzioni finanziarie internazionali e esponenti di banche e gruppi finanziari privati. Secondo i promotori di queste iniziative, infatti, serviranno migliaia di miliardi di dollari di investimenti supplementari per muoversi verso un sistema di produzione di energia a basse emissioni di CO2. Il tutto sul presupposto che questo consentirebbe di limitare a 1,5 gradi l'aumento delle temperature globali.

Il vertice giunge subito dopo che il G20, con la riunione dei leader che si è svolta lo scorso fine settimana a Roma, ha appena concordato di alzare a 100 miliardi di dollari l'anno gli aiuti dei paesi avanzati a favore delle economie in via di sviluppo, anche per affrontare la questione climatica. Secondo un comunicato della presidenza della Cop26, nei prossimi giorni verranno discussi ulteriori impegni incluso quello di avviare trattative per modificare, con ogni probabilità alzandolo ulteriormente, questo impegno sui 100 miliardi di dollari l'anno a partire dal 2025.

Dato che si tratta di cifre stratosferiche, per l'immediato si comincia con valori più abbordabili: i leader di Usa, Ue, Gran Bretagna hanno annunciato una nuova partnership per sostenere proprio il Sud Africa nella transizione energetica, l'iniziativa prevede 8,5 miliardi di dollari di finanziamenti sui prossimi 3 5 anni. Ma si tratta di briciole rispetto a quello che ci si propone di fare: la coalizione di banche, gruppi di asset management, finanziarie e fondi pensione messa insieme allo scopo di finanziare il taglio delle emissioni ha raggiunto un livello di asset totali pari a 130.000 miliardi di dollari.

E questo gruppo, battezzato con l'acronimo "Gfanz" e guidato dall'inviato speciale dell'Onu Mark Carney, si ripromette di erogare finanziamenti per 100.000 miliardi di dollari sui prossimi 30 anni.


Johnson: "Abbiamo chance per evitare il disastro"
Per il premier britannico Boris Johnson, il mondo può trarre speranza dai passi compiuti sinora alla Cop26, ma "se riusciremo a evocare la saggezza collettiva e la volontà di salvarci da un disastro evitabile resta in bilico", bisogna "andare avanti con il duro lavoro" perché "molto deve ancora essere fatto" per impedire la catastrofe del riscaldamento globale. Johnson, parlando alla Camera dei comuni, ha riferito Bbc, ha aggiunto che Londra ha chiesto al mondo di agire su temi come carbone, auto, alberi. Ha aggiunto che dopo "tutti gli obiettivi e tutte le promesse", e tutti gli avvertimenti degli scienziati, "ora arriviamo alla resa dei conti": "è questione di volontà", perché la tecnologia per ridurre le emissioni esiste.

Georgieva (Fmi): giusto imporre prezzo del carbonio
"Crediamo che imporre un prezzo del carbonio a livello internazionale sia molto importante" per raggiungere gli obiettivi climatici dell'Accordo di Parigi e che "65 dollari al 2030 sia un prezzo equo e pragmatico". Lo ha detto Kristalina Georgieva, direttore del Fondo monetario internazionale ed ex commissario europeo. "La crisi climatica è una minaccia alla stabilità dei sistemi finanziari - ha aggiunto - gli investimenti verdi invece possono generare 30 milioni di green jobs e un aumento del Pil globale del 2%".

Sunak sprona i privati:, 'decarbonizzare la City'
L'impegno del settore privato, accanto al pubblico, è vitale nella sfida ai cambiamenti climatici: sia in termini di risorse da investire nei progetti di un'economia più sostenibile, sia sotto il profilo dello sforzo che le aziende, big in testa, devono fare per smettere di contribuire alle emissioni di carbonio. Lo ha detto Rishi Sunak, cancelliere dello Scacchiere di Boris Johnson, evidenziando l'esempio britannico nel giorno in cui il suo governo ha formalizzato i dettagli di un piano per spingere le grandi imprese e istituzioni finanziarie della City di Londra a "decarbonizzarsi".

La City intende diventare il primo hub finanziario globale a emissioni nocive di carbonio zero, ha rimarcato il ministro Sunak, notando come "le istituzioni finanziarie che controllano il 40% degli asset" del mondo si siano già allineate all'obiettivo di favorire - attraverso comportamenti virtuosi - il contenimento non oltre il tetto di 1,5 gradi dell'innalzamento delle temperature terrestri rispetto alle medie pre-industriali, ossia il migliore dei risultati possibili indicati fin dall'accordo di Parigi del 2015. Nel Regno Unito questo significherà l'introduzione di regole ad hoc da parte del governo e del Tesoro in base alle quali le principali aziende del Paese dovranno dettagliare a partire dal 2023 i rispettivi piani di progressivo adeguamento al target delle emissioni nazionali zero entro il 2050, sottoponendoli a un comitato di esperti indipendenti.

In generale Sunak ha poi insistito sul ruolo chiave del settore privato, accanto a quello ineludibile delle casse degli Stati, per appoggiare la transizione verso un'economia globale sostenibile e contrastare la minaccia del cambiamento climatico. Al riguardo, ha evidenziato la necessità di maggiori risorse pubbliche per affrontare questa battaglia, ma ha aggiunto che "gli investimenti pubblici da soli non bastano" e che "i governi hanno bisogno di aiuto dal settore privato" per mobilitare ulteriori risorse, come - nell'ambito della CoP26 - si è incominciato a fare con le promesse di mega donazioni annunciate ieri a Glasgow da super magnati quali Jeff Bezos o Bill Gates.

Carney (Onu): serve 1 trilione di dollari all'anno
Per combattere la crisi climatica "servono 1 trilione di dollari all'anno (mille miliardi, n.d.r.) di investimenti nei paesi in via di sviluppo". Lo ha detto l'inviato dell'Onu su finanza e clima ed ex governatore della Banca d'Inghilterra. Mark Carney. "E' necessario che i progetti internazionali siano allineati con i progetti nazionali", ha aggiunto Carney, e per questo sono necessarie "nuove strutture di finanza mista, piattaforme per portare insieme pubblico e privato".

La Cop26 di Glasgow "tira una riga" sulla finanza per il clima, perché segna la presa di coscienza che "i finanziamenti dei governi devono servire da moltiplicatore dei finanziamenti privati", ha aggiunto Carney. "A Parigi nel 2015 non c'era consapevolezza nel sistema finanziario della necessità di agire sul clima - ha sottolineato Carney -. Lo scopo della Cop26 di Glasgow è fare in modo che tutte le decisioni finanziarie nel mondo abbiano dietro il clima. Gli investimenti verdi possono portare un aumento del pil globale del 2%". Carney ha citato l'iniziativa GFan (Glasgow FinancialAlliance for Net-Zero), da lui presieduta, come "lo standard per la finanza e il clima". GFan raccoglie 400 soggetti fra banche, assicuratori, fondi e fornitori di servizi finanziari in un network per rafforzare l'azione climatica nel settore. "Tutti i membri del GFan si sono impegnati a tagliare in modo significativo le emissioni al 2030 e arrivare a zero emissioni nette al 2050 - ha spiegato Carney -. Ogni membro deve riferire ogni anno dei suoi progressi a un comitato di controllo formato da ong ed esperti indipendenti. Il GFan lavora in stretta collaborazione con il settore pubblico".

Secondo Carney per la finanza sul clima "serve un approccio radicalmente nuovo. Servono nuove strutture di finanza mista, piattaforme per portare insieme i fondi pubblici e privati. Queste iniziative possono dare fiducia per investire". "La finanza non è lo specchio dove il mondo si vede non fare nulla, ma una finestra per vedere il futuro - ha concluso l'inviato dell'Onu -. Con GFan abbiamo i soldi per la transizione. Il nostro ruolo è pianificarla".

Sharma: 90% degli stati ha target 0 emissioni
"Il 90% dei Paesi del mondo ha ora un obiettivo di zero emissioni. Quando il Regno Unito ha preso la presidenza della Cop26, era il 30%". Lo ha detto a Glasgow il presidente della Cop26, Alok Sharma.

"Il clima prima non era nel mainstream della finanza, ora sì. C'è una grande spinta del settore privato per perseguire la crescita green".

Espinosa: spero fondo aiuti da100 miliardi entro il 2022
"Spero che alla fine della Cop26 potremo arrivare all'obiettivo di attivare nel 2022 il fondo da100 miliardi di dollari all'anno". Lo ha detto la segretaria dell'Unfccc, Patricia Espinosa. "A questa Cop26 - ha aggiunto - ho visto un grande cambiamento nel sistema finanziario, che ha capito che il cambiamento climatico è un grande rischio e che gli investimenti vanno fatti in un modo sostenibile. C'è un cambiamento visibile".

Coalizione Finanza promette 100mila miliardi di fondi su Net Zero
Cifre sempre più iperboliche dai promotori della transizione energetica e del taglio alle emissioni di CO2. Il Financial Times apre l'edizione online "sparando" la cifra di 130.000 miliardi di dollari, che ha raggiunto il capitale privato presente nella coalizione di banche e giganti  della finanza globali, guidata dall'ex governatore della Banca d'Inghilterra, Mark Carney ora inviato speciale dell'Onu sul clima.

E questa Glasgow Financial Alliance for Net Zero (Gfanz), composta da oltre 450 tra banche asset manager e finanziarie di 45 paesi, sostiene che potrà erogare finanziamenti fino a 100.000 miliardi per aiutare la transizione a emissioni nette zero sui prossimi 30 anni. Lo stesso FT, tuttavia, ammette che le cifre sparate da questa coalizione di ferventi finanziatori della transizione energetica hanno sollevato "scetticismi" da parte di alcuni osservatori del settore.

La parte più rilevante di capitale presente nella coalizione corrisponde a gruppi di Asset Management e gestori di investimenti, con 57.000 miliardi di dollari, seguono le banche con 63.000 miliardi ma c'è anche una cospicua presenza di fondi pensione con 10.000 miliardi di asset.