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CULTURA

A trent’anni dalla morte

Giacinto Scelsi, il mago del suono che non scriveva la musica

Un’eredità tenuta viva dall’attività della Fondazione che il compositore intitolò alla sorella. I nuovi fondi dell’Archivio storico, i convegni di studi, le visite alla Casa Museo, le serate musicali

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Giacinto Scelsi (© Archivio Fondazione Isabella Scelsi)
di Nicola Iannello
Un protagonista della musica del Novecento se n’è andato giusto trent’anni fa. Nonostante la vita appartata e la fama di nicchia, Giacinto Scelsi è figura di spicco del panorama musicale contemporaneo. Il compositore nativo di Arcola (La Spezia) e cresciuto nel castello della famiglia materna a Valva nella Valle del Sele (Salerno), poi romano di adozione, è difficilmente etichettabile. La sua formazione è cosmopolita: studi a Vienna e Ginevra, lunghi soggiorni a Parigi, Londra  e in Svizzera, molti viaggi, tra cui uno in Egitto che gli aprì le porte dell’Oriente, Scelsi ha attraversato il secolo passato con interesse onnivoro, frequentando Jean Cocteau, Virgina Woolf, Henri Michaux, John Cage. Formidabile improvvisatore al pianoforte, non aveva il culto della musica scritta, incombenza che lasciava ai collaboratori. L’impatto del suo lavoro sul suono è ancora tutto da apprezzare, onere di cui si fa carico la Fondazione Isabella Scelsi con sede nella bellissima Casa Museo (visitabile) di via San Teodoro nella Capitale. Il compositore la intitolò alla sorella nel 1987, l’anno prima di morire.
 
Nato nel 1905, Scelsi si forma in anni segnati dal serialismo di Schönberg e Berg, che “importò” in Italia, e dall’atonalità di Skijabin, risentendo anche dell’influenza di figure dell’avanguardia storica come Debussy, Stravinskij ma anche Bartók. Il giovane intellettuale cosmopolita trova poi la sua via, fatta di sperimentazione e innovazione, anche da un punto di vista tecnico. La notorietà arriva a 26 anni, con l’esecuzione a Parigi nel 1931 di Rotativa, nella versione per orchestra con la direzione di Pierre Monteux nella storica Salle Pleyel. A quell’epoca risalgono anche alcuni lavori per violino e pianoforte e per violoncello e pianoforte. Gli anni della Seconda guerra mondiale il compositore li trascorre in Svizzera. Sposatosi con l’inglese Dorothy Kate Ramsden, Scelsi ne soffrì poi l’abbandono. Nel 1948, ancora a Parigi, viene presentato La nascita del Verbo, lavoro ambizioso per coro e orchestra, che viene considerato la summa del primo periodo compositivo. Si succedono sonate e suite per pianoforte, seguite da opere per violino e per clarinetto come strumenti soli. Una delle composizioni più famose di Scelsi sono le Quattro illustrazioni sulla Metamorfosi di Vishnù, per pianoforte, scritte nel 1953, ma destinate a essere eseguite per la prima volta solo nel 1977: si tratta di uno dei primi lavori in cui Scelsi mostra il suo coinvolgimento nella spiritualità orientale. Elegia per Ty per viola e violoncello (1958) è testimonianza della fine del suo matrimonio. Nel 1959 arrivano i Quattro pezzi per orchestra (ciascuno su una nota sola), in prima a Parigi. Del 1961 è Uaxuctum, per coro, orchestra e onde Martenot, lo strumento usato da Olivier Messiaen in Turangalîla-Symphonie (1949), ascoltato per la prima volta a Colonia nel 1987. Del 1970 è Antifona (sul nome di Gesù), per tenore e coro maschile, eseguito per la prima volta in pubblico a Parigi nel 1983. Secondo alcuni critici Aïtsi per pianoforte amplificato, del 1974, inserisce Scelsi nella grande produzione del Novecento.
 
Poco eseguito in vita, Scelsi ha avuto tempo di presenziare all’omaggio resogli a Colonia nell’ottobre 1987, con un evento dedicato alla sua musica orchestrale. Il Gruppo di improvvisazione Nuova Consonanza di Franco Evangelisti ed Ennio Morricone ne aveva fatto un punto di riferimento dedicandogli un “Omaggio a Giacinto Scelsi” inserito nel disco Musica su schemi del 1976. Alvin Curran e Frederic Rzewsi lo considerano un mentore. Una fama di nicchia, ma che non ha mancato di raggiungere il grande pubblico. In Shutter Island di Martin Scorsese (2010) si possono ascoltare estratti da Quattro pezzi su una nota sola e Uaxuctum. In uno spettacolo all’Auditorium Parco della Musica di Roma del 2011, Pranam, Scelsi e Gurdjieff, leggenda di due uomini straordinari, Franco Battiato ha reso omaggio al compositore proponendo una rivisitazione della sua musica con “scelsi Scelsi” (il pianista Carlo Guaitoli aveva interpretato la Suite n.9 “Ttai”).
 
Scelsi componeva registrando le sue improvvisazioni al pianoforte, le faceva trascrivere dai collaboratori e poi le rivedeva, annotandole e correggendole. Una produzione autentica ma non autografa che ha sollevato anche polemiche. Ma la musica di Scelsi è di Scelsi, ha una sua cifra, ci dice la direttrice scientifica della Fondazione, Alessandra Carlotta Pellegrini: «Con Ligeti si può fare un parallelo sulla concezione del tempo, un fluire colto nelle fasce sonore, anche se Scelsi ha una concezione circolare del tempo che non troviamo in Ligeti. Anche con Stockhausen si possono rintracciare affinità. Ma Scelsi ha il suo stile. Tristan Murail lo ha definito un décompositeur perché decostruiva la musica».
 
Dagli anni Cinquanta, gli interessi di Scelsi, mediati dall’esoterismo e dal misticismo, si volgono a Oriente.  La sua musica diventa ricerca di nuove modalità espressive. «La musica non può esistere senza il suono. Il suono esiste di per sé senza la musica. È il suono ciò che conta», diceva. Scelsi registra su nastro la sua autobiografia in italiano, Il sogno 101, mentre mette in francese la sua produzione teorica, a partire da Sens de la musique, pubblicato nel 1944 su una rivista svizzera. In francese anche le opere letterarie e le poesie.
 
Scelsi è tutt’oggi una miniera, c’è ancora tanto da scoprire, come spiega Alessandra Carlotta Pellegrini: «L’archivio custodisce 732 nastri, in parte ancora da catalogare. C’è tanto lavoro da fare. Alcuni nastri contengono registrazioni di improvvisazioni di Scelsi al pianoforte. Diceva che bisogna “comporre in uno stato di lucida passività”. Si definiva un mediatore, un “postino” che riceve dei messaggi da un oltre e li recapita a chi si dispone ad ascoltarlo».
 
La Fondazione Isabella Scelsi, guidata dal presidente Irmela Heimbächer,  ha acquisito tre nuovi Fondi, lasciti di figure legate al compositore. Sono il soprano giapponese Michiko Hirayama, scomparsa lo scorso aprile, interprete prediletta dei Canti del Capricorno; il compositore e violinista Massimo Coen collaboratore di Scelsi e anche lui interprete di tanta sua musica; e Franco Evangelisti fra i fondatori del Gruppo di improvvisazione Nuova Consonanza. La biblioteca di Giacinto Scelsi annovera circa 1.300 volumi, con un consistente nucleo su filosofie orientali, buddismo, induismo, teosofia, spiritualità, yoga, di cui spicca la varietà linguistica (italiano, inglese, francese, spagnolo, tedesco e svedese).
 
Nel trentennale della scomparsa, di Scelsi si parlerà in Belgio, grazie all’Istituto Italiano di Cultura, con tre giorni di manifestazioni, fra attività di studio, novità discografiche e concerti a Bruxelles e al Royal Conservatoire di Anversa (5 dicembre e 11 dicembre 2018, 17 gennaio 2019). Sempre a breve, il Festival Giacinto Scelsi a Basilea, ideato e promosso da Marianne Schroeder, che giunto alla sua quinta edizione si terrà dall’11 al 13 gennaio.