MONDO
Il documento è stato presentato alla Corte Suprema
Marò: istanza contro l'uso della polizia antiterrorismo nelle indagini
Latorre e Girone si oppongono alla decisione della Corte Suprema indiana che, pur rinunciando ad applicare il Sua Act, ha però lasciato le indagini in mano alla polizia antiterrorismo. Il ministro degli Esteri telefona all'omologo indiano per sollecitare una soluzione e "riportarli a casa"

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno presentato alla Corte Suprema indiana un'istanza in cui si oppongono all'utilizzazione della polizia antiterrorismo Nia per le indagini sul loro caso. La decisione era stata presa dalla Corte Suprema indiana che, nel corso dell'ultima udienza, ha rinunciato al Sua Act, la legge antiterrorismo per la repressione della pirateria, lasciando però alla Nia il compito di definire i capi d'accusa.
Per sollecitare una soluzione del caso, in mattinata è intervenuto anche il ministro degli Esteri Federica Mogherini che ha chiamato l'omologo indiano Salman Khurshid. "Lavoriamo per riportarli a casa" fa sapere la titolare della Farnesina in un tweet.
L'istanza dei due marò
Nell'istanza presentata giovedì - corposa, quasi cinquanta pagine - si sostiene che per la sua stessa natura di polizia antiterrorismo, la National Investigation Agency (Nia) non può agire senza la presenza di specifiche leggi speciali, come il Sua Act, per la repressione della pirateria. La Corte, secondo i legali dei due marò, annunciando il ricorso al codice penale e non più al Sua Act, non può dunque delegare le indagini alla polizia antiterrorismo.
Sull'argomento si è subito scatenato il dibattito tra le parti, al punto che - di fronte all'inconciliabilità delle posizioni - la Corte aveva aggiornato l'udienza senza fissare una data, in attesa che prima la difesa e poi la Procura presentassero proprie memorie sostenendo giuridicamente le rispettive richieste.
Mogherini telefona all'omologo indiano
In un tweet, dopo aver parlato al telefono con l'omologo indiano Salman Khurshid, il ministro degli Esteri fa sapere: "Lavoriamo per riportarli a casa". I due fucilieri di marina, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, infatti, sono in India dal 15 febbario 2012 e non ci sono ancora certezze in merito ad un possibile rientro.
Per sollecitare una soluzione del caso, in mattinata è intervenuto anche il ministro degli Esteri Federica Mogherini che ha chiamato l'omologo indiano Salman Khurshid. "Lavoriamo per riportarli a casa" fa sapere la titolare della Farnesina in un tweet.
L'istanza dei due marò
Nell'istanza presentata giovedì - corposa, quasi cinquanta pagine - si sostiene che per la sua stessa natura di polizia antiterrorismo, la National Investigation Agency (Nia) non può agire senza la presenza di specifiche leggi speciali, come il Sua Act, per la repressione della pirateria. La Corte, secondo i legali dei due marò, annunciando il ricorso al codice penale e non più al Sua Act, non può dunque delegare le indagini alla polizia antiterrorismo.
Sull'argomento si è subito scatenato il dibattito tra le parti, al punto che - di fronte all'inconciliabilità delle posizioni - la Corte aveva aggiornato l'udienza senza fissare una data, in attesa che prima la difesa e poi la Procura presentassero proprie memorie sostenendo giuridicamente le rispettive richieste.
Mogherini telefona all'omologo indiano
In un tweet, dopo aver parlato al telefono con l'omologo indiano Salman Khurshid, il ministro degli Esteri fa sapere: "Lavoriamo per riportarli a casa". I due fucilieri di marina, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, infatti, sono in India dal 15 febbario 2012 e non ci sono ancora certezze in merito ad un possibile rientro.
Parlato ora con il Ministro degli Esteri indiano Khurshid dei nostri #Maró. Lavoriamo per riportarli in Italia
— Federica Mogherini (@FedericaMog) 7 Marzo 2014