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SALUTE

Il parere del diabetologo

Pitocco: "Insulina, alleata e nemica del nostro star bene"

Il ruolo di questo ormone nella formazione del grasso corporeo, cosa accade quando non ce n’è abbastanza o quando il fisico resiste. Le complicanze del diabete. E chi pensa sia un problema degli anziani, sbaglia di grosso. Intervista a Dario Pitocco,  diabetologo Università Cattolica di Roma

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Dottore, perché alcuni mangiano grandi quantitá di cibo e sembrano non ingrassare, ed altri che come dicono aumentano di peso solo respirando?
Ognuno ha una predisposizione personale a prendere o meno peso in relazione al suo apporto calorico, con quello che mangia, e soprattutto al suo dispendio energetico durante l’arco della giornata. Un ruolo fondamentale lo rivestono la genetica e il funzionamento dell’insulina, ormone prodotto dalle cellule beta del  pancreas. L’insulina viene prodotta per controllare e mantenere stabili i livelli di glucosio nel sangue (la glicemia), ma oltre  a questo, regola anche la sintesi del tessuto adiposo e di quello muscolare. Quando si viene a creare un particolare stato chiamato insulino  resistenza, che si può definire come un’alterata risposta dell’organismo all’azione dell’insulina,  per un meccanismo di compenso, al fine di non far aumentare  la glicemia, si produce più insulina, e questo può facilitare l’aumento ponderale, cioè ingrassiamo, perché si potenzia l’effetto dell’insulina stessa sulla sintesi di tessuto adiposo, soprattutto quello viscerale che da un punto di vista metabolico è quello più dannoso.

Per questo sin dall’età infantile si dovrebbe assumere un comportamento alimentare e uno stile di vita, col movimento, perchè l’insulino resistenza non si esprima e per limitarne i danni che questa può causare. Quindi sin da bambini una dieta ricca di fibre (frutta e verdura), con un adeguato consumo di carboidrati complessi (legumi, pane e pasta ) e ridotto apporto di grassi saturi (quelli animali) senza scordare mai l’attività fisica. Sarebbe bello nella scuola ci fossero corsi sulla salute alimentare e soprattutto si ripristinasse l’educazione fisica.

È vero che evitando di far ingrassare i bambini nei primi anni di vita si evita la formazione di particolari cellule adipose, e quindi anche mangiando più del dovuto non si ingrassa?
Quello che possiamo dire, senza ombra di dubbio, che prima si inizia un corretto stile di vita, con il giusto apporto calorico in relazione all’età , con il consumo di quegli alimenti che abbiamo elencato in precedenza, favorendo il dispendio energetico e quindi dando uno spazio adeguato all’attività fisica, e meglio è per la prevenzione delle patologie legate ai disturbi del metabolismo, che possono comportare, quando si sviluppano, un aumentato rischio di andare incontro, soprattutto, a seri eventi di natura cardiovascolare

Ci sono alcune diete che eliminano del tutto i carboidrati proprio per evitare l’azione dell’insulina: sono dannose per il fisico?
Quando ci troviamo di fronte a un sovrappeso l’approccio primario è quello di ridurre l’apporto calorico e incrementare l’attività fisica. Una moderata riduzione  di calorie giornaliere (300/500 kcal) e un modesto incremento del dispendio energetico (200/300 kcal) permettono un lento ma progressivo calo ponderale. Per determinare una riduzione del peso sia una dieta a basso contenuto di grassi, sia una dieta a basso contenuto di carboidrati che una dieta mediterranea, naturalmente ricca in fibre vegetali possono essere efficaci. Le diete che prevedono l’eliminazione completa dei carboidrati permettono un veloce perdita di peso corporeo perché si basano sulla riduzione dell’effetto favorente la sintesi di tessuto adiposo da parte dell’insulina che viene prodotta in risposta all’ingestione degli zuccheri semplici o complessi che siano. Questo tipo di diete se hanno dimostrato un’efficacia nel breve  non presentano ancora dati attendibili sul loro effetto a lungo termine sia per quanto riguarda il peso corporeo, ma niente ancora sappiamo sulla correlazione con  eventi più complessi, come la comparsa di eventi cardiovascolari quali l’infarto e l’ictus .

Essere troppo in carne comporta alla lunga una serie di problemi di cui non ci accorgiamo: le malattie dismetaboliche. Quali sono e cosa provocano.
Il sovrappeso e l’obesità si associano alla presenza del diabete di tipo 2 , alla dislipidemia cioè a livelli alti di colesterolo nel sangue soprattutto il colesterolo LDL che è quello più dannoso per i vaso sanguigni , un incremento dei trigliceridi e una riduzione del colesterolo buono il cosiddetto colesterolo HDL che rappresenta un po’ lo “spazzino” delle nostre arterie. Inoltre le persone con problemi di peso corporeo hanno più spesso la pressione alta.

Quindi tra le altre cose l'obesitá predispone al diabete: quello di tipo 2, il mellito, dipende proprio dall'alimentazione. Molti pensano che sia un problema delle persone anziane: quando invece occorre fare l'esame glicemico e chi deve farlo?
Con la parola diabete spesso si indicazioni delle condizioni molto differenti tra di loro che hanno in comune il fatto che ci sia un riscontro di livelli elevati di glucosio di sangue. Nel diabete di tipo 1 l’innalzamento della glicemia è legato a  una non produzione  di insulina, mentre nel diabete di tipo 2, che è quello che è correlato più spesso ma non solo al sovrappeso , l’incremento della glicemia è da ricercare nel non perfetto funzionamento dell’insulina come dicevamo in precedenza a cui si può associare un deficit relativo di produzione di insulina. Il diabete di tipo  2 non è il diabete dell’anziano come si pensava fino a qualche tempo fa, e questo lo dimostra il fatto che sta sempre più aumentando l’incidenza di questa patologia nei bambini e negli adolescenti, fenomeno legato a una modifica dello stile di vita che ha portato al consumo esagerato di cibi ipercalorici e a una riduzione  dell’attività fisica. Tutti dovrebbero sottoporsi a un controllo della glicemia almeno una volta l’anno, ma in particolar modo dovrebbero farlo quelle persone che hanno la familiarità per il diabete di tipo 2, sono ipertesi, hanno il colesterolo alto, hanno familiarità per eventi cardiovascolari (infarto e ictus) o hanno un precedente di un evento cardiovascolare nella loro vita e nel caso delle donne se hanno presentato durante la gravidanza il diabete gestazionale.

Se il diabete non viene diagnosticato o non viene ben curato aumentano le probabilità di complicanze legate a questa patologia. Che sono microangiopatiche  se interessano i piccoli vasi (infarto e ictus) e quelle microangiopatiche : retinopatia (il diabete è la prima causa di cecità al mondo), la nefropatia (il diabete è la prima causa di ricorso alla dialisi per insufficienza renale), la neuropatia cioè l’interessamento del sistema nervoso nella sua componente sensitivo e motoria. Il paziente diabetico ha un rischio più elevato di andare incontro a un infarto, soprattutto se si considera il fatto che il diabete spesso si associa agli altri fattori di rischio cardiovascolare come l’ipertensione e l’ipercolesterolemia. Infine è da sottolineare come il diabete sia la prima causa di amputazione non traumatica degli arti inferiori, il cosiddetto “piede diabetico” alla cui comparsa possono concorrere la presenza della neuropatia e /o della vasculopatia periferica.

Prendere la pasticca per abbassare il colesterolo o per tenere sotto controllo il diabete, oppure l'iniezione di insulina sembra la soluzione: così si può continuare a mangiare quello che si vuole. È così?
Nel diabete l’atteggiamento più sbagliato che si possa seguire è quello di pensare che l’approccio farmacologico possa risolvere tutto , “prendo la pasticca e mangio quello che voglio” . La dieta è e rimane il cardine della terapia, anche se costa più fatica,  perché permette di evitare un eccessivo trattamento farmacologico, o meglio di utilizzare farmaci che rispettino il più possibile  la normale fisiologia del nostro metabolismo e riducano il rischio di avere gli effetti collaterali più sgradevoli causati dal trattamento dell’iperglicemia: come l’ipoglicemia, cioè l abbassamento dei valori glicemici nel sangue e l’aumento di peso. Certamente se con lo stile di vita non si dovessero raggiungere degli obiettivi glicemici congrui è giustificato il ricorso a trattamenti più aggressivi fino a arrivare alla terapia insulinica.
Anche per quanto concerne il colesterolo è fondamentale evitare l’assunzione di cibi che ne contengono (con la dieta non si dovrebbe assumere più di 300 mg di colesterolo al giorno). Anche per il colesterolo,se con la dieta non si dovessero raggiungere gli obiettivi terapeutici, è più che giustificato il ricorso al farmaco .