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ECONOMIA

Siamo secondi solo al Belgio

Confindustria: tasse su lavoro al 42,3%, top Eurozona

I più importanti partner europei hanno registrato valori molto inferiori all'Italia: Francia 38,8%, Germania 37,1%, Spagna 33,2%, Regno Unito 26,0%

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Roma
La tassazione dei redditi d'impresa in Italia è superiore alla media dell'Eurozona e dell'Ue-27. Lo afferma il Centro studi di Confidustria evidenziando che l'onere fiscale gravante sui profitti, nel 2011, è stato pari al 2,8% del Pil contro una media di 2,5% nell'Eurozona e di 2,6% nell'UE-27. Tra i quattro più importanti partner europei, Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, solo il Regno Unito ha registrato un'incidenza del gettito sul Pil superiore a quella dell'Italia: 3,1%.

L'aliquota implicita - cioè il rapporto tra il gettito fiscale e la relativa base imponibile - in Italia è stata pari al 24,8%, inferiore, tra i paesi euro, solo a quelle di Portogallo (36,1%), Francia e Cipro (26,9%). Dal 1995 al 2011 l'Italia ha visto crescere in misura maggiore l'aliquota implicita.

L'incidenza del prelievo fiscale e contributivo sui redditi da lavoro, misurata con l'aliquota implicita, è stata in Italia seconda solo al Belgio, tra i paesi euro: 42,3% nel 2011 contro il 42,8% del Belgio, il 37,7% dell'Eurozona e il 35,8% della media dei 27 paesi dell'Unione. I più importanti partner europei hanno registrato valori molto inferiori all'Italia: Francia 38,8%, Germania 37,1%, Spagna 33,2%, Regno Unito 26,0%.

In Italia ai contributi sociali più elevati che altrove e legati all'ingente spesa pensionistica. Ciò determina un onere per le imprese che, nel 2011, è stato pari al 10,7% del Pil, inferiore solo a quello registrato in Francia (12,9%) ed Estonia (11,2%).

Con l'insorgere della crisi, l'aliquota implicita sul lavoro è cresciuta, toccando il picco del 42,9% nel 2008, per poi tornare nel 2011 al livello del 2007. Negli altri principali paesi europei e in media nell'Eurozona, nel 2011 l'aliquota implicita era, invece, a un livello inferiore a quello registrato nel 2007. Ciò significa che il divario tra l'Italia e gli altri paesi, con la crisi, si è ampliato. Elevati in Italia rispetto ai partner europei - sottolinea infine il Centro studi di Confidustria - anche i costi di altri fattori produttivi quali energia e tassazione di proprietà immobiliare.